Dermatologo Dott. Del Sorbo

Sindrome della bocca urente o «burning mouth syndrome»

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO
Sindrome della bocca urente: definizione della malattia
La sindrome della bocca urente nota anche come stomatopirosi o burning mouth syndrome (BMS) è una patologia molto frequente in dermatologia del cavo orale, in quanto interessa circa il 3% della popolazione. Essa si presenta con bruciore più o meno intenso al cavo orale, in assenza di manifestazioni cliniche visibili sulle mucose. La sindrome della bocca urente, si osserva in entrambi i sessi e con maggiore frequenza nelle donne in età peri menopausale. L’approccio multidisciplinare (es. odontostomatologo, odontoiatra, neuropsichiatra, dermatologo, etc) consente di inquadrare correttamente tale problema sul piano diagnostico, escludendo patologie di altra natura (es. infezione da candida, eczema da contatto, eritema polimorfo, herpes simplex, lichen planus orale, eritema fisso da farmaci, pemfigo, sindrome di Sjögren, sindrome di Eagle, etc).

Sindrome della bocca urente: sinonimi

Burning mouth syndrome, orodinia, stomatopirosi, stomatodinia, disestesia orale, sindrome della bocca che brucia, sindrome della bocca che scotta, BMS.

Burning mouth syndrome: cenni storici

Esiste una vastissima letteratura nella storia della medicina sull’argomento stomatopirosi. Nel 1803 il medico francese Antoine Portal ne riporta la sintomatologia all’interno del suo trattato di anatomia medica descrivendola come dolore persistente alla bocca in assenza di altre alterazioni visibili. Tuttavia il termine di sindrome della bocca urente (burning mouth syndrome) fu utilizzato per la prima volta nel 1987 dai ricercatori olandesi Isaäc van der Waal, Henk van der Ploeg e Michiel Eijkmanper per definire quelle situazioni caratterizzate da bruciore a livello del cavo orale, in assenza di manifestazioni cliniche visibili. Nel 1989 i ricercatori britannici Philip John Lamey e Michael Lewis classificarono la stomatopirosi 3 sottotipi in base al decorso dei sintomi. La burning mouth syndrome è attualmente classificata con il codice DA0F secondo il sistema ICD 11 dell’International Classification of Diseases.

Le varianti cliniche della sindrome della bocca urente

Nella sindrome della bocca urente di tipo 1 (BMS 1) il bruciore inizia generalmente poco dopo il risveglio e aumenta nel corso della giornata. La sindrome della bocca urente di tipo 2 (BMS 2) è la variante più frequente e presenta una sintomatologia persistente tutta la giornata. La sindrome della bocca urente di tipo 3 (BMS 3) è invece la meno frequente ed è caratterizzata da una sintomatologia recidivante che si alterna a periodi di completo benessere. Quando interessata solo la lingua, utilizziamo termini come glossopirosi, glossodinia, burning tongue o sindrome della lingua urente (classificata con il codice K14.600 nel sistema ICD 10 dell’International Classification of Diseases).

I sintomi della sindrome della bocca urente: come si presenta

Nella maggior parte dei casi il bruciore prevale alla punta della lingua (glossopirosi), alle labbra (es. alterazione della sensibilità al labbro inferiore) o all’intera mucosa orale (stomatopirosi). Alcuni pazienti lamentano bruciore alla bocca, altri formicolio, dolore, prurito, sensazione di granelli di sabbia in bocca o di punture di spilli (puncta pruritica di Noxon Toomey). Al momento della visita dermatologica, il colore delle mucose appare essere normale, contrariamente a molte altre patologie del cavo orale. In alcuni casi al bruciore, vi si possono associare altri sintomi come la secchezza delle fauci, una difficoltà a deglutire e alterazioni del gusto. In letteratura sono stati riportati alcuni casi associati a diabete mellito, anemia e infezione da helicobacter pylori. Il paziente con sindrome della bocca urente riferisce al momento della visita una sensazione di bruciore intenso, utilizzando a volte espressioni del tipo «mi sento il fuoco in bocca» oppure «è come se avessi sempre il peperoncino in bocca». Quanto a intensità, il bruciore alla bocca viene a volte paragonato dai pazienti alla sensazione di quando ci si scotta con la tazzina del caffè, solo che nel paziente con sindrome della bocca urente questo bruciore persiste per gran parte della giornata, con miglioramento durante i pasti o quando si mastica un chewing gum. La sintomatologia della sindrome della bocca urente può essere talora esarcerbata dall’assunzione di bevande alcoliche o di cibi piccanti o acidi e in alcuni casi si può associare ad alitosi o sensazione di bocca amara. Al momento della visita medica, labbra e mucose del cavo orale possono essere ispezionate attraverso la mucoscopia, tecnica rapida e non invasiva basata sul fenomeno ottico dell’epiluminescenza, con cui è possibile visualizzare caratteristiche microscopiche dei tessuti (per esempio vascolari, melanocitiche) non rilevabili con l’osservazione visiva né attraverso una comune lente d’ingrandimento.

immagini della sindrome della bocca urente
Foto: nella sindrome della bocca urente il bruciore intenso del cavo orale non si accompagna a manifestazioni visibili sulle mucose.

Le cause della sindrome della bocca urente

La sindrome della bocca urente è una patologia molto complessa che rientra tra le cosiddette allodinie, vasto gruppo di neuropatie cutaneo mucose, caratterizzate dalla comparsa di fastidi invalidanti (es. dolore, bruciore, prurito, formicolio, sensazione di punture di spillo, etc) anche in assenza di stimoli apparenti. Tra le neuropatie cutaneo mucose rientrano oltre all’orodinia (sindrome della bocca urente), anche la glossodinia (sindrome della lingua urente), la tricodinia (dolore/bruciore localizzalizzato al cuoio capelluto), la penodinia (dolore/bruciore localizzato ai genitali maschili), l’anodinia (dolore/bruciore localizzato in regione perianale), la vulvodinia (dolore/bruciore localizzato ai genitali femminili), la notalgia parestesica (bruciore/prurito dei quadranti paravertebrali), la nevralgia posterpetica (dolore/bruciore insorto in seguito a un’infezione da herpes zoster), il lichen simplex (neurodermite), la sindrome della cute dolente (nota anche come skinache syndrome e descritta nel 1995 dal medico norvegese Carl Fredrik Bassøe) e altre sindromi fibromialgiche. L’intensità e il tipo di bruciore alla bocca che lamentano i pazienti affetti da sindrome della bocca urente possono variare a seconda che prevalga la componente nocicettiva del dolore (causata ad esempio da un processo infiammatorio della mucosa orale), la componente neuropatica (causata da una lesione del sistema somatosensoriale) o la componente nociplastica (legata unicamente a un abbassamento della soglia di attivazione dei nocicettori della mucosa orale, ma in assenza di danni tissutali o neurosensoriali comprovati). In quest’ultimo caso si parla di dolore nociplastico, nocipatico o algopatico. Come molte altre patologie dermatologiche, anche la sindrome della bocca che brucia può risentire della componente emotiva del paziente. Alcuni profili di personalità (per esempio tendenza alla somatizzazione, carattere ansioso, venereofobia, depressione, ostilità, isolamento sociale, disturbo ossessivo compulsivo, ipocondria, parassitofobia, cancerofobia, etc) possono talora predisporre a tale fenomeno. I meccanismi che scatenano la burning mouth syndrome non sono del tutto noti, nonostante siano state avanzate numerose ipotesi eziopatogenetiche (es. ipotesi neuropatica con anomalie dei recettori vanilloidi TRPV1 e TRPV3, ipotesi dopaminergica, ipotesi autoimmune, intolleranza al glucosio, menopausa, stress, etc). Anche i mastociti avrebbero un ruolo fondamentale nella modulazione della soglia del dolore, mediante i propri recettori vanilloidi TRPV1 di membrana e la liberazione di sostanze proinfiammatorie, come VEGF, NGF e istamina. Nella sindrome della bocca urente, si ha una riduzione della soglia del dolore nei distretti cutaneo mucosi innervati dal nervo trigemino e persino i normali stimoli tattili o gustativi, possono essere percepiti talora come dolore urente. I recettori vanilloidi cutaneo mucosi sono coinvolti nella regolazione della soglia del dolore e la riduzione della loro soglia di attivazione potrebbe essere alla base del bruciore continuo. I recettori vanilloidi del cavo orale, sono gli stessi che si attivano quando strofiniamo del peperoncino sulle labbra (capsaicina), quando veniamo punti da un’ape (mellitina) o morsi da una tarantola (vanillotossina). Tra le possibili cause di stomatopirosi, ricordiamo la bocca secca (xerostomia), la sindrome orale allergica (solitamente associata a valori molto alti di IgE totali), la sindrome di Sjögren, la lingua a carta geografica, l’eczema da contatto, il traumatismo cronico, le carenze vitaminiche e il diabete mellito. Anche l’assunzione di alcuni farmaci (es. beta bloccanti, antidepressivi, etc) può a volte indurre una secchezza eccessiva del cavo orale e predisporre alla sindrome della bocca urente. Nella sindrome di Plummer Vinson, si associano bocca urente, carenza di ferro, cheilite angolare e glossite. La sindrome della bocca urente può essere anche scatenata dalla microangiopatia e dalla neuropatia che si accompagnano al diabete mellito.

Terapia della sindrome della bocca urente

Diversi farmaci vengono attualmente impiegati in odontostomatologia, odontoiatria, neuropsichiatria e dermatologia, nel trattamento della sindrome della bocca urente, con risultati variabili da paziente a paziente. Per la detersione del cavo orale, andrebbero utilizzati dentifrici privi di parabeni, triclosan e sodio lauril solfato. I colluttori alcolici possono talora esacerbare la sintomatologia dolorosa della sindrome della bocca urente.