Piatti tipici di Salerno
riceve a SALERNO
Salerno e dintorni
Con oltre 220 km di splendide coste e i suoi 4954 Km² di superficie, la provincia di Salerno è di gran lunga la più estesa della Campania. In un territorio tanto vasto quanto eterogeneo, sono concentrate tutte le meraviglie di madre natura, a partire dalla divina Costiera Amalfitana, alle immense distese verdi del Vallo di Diano e spaziando dai paesaggi surreali che si osservano dalle vette del parco Nazionale del Cilento, ai tramonti mozzafiato sul bellissimo golfo di Salerno, il più grande e limpido della Campania, che con le sue 14 bandiere blu, detiene un record nazionale di tutto rispetto. Quasi la metà della superficie dell’intera regione Campania ricade in provincia di Salerno, con i suoi 158 comuni raggruppati in macroaree, ognuna delle quali con una propria identità storica, geografica ed enogastronomica, ma accomunate dall’orgoglio di avere come capoluogo, una città che con la Scuola Medica Salernitana, è stata la Patria della Medicina dell’intero Occidente e che da Capitale storica del Principato di Salerno, a Capitale del Regno d’Italia, può vantare ancora oggi, incredibili record positivi che solo poche realtà italiane possono offrire. Provenendo da nord verso sud, si attraversa l’agro nocerino sarnese, apprezzato in tutto il mondo per il gustoso pomodoro San Marzano. Da Angri, si attraversa il valico di Chiunzi per accedere in pochi minuti alla divina Costiera Amalfitana (Positano, Praiano, Furore, Conca dei Marini, Amalfi, Atrani, Scala, Tramonti, Ravello, Maiori, Minori, Cetara e Vietri sul mare), per poi proseguire per l’elegante capoluogo Salerno, seconda città più popolosa della Campania. Dal castello Arechi adagiato sul colle Bonadies, si può ammirare tutto lo splendore della città, dal porto, al lungomare, in un panorama suggestivo che domina l’intero golfo da Positano a Sapri. Lasciata Salerno, si accede immediatamente a Pontecagnano Faiano (l’antica Picentia, il patrimonio etrusco più a sud d’Italia) e alla meravigliosa piana del Sele, famosa in tutto il mondo per la divina mozzarella di bufala DOP, prodotta tra Pontecagnano, Battipaglia, Bellizzi, Eboli, Capaccio Paestum, Serre, Albanella e Altavilla Silentina. Giunti nell’alta valle del fiume Sele, si passa dai meravigliosi e storici giardini di Valva (definiti tra i più belli d’Italia), alle ricche e prestigiose sorgenti minerali delle Terme di Contursi, attraversando il fiume Calore salernitano (famoso per essere tra i fiumi più puliti d’Europa), per poi giungere nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, che dalla splendida Agropoli, attraversa le tante altre perle della Costa blu del Cilento (Castellabate, Ogliastro marina, Acciaroli, Pioppi, Casal Velino, Agnone, Ascea, Pisciotta, Caprioli, Palinuro, Camerota, etc), fino al Golfo di Policastro, la cui costa settentrionale (es. Scario, Villammare, Punta degli Infreschi e la stessa Policastro) è situata ancora in provincia di Salerno, chiudendo in bellezza, con la splendida città di Sapri. C’è poi una Campania «interna», quella meno nota al turismo di massa e nella quale si possono scoprire ogni volta persone, valori, profumi e sapori, genuini e incontaminati, apprendendo dai saggi ultracentenari del luogo, antiche arti e mestieri ormai in via di estinzione, praticate con l’umiltà, la semplicità e la passione di un tempo (es. Buccino, Caggiano, Ceraso, Morigerati, Caselle in Pittari, Montesano sulla Marcellana, San Mauro Cilento, Stio, Teggiano, etc). In Campania ci sono oltre un milione di salernitani, fieri di appartenere a un’area tanto ricca di patrimoni di richiamo internazionale (sono patrimoni mondiali dell’UNESCO il Parco Nazionale del Cilento, la Costiera amalfitana, gli scavi di Velia, i templi di Paestum, la Certosa di Padula, l’Antece di Sant’Angelo a Fasanella, le grotte di Pertosa, Roscigno vecchia, etc). Oltre alla ricchissima fauna e flora tipica del territorio salernitano, di tanto in tanto nel bellissimo mare cilentano, transitano i delfini, mentre nel Cilento interno crescono spontaneamente la maggior parte dei fiori di Bach impiegati in floriterapia e non sono affatto rari il lupo, la lepre, la cicogna, il cinghiale, la lontra e altri mustelidi. Anziché riassumerle in un’unica pagina personale e amatoriale come la presente, occorrerebbe poter dedicare intere pagine per ognuna delle 158 perle salernitane.
Un territorio così vasto in cui madre natura è stata tanto generosa, non potevano certo mancare i piatti tipici, data l’abbondanza e soprattutto la qualità della materia prima. Nel Principato di Salerno si produceva il riso più buono dell’epoca. Nonostante siamo nella provincia in cui è nata nel mondo la dieta mediterranea, alcuni piatti di tradizione salernitana vengono a volte ricordati genericamente come prodotti tipici della nostra regione, senza enfatizzarne l’esatta zona di origine. Pochi (anche campani) sanno che la divina mozzarella di bufala campana DOP viene prodotta in tutta la piana del Sele, così come pochi sanno che la sfogliatella è nata a Conca dei Marini e l’antica pizza Cilentana è nata molti anni prima della pizza margherita. Qui di seguito sono elencati solo alcuni dei prodotti e dei piatti tipici salernitani.
Primi piatti
- I fusiddi alla cilentana (ottimi sia il fusillo di Felitto, che il fusillo di Gioi, con il sugo di castrato)
- Gli ndunderi di Minori (antichissima pasta di Minori, preparata tuttora a mano in onore del Santo Patrono, Santa Trofimena)
- Le penne allo scarpariello (con salsiccione salernitano, pomodori corbarini, cipollotto di Nocera e pecorino di Colliano)
- La pastiera (piatto povero a base di maccheroni avanzati, mozzarella e salame. Il termine pastiera, deriva da pasta di ieri)
- I tagliolini al limone di Amalfi ** (pasta all’uovo meno larga delle tagliatelle)
- Le lagane e ceci del Cilento o laane e cìciari (antica pietanza con strisce di pasta, nota nel Cilento da almeno 2000 anni)
- I cavatieddi al ragù cilentano (ottimi cavatelli lavorati a mano)
- I crusicchi di Caggiano al sugo di castrato (piatto tipico Caggianese a base di cavatelli)
- Le quattrodita degli Alburni o quatteréte (pasta fatta in casa simile agli gnocchi)
- Gli scialatielli di Amalfi (pasta tipica della costiera amalfitana, ideata alla fine degli anni Sessanta da un noto chef amalfitano)
- I cavati fritti valligiani (gnocchi di pasta lievitata e zuccherata, tipici soprattutto a Padula e a Sala Consilina)
- I riccioli di Minori al ragù di salsicce (noti anche come ricci di Minori o fusilli furitani e noti in Costiera fin dal 1700)
- I maccaruni alla pignata di Postiglione (antica pietanza celebrata a Postiglione soprattutto in occasione della sagra estiva)
- Gli scazzatielli di Castel San Lorenzo (lo scazzatiello castellese è un tipo di pasta antichissima, di origine medioevale)
- Gli spaghetti con la sansa di olive pisciottane (nel Cilento sono tuttora presenti diversi sansifici)
- I ruospi valligiani (pasta lievitata e fritta con acciughe, tipica in gran parte del Vallo di Diano)
- Gli spaghetti cu la middica (piatto tipico valligiano, condito con mollica di pane, pinoli, uva passa e acciughe)
- I parmarieddi di Teggiano (tipiche orecchiette teggianesi a forma di palma, preparate per la domenica delle Palme)
- I ravioli di Giffoni (ravioli dolci con crema di nocciole o salati con lardo di colonnata)
- U cavato cu ’u filoscio (piatto tipico di Omignano a base di cavatelli al sugo di frittata di uova e formaggio)
- Le zucuarédd di Caggiano (pasta tradizionale fatta in casa e disposta a spirale, di forma allungata e sezione rotonda)
- Gli strascinati in salsa di pomodoro giallo di Capaccio (con sale, basilico e passata di pomodoro lungo giallo di Capaccio)
- La paiocca di Pellezzano (ottima pasta e zucca, con salsiccia sbriciolata e scamorza affumicata)
- I graviuoli di Caggiano (tipici ravioli caggianesi, ripieni di ricotta, uova, formaggio e prezzemolo)
- Le pennette alla Ogliarese (piatto tipico dell’area collinare di Salerno, a base di fiori di zucca, pancetta e zucchine)
- Il migliaccio di Praiano (piatto tipico del periodo di Carnevale a base di pasta, caciocavallo e salsiccia)
- I funcedd di Serre (tipica pasta serrese, realizzata a mano e condita con brodo di osso di prosciutto)
- I cannolicchi di Eboli (antica pasta, preparata in passato dalle massaie sulle canne di bambù lungo i torrenti ebolitani)
- I cavatielli alla puglianese (piatto tipico di Montecorvino Pugliano, preparato con il lardo tritato)
- I ciendo ’mbandi di Sant’Arsenio (antichissima pastina all’uovo in brodino di pollo, utilizzata soprattutto per i bambini)
- I ravaiuoli cunzati di Teggiano (piatto tipico della gastronomia teggianese)
- I cavatielli maglianesi (ottima pasta fresca cavata con le dita, molto utilizzata a Magliano Vetere)
- I millimbanti di Gioi Cilento (pasta all’uovo grattuggiata e simile al riso, servita in brodo di carne)
- La paciocca con i ceci (piatto autunnale molto utilizzato sia nella valle dell’Irno e che nell’adiacente area picentina)
- I maccheroncelli del Francescano (pietanza storica nella frazione Materdomini di Nocera Superiore)
- La minestra di matassa e fagioli nella pignatta (la matassa è un’antica pasta tipica della città di Campagna)
- Le tagliatelle alla cuglianese (ottime tagliatelle con funghi porcini e tartufo nero di Colliano)
- Le pennette con funghi porcini e nocciola di Castiglione (uno dei piatti tipici di Castiglione del Genovesi)
- I fusilli alla sannazzarese (piatto tipico braciglianese, a base di fusilli conditi con sugo di melanzane, prosciutto e scamorza)
- Le taratelle di Valva (pasta all’uovo fatta in casa, allungata e di forma triangolare, tipica di Valva)
- Il migliazzo di Siano (disco di pasta, fatto con maccheroni prima cotti e poi fritti, simile alla pastiera salernitana)
- I ravioli al caciocavallo di Laviano (farciti con caciocavallo podolico lavianese, ricotta, funghi e pancetta)
- La pasta e patate in tortiera (pietanza tipica di Cava de’ Tirreni, disposta in teglia in più strati)
- I bucatini ammullicati di Bellosguardo (piatto secolare preparato con formaggio, pomodoro, prezzemolo e molliche di pane raffermo)
- I paccheri alla ravellese (piatto tipico di Ravello preparato nel giorno di San Pantaleone, in onore del Santo Patrono)
Secondi piatti, spezie e contorni
- La meveza mbuttunata (milza imbottita alla salernitana, preparata soprattutto in occasione della festa di San Matteo)
- La soppressata di Gioi (pregiato salume cilentano lardellato con stecca intera di lardo e prodotto nel paese del Dio Giove)
- Il marzafecatu di Castel San Lorenzo (insaccato di carne suina tritata, di colore rosso scuro e forma cilindrica)
- I taddi e fave del Cilento (tipica minestra primaverile di verdure)
- La colatura di Alici di Cetara (prodotto tipico del borgo marinaro di Cetara)
- Le patate conzàte di San Gregorio Magno o patàne cunzàte (piatto tipico a base di patate condite)
- Il Sarchiapone di Atrani (pietanza preparata con cilindri di zucca lunga, formaggio locale e carne tritata)
- Il salame insaccato nel cularino (morbido salume angrese, preparato in onore del Santo Patrono San Giovanni Battista)
- Il tonno di Cetara (per la pesca del tonno, Cetara rappresenta la realtà più importante nel Mediterraneo)
- Il gamboncello alle erbe di Scala (muscolo della zampa anteriore del maiale, preparato soprattutto in onore di San Lorenzo)
- Le alici in piattella alla salernitana (antico piatto povero della tradizione salernitana con alici piccole cucinate in poco olio)
- Le alici arreganàte della Costiera Amalfitana (piatto a base di alici, condite con aglio, sale, aceto, peperoncino e origano)
- Le alici mbuttunate della Costiera Cilentana (piatto tipico con alici farcite)
- Le alici inchiappate del Cilento (piatto tipico con alici di Menaica ripiene di formaggio caprino, infarinate e passate nell’uovo)
- La trota del Sele in tortiera (per la purezza delle sue acque, il fiume Sele è l’ideale per un pesce delicato come la trota)
- La triglia rossa di Licosa (triglia rossa pescata nelle acque cristalline di Punta Licosa, nel comune di Castellabate)
- Gli mbrugliatieddi del Cilento (tipico piatto cilentano a base di carne)
- La ciambota cilentana o ciauledda (variante cilentana della ciambotta)
- I triddi di carne con castagne di Rofrano (Rofrano è anche nota come città della castagna)
- La cuccìa di Ispani (piatto tipico cilentano a base di legumi e che richiede solitamente diverse ore di preparazione)
- Le anguille del Tanagro in salsa di alloro (grazie alle sue acque limpide, nel fiume Tanagro vivono trote, carpe e tinche)
- La parmigiana di alici alla cilentana (delizioso piatto tipico del Cilento)
- Il cinghiale con i ceci di Cicerale (in estate a Cicerale vi è una bellissima sagra enogastronomica in onore del cinghiale)
- La frecagnola di Cannalonga o carne re crapa vudduta (antico piatto cilentano a base di bollito di capra)
- Le mugliatiedde del Cilento (tipici involtini di interiora e frattaglie di agnello)
- I totani e patate di Furore (piatto tradizionale del paese dipinto della costa amalfitana)
- La maracucciata di Lentiscosa (piatto tipico di Camerota a base di maracuoccio, piccolo legume di forma irregolare)
- La ciauredda di Vibonati o ciaurella (tradizionale piatto a base di verdure essiccate, tipico del Golfo di Policastro)
- La zuppa di cipolle di Vatolla (preparata con le cipolle dolci di Vatolla, frazione del comune di Perdifumo)
- Il capicollo di Ricigliano (salume affumicato con stagionatura di pochi mesi)
- Il prosciutto di Casaletto (salume tipico di Casaletto Spartano, affumicato e stagionato per almeno un anno)
- La braciola di capra di Siano (involtino di carne di capra ripieno di formaggio pecorino, aglio, prezzemolo e pepe)
- Il ciauliello di Eboli (antico piatto ebolitano a base di verdure estive essiccate e polpa di pomodoro)
- Le patane e cicci di Monte San Giacomo (pesto di patate e fagioli stufati con aggiunta di paprica)
- Il cuculo di Auletta (fiore di zucca impanato e fritto tipico del basso Tanagro)
- La sfrionzola di Ottati (tradizionale pietanza ottatese a base di carne di maiale e peperoni sottaceto)
- La fricassea di Palomonte (piatto stufato a base di interiora soffritti e aromatizzati)
- La ruscedda di Santa Marina (ottima bruschetta farcita con formaggio locale)
- Lo spezzatino di vitello montano di Sant’Angelo a Fasanella (tipico piatto santangiolese)
- Lo sfriuonzolo di San Mango Cilento (spezzatino di carne di scannaturo, cioè ricavata dalle parti vicine alla testa, soffritta con peperoni sottaceto, tipico della località di San Mango, nel comune di Sessa Cilento)
- La ciupparedda di Tortorella (piatto locale a base di patate, melenzane, zucchine e peperoni)
- La tasca di vitello imbottito in brodo (antica pietanza del basso Cilento, preparata con cacioricotta di capra cilentana DOP)
- L’orva del Vallo di Diano (tradizionale salsiccia gigante prodotta nel Vallo di Diano)
- Il cauraro di Pisciotta (zuppa di patate, fave, erbe primaverili spontanee, finocchietto selvatico e alici di Menaica)
- La carne e i salumi di bufala della piana del Sele (ottimi il salame, la bresaola e la salsiccia di bufala)
- La volpe alla brace (pietanza molto amata in passato, soprattutto dai cacciatori cilentani)
- L’aragostella di Palinuro (nome popolare del crostaceo Palinurus elephas, noto fin dal 1787)
- Gli sciuscielli atenesi con zuppa di patate e carciofi (zuppa tradizionale di Atena Lucana, preparata con pasta fatta in casa)
- Il peperone sciuscillone di Teggiano o peperone corno di capra (peperone dolce essiccato e poi immerso in olio bollente. La sua caratteristica forma allungata ricorda le carrube, chiamate in dialetto “sciuscelle”)
- La pòrva del Vallo di Diano (tipica polvere per condimenti ottenuta essiccando e macinando i peperoni sciuscilloni)
- Le frittelle di Montecorvino (frittelle di borragine o pizzell re verrain)
- Le patate di Caggiano alla sandangilesa (piccole patate novelle, prima bollite, pelate e poi fritte e aromatizzate)
- L’origano degli Alburni, con patate e cipolla (una delle spezie più diffuse, sulle cosiddette Dolomiti della Campania)
- I bocconcini di coniglio nelle foglie di limone (piatto tipico di Conca dei Marini, il luogo incantato in cui è nata la sfogliatella)
- Il mortaretto di Stio (salume tipico a base di coppa di prosciutto di maiale e cosparso con polvere di peperoncino cilentano)
- La sauzicchia di fegato cilentana (salume a base di fegato di maiale, scorza di mandarino e foglie di alloro)
- La cuccija di Sala Consilina (antica pietanza a base cereali, preparata secondo la tradizione salese ogni primo maggio)
- Il coniglio mbuttunato (l’imbottitura con uova, pane e formaggio è nota nel Cilento fin dai tempi del brigantaggio)
- La pettola di Caggiano (tradizionale piatto povero a base di pelle di pollo integra, imbottita con uova e formaggio)
- Il pollo scucchiato di Curteri a Mercato San Severino (pollo cotto nel forno a legna e servito in pezzi su un letto di patate)
- La zuppa di San Prisco o Bubtella (zuppa con fave, piselli e pancetta, preparata a Nocera in onore del Santo Patrono)
- La mbuttura di Caggiano (pancetta di vitello imbottita con impasto di pane, uova e formaggio)
- La cucciva di Buccino (zuppa di legumi preparata a metà dicembre, in onore di Santa Lucia)
- Lo zafferano di Massicelle a Montano Antilia (da agosto a ottobre è possibile raccoglierlo nei boschi lungo il fiume Lambro)
- La stracciatella salernitana (tipica minestra di carni tritate, nota a Salerno già ai tempi del Principato)
- Il maiale nero del Cilento (il suino più antico al mondo allevato fin dal 750 a.C. a Velia, nella patria di Zenone e Parmenide)
- I vicciddi di Ostigliano a Perito (frittelle alle erbe aromatiche, con menta, salvia e ruta)
- Le maccatedde di Gioi Cilento (pezzi di carne simili a polpette, ammaccate con rape e patate)
- La polpetta di pastenache di San Valentino (polpetta di carota, molto diffusa a San Valentino Torio)
- La soppressata di San Gregorio Magno (nobile salume cilentano, noto a San Gregorio anche con il nome di supersata)
- La farnata di Camerota (ottima zuppa di castagne e fagioli servita su pane biscottato e polenta)
- Il brodo di castrato di Prignano Cilento (la carne viene bollita per ore con erbe aromatiche e resa morbida e profumata)
- Il garum di Cetara o liquamen (antichissima salsa a base di interiora di pesce, diversa dalla tipica colatura di alici)
- Il cuppitiello di Erchie (cartoccio di carta paglia racchiuso a forma di cono strapieno di frittura di pesce pescato nell’incantevole borgo marinaro di Erchie)
- Il catanazzo di Giovi (antica pietanza salernitana, a base di pane casereccio, trippa, piselli e pomodorini)
- Gli anelletti di cipolla di San Pietro al Tanagro (simili agli onion rings americani, con panatura di granturco)
- Il pesto alla cetarese (a base di mandorle, pinoli, capperi, olive e soprattutto alici di Cetara)
- Le cauzodde di Giungano (le patate novelle affettate e fritte con tutta la buccia, sembrano indossare un pantalone)
- La pecora alla pastoresca di Piaggine (pietanza afrodisiaca nota a Piaggine fin dai tempi dei briganti)
- I cietibanna di Sassano (con farina di mais, farina di grano duro, pecorino e conserva di pomodoro)
- La braciola barbarese con contorno di melenzane (piatto tipico a Santa Barbara di Ceraso)
- Il bisteccone del brigante (piatto tipico piagginese a base di carne bovina podolica locale)
- La lasagna bianca di Paestum (con carciofo tondo pestano e mozzarella di bufala campana)
- La polpetta di baccalà spianese (ottime polpette preparate a Spiano di Mercato San Severino)
- Gli spiedini di pecora alla pastorale (tradizionale piatto tipico di San Rufo)
- La parmigiana salernitana (ottime sia quella di zucchine che quella di carciofi, entrambe con doppia frittura delle verdure)
- La palatella di Materdomini con l’impupata di alici (caratteristico panetto, farcito con mpupata di melanzane e acciughe)
- La cianfotta di Salerno (gustosa specialità a base di patate, melanzane e peperoni)
- Il cartoccio di broccoli e baccalà di Materdomini (servito secondo la tradizione, durante la festa di giugno a Materdomini)
- Le cardoncelle di Laviano (funghi cardoncelli, in ottimo abbinamento con il tipico caciocavallo podolico lavianese)
- La salsiccia di pizzindella di Montecorvino Pugliano (salsiccia preparata con cotiche e lingua di maiale)
- La bistecca di maiale alla vammorese (decorata con cipolla e pasta di caciocavallo podolico di Laviano)
- La soppressata braciglianese (soppressata di carni suine selezionate, dalla tipica forma schiacciata)
- La soppressata caggianese (salume insaccato di forma cilindrica leggermente schiacciata, legato in senso verticale e orizzontale con uno spago, che lo divide in 4 lobi)
- La cicola di San Giovanni a Piro (salume artigianale tipico del golfo di Policastro a base di carne suina fritta nella sugna e pressata)
- L’ammisca di Casale a Bracigliano (pietanza ottocentesca a base di granoturco, ceci, lenticchie e fagioli)
- Il mulimbondi ciceralese (brodo di carne preparato con il fianco di capretto cilentano)
- La panzanella di Bracigliano (mascuotto braciglianese ammorbidito, fritto e poi amalgamato con verdure)
- La parmigiana di alici (piatto tipico di Pisciotta, a base di alici, caciocavallo, pecorino e pangrattato)
- La farnata di Siano (pietanza preparata con polenta di granoturco, tipica del periodo pasquale)
- Il finocchietto di Finocchito (a Ogliastro Cilento, nell’antica Fyoeklìtos,viene dedicata una sagra a quest’erba aromatica)
- La trippa alla Fimianese (a Fimiano di Castel San Giorgio, la trippa con fagioli, funghi o all’insalata è una vera specialità)
- I paddocculi di Celle di Bulgheria (polpette di formaggio caprino, uova e patate)
- I fior di fico cilentani (fichi bianchi del Cilento, conservati acerbi sotto sale, aceto, peperoncino e olio extravergine di oliva)
- La ciafarredda di Bellosguardo (piatto di origine saracena a base di patate, zucchine, peperoni, e melanzane, saltati in olio di oliva)
- La braciola avvolta con il filo di ferro (pietanza tipica di Montecorvino Rovella, nata agli inizi del XVI secolo)
- La zeppola di Rutino o zeppola cilentana (la zeppola rutinese è un prodotto da forno di forma allungata, di colore dorato e farcito di alici)
- Il pane di san Matteo o panino con la mèvza (il panino con la milza imbottita viene preparato nel giorno della festa patronale ed è lo street food tipico di Salerno)
- Le polpette di San Biagio (polpette cilentane tipiche del periodo del Carnevale, a base di pane, patate, uova, formaggio e salumi)
- Il susciello cilentano (tipico piatto primaverile a base di uova, cipolla di Vatolla e asparagi selvatici)
Pane, pizza e rustici
- Il sciusciello di Pellezzano (pane pellezzanese imbottito con sugna, pepe e pancetta)
- La pizzachiena di Cannalonga (torta rustica tipica del periodo di Pasqua)
- Il pane di Trentinara (nella città in cui ha combattutto il gladiatore Spartaco, inizia il sentiero del pane cilentano)
- L’antica pizza cilentana (ricetta povera del XV secolo, prodotta con l’impasto del pane e cotta con legno di ulivo e di mirto)
- Il pane di Padula (pagnotte rotondeggianti di circa 2 kg quadrettate in superficie)
- L’acquasale ki pummarulieddi (pane di grano biscottato e condito, tipico dei luoghi in cui è nata la dieta mediterranea)
- Il mascuotto di Bracigliano (pane di grano tostato preparato dai fornai locali secondo la tradizionale ricetta braciglianese)
- La carusedda di Pruno (antico grano carosella, coltivato nell’area forestale di Pruno, nel cuore del Cilento)
- Il pane di Morigerati (pane cotto nei forni a legna e preparato con il crisitu, un antichissimo lievito naturale)
- Il pane dei pescatori (antico pane di lunga conservazione, prodotto a Sapri e adatto per le lunghe permanenze in mare)
- Il pane di Vallo (ottimo pane prodotto con farina sia bianca che integrale)
- La scamoscia di San Mango Cilento (focaccia morbidissima, tipica sanmanghese, impastata con il palmo delle mani e lievitata con il criscito, cioè con il lievito madre)
- Il pasticcio caggianese (torta rustica farcita con formaggio, pane raffermo e carne tritata)
- Le frisedde di Pattano (a Pattano di Vallo della Lucania, sono ancora cotte nel forno a legna alimentato con fascine di ulivo)
- Il pane a biscotto di Faiano (pane a lunga conservazione, un tempo prodotto con i numerosi mulini presenti a Faiano)
- Le freselle di Eboli (a Eboli ogni mese di luglio viene celebrato con una sagra, il sostituto povero del pane)
- Il biscotto giovese (biscotto cotto nel forno a legna, tipico della località Piegolelle, sulle colline di Giovi a Salerno)
- La viviana di Palinuro (rotolo di pasta sfoglia, farcito con mozzarella e pomodorini del Cilento)
- Il viccio cilentano (ciambella di pane che un tempo serviva a monitorare la temperatura del forno a legna, ancora oggi prodotta con i grani autoctoni in alcune aree del Cilento, in particolare a Doglie di Roccadaspide)
- Il viccio di Laurino o vicciddu con l’uovo (grande rustico a forma di ciambella con al centro un uovo, consumato soprattutto a Pasquetta)
- Il pane di San Biase (preparato con un antico mulino ad acqua sul fiume Palistro, nella frazione più alta di Ceraso)
- Il pane di Caselle in Pittari (ottenuto con le due varietá di grano tenero autoctono: russulidda e ianculidda)
- La pizza di Tramonti De.Co (con pomodoro, pecorino, basilico di Tramonti, fior di latte e olio Colline Salernitane DOP)
- Il pane e scagnozza di Fisciano (pane biscottato che i contadini della Valle dell’Irno, preparavano una volta al mese)
- I pizzatulieddi del Cilento (pizzette fritte dorate del diametro di circa 10 cm)
- Il grano serpendina di Pruno (ottima varietà di grano dell’area di Pruno, insieme alle varietà cicirieddo, carusedda rossa, marzuto, maionica, saravodda, peteniedda, risciola, curdone, maccarunaro e cappello)
- La pizza al cestino di Agropoli (pizza servita in cesti di vimini, già tagliata in comodi spicchi)
- I taralli di San Vito (preparati a mano nel comune di Felitto in onore del Santo Patrono)
- Il pizziddo santarsenese (pizza fritta farcita in tantissimi gusti, tipica di Sant’Arsenio)
- La pizza cilentana ammaccata o pizzidda (pizza di forma ovale preparata in casa con pomodoro e cacioricotta di capra cilentana)
Legumi, tuberi, ortaggi, frutta e verdura
- I fichi bianchi del Cilento DOP
- Il limone sfusato di Amalfi **
- La percòca giallona di Siano (frutto tipico della vallata di Siano)
- La nocciola tonda di Giffoni IGP (a Giffoni, la coltivazione del nocciolo risale al III secolo a.C)
- I ceci di Cicerale (legume antichissimo, coltivato da oltre 1000 anni a Cicerale, nella terra dei ceci)
- La zucca lunga di Scafati (zucca verde dalla polpa arancione, antica tradizione nella località Bagni di Scafati)
- La zucchetta verde del Cilento o cucuzzèlla (zucchetta verde e lunga da pergola che cresce nei terreni argillosi)
- I ciccimaretati di Stio (antica pietanza nota anche come cicciata o cuccìa, simbolo dei tradizionali piatti poveri del Cilento)
- I cipollotti di Nocera DOP (cipolle bianche dolci a raccolta primaverile, coltivate nell’agro nocerino da oltre 2000 anni)
- I marroni di Roccadaspide IGP (sono raccolti a Roccadaspide da oltre 1000 anni)
- Le olive di Pisciotta schiacciate sott’olio (l’olio DOP prodotto è anche noto come oro del Cilento)
- L’oliva Salella ammaccata del Cilento (olive dell’alto Cilento, battute sulla pianta con pietra di mare e messe in salamoia)
- Il carciofo tondo di Paestum IGP (il Flysch argilloso calcareo della Piana del Sele, gli consente una maturazione precoce)
- Il carciofo bianco di Pertosa (carciofo tipico dell’area compresa tra Pertosa, Caggiano, Auletta e Salvitelle)
- La zuppa di fagioli di Controne DOC (a Novembre l’intero paese si raccoglie per la tradizionale sagra)
- Il fagiolo dell’occhio (legume tipico delle aree comprese tra gli Alburni e l’alta valle del Sele, noto come corna dei signori)
- Il fagiolo nove acini di Oliveto Citra (ecotipo molto diffuso a oliveto Citra, insieme al fagiolo occhio nero)
- Il tricchisco (fagiolo striato più o meno simile al borlotto e tipico del Vallo di Diano)
- Il fasulo pisiddo (fagiolo tondino bianco tipico del Vallo di Diano)
- I fagioli borlotti di Tramonti (nelle varietà Riginiello, Pallatiello, Tabacchiello, Borlottino, Janco, Niro, Marrò, Viola e Verdone)
- I fagioli Regina di Gorga (i fagioli della frazione Gorga di Stio Cilento, dedicati alla Regina Maria Carolina d’Austria)
- Il fagiolo screziato impalato di Castelcivita (legume tipico del paese delle Grotte)
- Il fagiolo occhio di pernice di Vatolla (famosa è la sagra della trippa, nella località in cui è vissuto Giambattista Vico)
- I fagioli tabaccanti di Casalbuono (piccoli fagioli coltivati a mano nella ristoccia, con l’attrezzo manuale chiantatur)
- Il fagiolo Sant’Anter di Casalbuono (fagiolo rampicante che prende il nome da Sant’Antero, Patrono di Casalbuono)
- I cannellini di Casalbuono (ottimi fagioli bianchi e precoci, di forma cilindrica, un tempo noti come carne dei poveri)
- Il fagiolo San Pasquale di Casalbuono (fagiolo rampicante di colore beige con screziatura scura)
- I risi di Casalbuono (fagioli bianchi e rotondeggianti, coltivati a Casalbuono da almeno ottocento anni)
- I Munacieddi di Casalbuono (ottimi anche i lardari, i panzarieddi e i ciutarieddi di Casalbuono)
- La cipolla di Eremiti (cipolla grande e dolce, tipica della frazione Eremiti del comune di Futani)
- Il cetriolino sarnese (il frutto ha una lunghezza di circa 30 cm ed è utilizzato anche sottaceto)
- Lo zucchino cilentano o di Castellabate (ottimo per la preparazione degli involtini di zucchine con alici di Menaica)
- I friarielli di Scafati (peperoncini verdi e dolci, la cui origine risale all’arrivo a San Pietro di Scafati dei monaci Cistercensi)
- I peperoni Corno di capra di Controne e di Teggiano (solitamente infilati a trecce ed essiccati all’ombra)
- Il peperone Cazzone dell’agro nocerino sarnese (varietà Cazzone giallo e Cazzone rosso)
- Il peperone friariello a sigaretta di Pagani (anche noto come friggitello)
- Il peperone friariello nocerese (anche noto come puparuliello o puparulillo)
- Il peperone Marconi di Sarno (peperone dolce di forma allungata tronco conica, disponibile nelle varietà rosso e giallo)
- Il peperone quadrato dolce di Nocera (peperone quadrangolare dolce, giallo o rosso, di grandi dimensioni)
- Il peperone Pupanetto del Vallo di Diano
- Il peperone Chiòchiera dell’agro nocerino sarnese (ottime anche le varietà Giappo e Papecchia piccante)
- Il peperone sassaniello (peperone di grandi dimensioni originario dell’agro nocerino sarnese)
- La lattuga Signorella di Sarno (lattuga dal cespo grosso, con foglie ampie e croccanti)
- La scarola Capillina di Angri (la scarulella angrese è tenera, gustosa e ipocalorica)
- La cicoria Spadona di San Valentino Torio (nota anche come lingua di cane)
- La melanzana a grappolo dell’agro nocerino sarnese
- La melanzana violetta tonda di Pagani
- La melanzana paccia di Rofrano (ottima grazie anche alla presenza del flysch cilentano)
- La patata rossa di Padula (ogni estate a Padula si celebra la festa della patata rossa di montagna)
- La lenticchia di Colliano (lenticchia a seme medio, tra i più importanti ecotipi del nostro territorio)
- Il broccolo riccio di Sarno (broccolo a maturazione più precoce, rispetto agli altri broccoli coltivati nel Salernitano)
- Gli asparagi selvatici di Aquara, Roscigno e Rofrano (nella valle del Calore, è molto comune l’Asparagus acutifolius)
- L’indivia riccia Schiana (ottima soprattutto quella proveniente dai territori compresi tra Sarno e San Valentino Torio)
- Il pomodoro San Marzano dell’agro nocerino sarnese DOP (da anni apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche)
- I pomodorini di Corbara (deliziosi pomodorini allungati e di colore rosso intenso, noti anche come sponzilli o corbarini)
- Il pomodoro fiaschello di Battipaglia (varietà di pomodoro coltivato nella piana del fiume Sele, da oltre un secolo)
- L’acqua di pomodoro del Cilento e della Piana del Sele (antico condimento per piatti poveri ottenuto dall’acqua di lavorazione dei pomodori)
- Le cicerchie di Cicerale con il baccalà (i Lathyrus sativus sono grossi legumi schiacciati, utilizzati in molte ricette cilentane)
- Il tartufo di Colliano (tartufo nero dei territori di Colliano, Valva e Laviano, nell’alta valle del fiume Sele)
- Il tartufo nero del Cervati (tipico tartufo del monte più alto della Campania)
- Il mallone sciatizzo del Picentino all’acqua cecata (piatto tipico a base di erbe selvatiche)
- La cicoria con i tabaccuogni di Mandia (cicoria di campo e fagioli coltivati nella frazione Mandia del comune di Ascea)
- I broccoli del Vallo di Diano (ortaggio da foglia, appartentente alla Brassica oleracea varietà Vallo di Diano)
- Il finocchio tondo di Sarno (finocchio dal grumolo rotondo, raccolto tra novembre e dicembre)
- Il rafano di Auletta (la radice del rafano ha un profumo balsamico e penetrante ed è anche nota come tartufo dei poveri)
- La rucola della Piana del Sele (la coltivazione della rucola nella Piana del Sele è già menzionata nell’XI secolo nelle opere mediche di Costantino l’Africano)
- Il mallone di Bracigliano e di Siano (piatto povero a base di erbe selvatiche che donano alla pietanza un tipico colore verdastro simile al mallo di noce, e ottenuto con scarto delle rape, caccialepre, rosolaccio, cicoria, finocchietto, carboncello e pane raffermo)
- Le mescete di Sarno (cubetti di pane raffermo mescolato a verdure selvatiche, patate, caciocavallo, aglio e peperoncino)
- Il prezzemolo nocerino (noto anche come prezzemolo nocerese)
- La melanzana pummarò di Policastro (melanzana rossa di origine africana, coltivata in alcune aree dell’antica Lucania)
- La castagna di Acerno (ad Acerno si celebra la famosa castagna, ogni anno nella II domenica di novembre)
- Il marrone di Scala (castagna prodotta a Scala e nelle aree montane della costiera amalfitana)
- Le vrole di Futani (squisite caldarroste cotte a la vrola, dove un tempo l’intreccio della castagna era soprattutto un’arte)
- La cicciata ciceralese (misto di legumi di Cicerale, cotti ognuno con i rispettivi tempi di cottura)
- La pera lardara di Sassano e Monte San Giacomo (ottimo antipasto dopo adeguata maturazione nella pirrana di terracotta)
- La pera pericina di Giffoni (rarissima varietà di pere, tipiche di Giffoni Sei Casali, in particolare della frazione Sieti)
- La pera spadona di Salerno (pera coltivata in gran parte della provincia di Salerno, dall’area picentina alla piana del Sele)
- L’arancia bionda di Pagani (Citrus aurantium varietà Pagani, matura in tarda primavera e ha un sapore dolce)
- Lo sciroppo di arancia del Monte Albino (succo concentrato di arancia, tipico di Sant’Egidio del Monte Albino)
- L’infilatella di fichi del Cilento DOP (tipico spiedino di fichi cilentani, talora disposti anche in cannette, fagottini e ficaiole)
- L’uva Sanginella o Sanguinella (antico vitigno tipico dei rioni collinari di Salerno, da Giovi al paradiso di Pastena)
- L’uva Armonera del Cilento (vitigno autoctono cilentano a bacca nera, coltivato soprattuto nella frazione Rodio di Pisciotta)
- L’uva a cuore del Cilento (vitigno a bacca bianca autoctono del Cilento, coltivato soprattutto a Rodio di Pisciotta)
- L’uva Fenile Costa di Amalfi (uva a bacca bianca di colore simile al fieno e diffusa soprattutto a Furore, Amalfi e Positano)
- L’uva Ginestra Costa di Amalfi (a bacca bianca dal profumo di ginestra, nota anche come uva Biancazita o Biancatenera)
- L’uva Pepella Costa di Amalfi (a bacca bianca con acini piccoli come i grani di pepe e coltivato a Tramonti, Scala e Ravello)
- L’uva Ripolo Costa di Amalfi (uva a bacca bianca presente soprattutto nei vigneti di Furore, Amalfi e Positano)
- L’uva Tronto Costa di Amalfi (vitigno a bacca rossa simile all’aglianicone e allevato a pergola a Furore, Amalfi e Positano)
- I cachi di Pagani (nel Salernitano sono anche noti come legnasante, per l’immagine santa che si intravede al suo interno)
- La mela annurca della valle dell’Irno (prodotta nell’area compresa tra Mercato San Severino, Baronissi, Fisciano e Salerno)
- La mela annurca dei Picentini (prodotta nell’intera area picentina, tra Pontecagnano, Olevano, Montecorvino e Giffoni)
- La mela annurca della piana del Sele (prodotta soprattutto nei vasti territori compresi tra Battipaglia, Eboli e Campagna)
- Le fragoline degli Alburni e dell’Alto Sele (fragolina selvatica che cresce nel territorio compreso tra Alto Sele e alburni)
- Il melone gigante di Altavilla (grossa anguria che raggiunge i 25 Kg e nota come mulunessa o gigante di Altavilla Silentina)
- La ciliegia pallaccia di Siano (ottima ciliegia IGP di grandi dimensioni, considerata oro rosso del territorio di Siano, e nota anche come ciliegia pagliaccia o ciliegia pazzaccia)
- La ciliegia spernocchia di Bracigliano (ottima ciliegia IGP più volte premiata come ciliegia più buona dell’anno, prodotta da circa 3 secoli nel territorio di Bracigliano a un’altitudine compresa tra i 600 e i 1200 metri sul livello del mare)
- La ciliegia Valle dell’Irno DOP (la Valle dell’Irno è famosa da secoli per la cerasicoltura)
Mozzarella e altri formaggi salernitani
- La mozzarella di bufala campana DOP della piana del Sele (formaggio molle, fresco e a pasta filata, prodotto da secoli nella Piana del Sele con latte fresco e intero di bufala di razza mediterranea italiana)
- La zizzona di Battipaglia (mozzarella di bufala a forma di seno femminile, dal peso che può raggiungere anche i 15 Kg, e che deriva dell’antica mozzata di Battipaglia)
- La mammellona di bufala di Eboli (versione extralarge della tradizionale mozzarella Saporosa di Eboli, con 4 punte che ricordano la mammella della bufala)
- La cucciolata di bufala della Piana del Sele (mozzarella di bufala di grande pezzatura ripiena di panna e piccoli bocconcini)
- La mozzarella con la mortedda (mozzarella vaccina di forma allungata, avvolta nei rametti di mirto e tipica del Cilento)
- La ricotta di bufala campana della piana del Sele (prodotto caseario ottenuto per coagulazione al calore delle proteine)
- Il casorecotta re crapa cilentana (cacioricotta di capra cilentana nera, fulva o grigia, nota come casu del Cilento)
- Il caciocavallo podolico degli Alburni (formaggio di mucca podolica, prodotto soprattutto nel Cilento e nell’alta valle del Sele)
- La manteca del Cilento (delicato formaggio cilentano simile al burrino)
- Il mascarpone di bufala di Battipaglia (ha un aroma molto più fruttato rispetto al mascarpone ottenuto con latte vaccino)
- La provola di bufala campana affumicata (formaggio fresco affumicato molto utilizzato nella piana del Sele)
- La ricotta essiccata di pecora (ricotta salata prodotta nelle aree interne della provincia di Salerno)
- La treccia del Cervati e Centaurino (formaggio fresco prodotto in molti comuni del basso Cilento)
- Il caciocavallo dell’emigrante (nascondeva al suo interno una soppressata, per evitare problemi alla dogana di inizio Novecento)
- La mozzarella di bufala senza lattosio (ottima anche la ricotta senza lattosio, prodotta a Paestum)
- Il casecavàddo cilentano (il cosiddetto lancio del caciocavallo, si praticava nel Cilento nel periodo della Quaresima)
- Il fior di latte di Tramonti (apprezzato dalla regina d’Italia, Margherita di Savoia nel 1889, ha reso celebre l’omonima pizza)
- Caciocavallo di grotta del Cervati e delle grotte di Pertosa (formaggio bovino a pasta filata, di colore grigio perché stagionato in grotta)
- Il caso Vallicelli del Cervati (formaggio prodotto con latte ovicaprino, stagionato tradizionalmente nelle grotte del Cervati)
- Lo stracchino di bufala di Battipaglia (formaggio bufalino di forma quadrata, alto 7 cm con i quattro lati di 12 cm)
- Il formaggio pecorino di San Rufo (con latte intero di pecore tenute al pascolo in forma brada o semibrada)
- Il caciobufala della piana del Sele (gustoso formaggio stagionato di bufala, dal caratteristico colore avorio)
- Il formaggio ammurriato del Cilento (formaggio di capra cilentana, cosparso in superficie di olio, aceto e origano)
- Il provolone impiccato di Pizzolano (a Pizzolano di Fisciano, questo tipo di formaggio viene servito su fette di pane rosolato)
- La treccia di fior di latte di Sala Consilina (quasi 50 metri di lunghezza e guinness come treccia più lunga del mondo)
- Il filoncello del Vallo di Diano (formaggio fresco a pasta filata di forma allungata prodotto con latte vaccino)
Gelati, dessert e dolci tipici di Salerno e provincia
- La scazzetta del Cardinale (delizioso dolce di colore rosa, nato negli anni Venti del secolo scorso nel centro storico di Salerno)
- Il calzoncello di castagne (dolce tipico salernitano a forma di mezza luna, noto anche come pasticella salernitana)
- Il dolce ricotta e pera di Minori (mitica torta di ricotta e pere caramellate)
- La melanzana al cioccolato di Maiori (dolce ultracentenario tipico di Maiori)
- La sfogliatella Santa Rosa (la sfogliatella nasce nel XVIII secolo nel Conservatorio Santa Rosa da Lima, a Conca dei Marini)
- La sfogliatella di Bellosguardo (delizioso dolce cilentano, diverso dalla tradizionale sfogliatella di Conca dei Marini)
- I torroncini di Roccagloriosa (un tempo, venivano preparati e offerti in occasione dei banchetti matrimoniali in casa)
- La delizia al limone Costa d’Amalfi ** (dolce tipico in tutta la costiera amalfitana)
- I sospiri al limone di Amalfi ** (specialità antichissima della costiera amalfitana, nota anche come zìzz ’e monache)
- La pizza roce di Praiano (tipico dolce di pastafrolla, con crema pasticcera e frutta di stagione)
- La torta Santa Rosa di Conca dei Marini (prodotta già nel Settecento dalle suore del monastero conchese di Santa Rosa)
- La tramontina Costa d’Amalfi (dolce di pasta frolla, farcito con frutta e crema di ricotta di Tramonti)
- Le pastuccelle cilentane (dolcetti fritti e a forma di sole, tipici di Acquavella e farciti con mandole, anice e limone)
- Gli scavoratieddi cilentani o scauratielli (zeppole di Natale fritte in olio di oliva e decorate con miele di castagno)
- Le nocche cilentane (dolci tipici di Santa Maria di Castellabate a base di crema e cioccolata)
- Il bucchinotto di Rofrano (dolce tipico della città della castagna, esperienza sensoriale unica)
- Il tiano del Cilento (antica torta rustica molto povera, a base di latte e grano, nota soprattutto a Cannalonga e dintorni)
- La crostata di ricotta di bufala e fichi del Cilento
- La spaghettata alle fragoline di bosco di Petina (ottimo dessert guarnito con le fragoline di bosco di Petina)
- La fragolata di Acerno (ottimo dessert a base di fragole selvatiche o di fragoline di bosco raccolte nel territorio di Acerno)
- La crespella di Giffoni (uno dei dolci più antichi e più buoni dell’area picentina)
- La cicerata e la zeppola scaurata di Morigerati (antichi dolci natalizi ancora attuali a Morigerati e nei comuni limitrofi)
- Il cannolo cilentano (a base di ricotta di capra cilentana e marmellata di fico bianco del Cilento)
- I murzelletti cilentani (noti anche come morselletti, sono diffusi soprattutto nell’alto Cilento)
- I viccitielli di Santomenna (dolce dell’alta valle del fiume Sele)
- Il cauzone di Roccadaspide o cauzuncieddo (calzoncello salernitano ripieno di marroni di Roccadaspide IGP)
- Il confettone di Cava (grande confetto noto a Cava dei Tirreni fin dal 1600 e ricoperto dai cosiddetti diavulilli)
- Il capriccio cilentano (a base di miele, ricotta di capra cilentana e fichi bianchi del Cilento DOP)
- I torroncini di fichi del Cilento (i fichi ricoperti di cioccolata e ripieni di noci e mandorle, sono diffusi in tutto il Cilento)
- La ciambella allo sfusato della Costiera (delizioso dolce da forno dove il protagonista è il limone sfusato di Amalfi **)
- Il capicollo dolce del Cilento (tradizionale involtino con pasta di fichi dottati del Cilento DOP, finocchio selvatico e noci)
- Il gelato di bufala della piana del Sele (ottimi anche il budino e lo yogurt di bufala, prodotti nei dintorni di Paestum)
- Le pastorelle di Cuccaro Vetere (la pastorella cuccarese è un tipico dolce natalizio a base di castagne)
- I biscotti ai fichi di San Mauro Cilento (già nel VI secolo a.C, i greci hanno diffuso la cultura del fico, in tutto il Cilento)
- Il gelato cilentano (prodotto con latte di capra cilentana nera)
- Il babà carusedda (variante cilentana del noto dolce di origine polacca)
- I passolini della Costiera Amalfitana (uva sultanina e buccia di mandarino tritata, avvolti in foglia di limone)
- Il panettone cioccolato e peperoncino piccante di Controne (ottimo anche il pan brigante di Valle dell’Angelo)
- Il panettone cilentano (a base di fichi bianchi del Cilento DOP)
- Le apolline di Salerno (dolci ripieni simili alle code di aragosta, più stretti e lunghi della classica sfogliatella Santa Rosa)
- Il pasticciotto di Atrani (antico dolce atranese ripieno di amarene e crema pasticciera)
- La pasticella di Acerno (tipico dolce natalizio acernese farcito di castagne, cioccolato, caffè e anice)
- Le rose di Carnevale (tradizionali dolci cilentani a forma di rosa e centrati da una ciliegia, tipici del carnevale)
- Le lucernelle del Cilento (dolci ripieni con crema di mandorle o castagne, fritti in olio d’oliva e nesprati con miele e confetti)
- Le zeppole cotte di Cava dei Tirreni (tradizionali dolci cavesi a forma di fiocco, tipici del periodo natalizio)
- I nesprati di Prignano Cilento (dolci di pan di Spagna imbottiti con crema e ricoperti di confetti)
- Le pupatelle del Cilento (fichi bianchi cilentani, prima tostati al forno e poi farciti di frutta secca e ricoperti di cioccolata)
- La pizza di grano e la pizza di riso (dolci tipici del periodo pasquale in tutto il territorio salernitano)
- La Saint Peter cake di San Pietro al Tanagro (torta artigianale tipica sanpetrese)
- Il panettone di Tramonti (farcito con crema, cioccolato e il tipico rosolio Concerto)
- La colomba di Pasqua con crema di limoni di Amalfi ** (dolce pasquale a base del tipico sfusatello amalfitano)
- Gli ’mbupatielli di Sant’Arsenio (tradizionali dolci a base di miele, preparati soprattutto in occasione di un matrimonio)
- Le ghibbetelle del Cervati al miele di lavanda (dolce tipico del monte più alto della Campania)
- La pizza di gallette (antico dolce angrese, con 9 strati di gallette imbevute nel Vermut e poi incollate con crema di cacao)
- Il croccante di Roccadaspide (antico dolce caramellato prodotto già nel Settecento nel Conservatorio Santa Maria di Loreto)
- Il gelato al gusto di cipolla di San Pietro al Tanagro (gelato artigianale alla cipolla, decorato con strisce di vincotto)
- Il gelato artigianale di Sarno (prodotto dai maestri gelatieri sarnesi con materie prime di altissima qualità)
- La crema di nocciole di Giffoni (crema artigianale a base di latte, cioccolato fondente e nocciola tonda di Giffoni IGP)
- La torta con ricotta e fichi bianchi di Ortodonico Cilento (dolce tipico della frazione collinare di Montecorice)
- Lo Zi ’Fò (bevanda analcolica simile al chinotto, molto in voga negli anni Settanta nell’agro nocerino sarnese)
- La marmellata di fichi e ceci di Cicerale (due tesori cilentani, fusi in un unico gran concerto di aromi)
- Il bacio gelato (delizioso gelato alla crema, con amarene all’interno del cono, nato negli anni Cinquanta a Nocera Inferiore)
- Le pupette al miele (biscotti di consistenza elastica e di forma allungata, tipici dell’area compresa tra gli Alburni e il Cilento)
- Gli sproccolati della Costiera Amalfitana (fichi essiccati al sole, farciti con semi di finocchio e infilzati in bastoncini di legno)
- Il gelato ai ceci di Cicerale (oltre alle famose zeppole di ceci, con questo legume si può ottenere un ottimo gelato)
- Il pasticcio olivetano (delizioso dolce pasquale, tipico di Oliveto Citra, a base di grano, amarene e crema pasticcera)
- Il castagnaccio di Piaggine: dolce ripieno di castagne, cioccolato fondente e marmellata di melograno
- I vicci di Castellabate (ciambelline di pasta dolce, simili a zeppole, prima fritte e poi immerse nello zucchero)
- I cicirieddi dell’alto Cilento (dolci di pasta frolla a forma di cordoncino, lineare o chiuso a corona)
- Le freselle al miele di Laurino (gustosi biscotti di colore bruno e consistenza elastica)
Alcuni vitigni e vini salernitani *
- Il Castel San Lorenzo DOC (ottimi soprattutto il Moscato lambiccato, l’Aglianicone, il Radicato e il Passito)
- Il Montevetrano Colli di Salerno IGT (grazie al suo intenso profumo è un’eccellenza sul panorama internazionale)
- Il Furore Costa d’Amalfi DOC (nelle varietà Furore rosso, Furore rosato e Furore bianco)
- Il Ravello Costa d’Amalfi DOC (nelle varietà Ravello rosso, Ravello rosato e Ravello bianco)
- Il Tramonti Costa d’Amalfi DOC (nelle varietà Tramonti rosso, Tramonti rosato e Tramonti bianco)
- Il Tintore di Tramonti IGT (grande rosso da meditazione, ottenuto dalle viti ultracentenarie di Tintore prephilloxera)
- L’aglianico del Cilento DOC (vino di colore rosso rubino, autentica eccellenza anche dopo lunghissimo invecchiamento)
- Il Paestum IGT rosso (es. Fratis, Cupersito, Naima, Kleos, Raspente, Bacioilcielo, Alburno, Marsia, Argylos, Jungano, etc)
- Il Paestum IGT bianco (es. Calpazio, Pietraincatenata, Phasis, Sintonie, Antece, Kratos, Tresinus, Trentenare, etc)
- I vini della valle del Platano di Ricigliano (il Recilius e il Fèllaro rientrano tra i migliori vini prodotti nell’antica Recilianum)
- Il Cilento DOC (nelle varietà rosso, rosato e bianco è noto fin dal 1500, come vino adorato da Papa Paolo III)
- I vini biologici di Salerno (i polifenoli e il resveratrolo naturali del vino, rendono possibile una vinificazione senza solfiti)
- Il fiano Santa Sofia di Rutino (varietà di fiano ottenuta da antichi vitigni autoctoni, tra Rutino e Laureana Cilento)
* Il vino veniva impiegato a scopi terapeutici già ai tempi della Scuola Medica Salernitana
Passiti, distillati, birre e liquori salernitani *
- Il limoncello di Amalfi (famosissimo liquore di limoni della Costiera Amalfitana, noto anche come sfusatello di Amalfi) **
- Il cremoncello o crema di limoni (rosolio di color bianco latte e di consistenza cremosa tipico della costiera amalfitana) **
- Il rosolio «Concerto» di Tramonti (famoso rosolio prodotto a Tramonti da oltre 2 secoli, un autentico concerto di aromi)
- L’agrumello della costiera amalfitana (liquore ottenuto dall’infusione dei frutti dell’agrumeto, tra cui cedro e bergamotto)
- Il nanassino (liquore di nanasse, i fichi d’India che crescono spontaneamente sulla costiera cilentana e amalfitana)
- Il finocchietto di Amalfi (liquore prodotto con il finocchietto selvatico che cresce spontaneo nelle valli della costiera)
- Il rosolio con le bacche di mirtillo (liquore violaceo prodotto con il mirtillo che cresce nell’area amalfitana)
- Il passito dei Colli di Salerno IGT (ottimi sia il passito bianco e che il rosso)
- Il passito di Paestum IGT (il terreno calcareo argilloso del territorio genera un ottimo passito sia rosso che bianco)
- Il moscato passito di Castel San Lorenzo DOC (un grande passito proveniente da un grande territorio)
- Il passito di Tramonti (appassimento naturale, seguito da una lenta fermentazione in piccole botti di rovere)
- Il vino moscato di Salvitelle (vinificato secondo la tradizione ogni Vigilia di Natale, dopo un lungo periodo di appassimento)
- La grappa di Naima (distillato di vinacce di aglianico, prodotto sulle colline di Giovi)
- La grappa cilentana (ottima grappa biologica, ottenuta da vinacce barbera, di Castel San Lorenzo)
- La grappa di Tramonti (grappa ottenuta dalle vinacce di tintore e piedirosso della Costiera Amalfitana)
- Il liquore di sciuscielle o di carrube (il carrubo è una pianta che cresce spontanea in tutto il territorio cilentano)
- Il liquore di olive pisciottane e il liquore di fichi bianchi del Cilento DOP
- Il rosolio di rose della valle del Calore (tradizionale rosolio cilentano, ottimo soprattutto se servito freddo)
- Il vino alle rose di Paestum (le rose bifere che fioriscono durante la vendemmia, sono messe in infusione nel vino nuovo)
- Il lambiccato Castel San Lorenzo DOP (grande moscato ultracentenario, filtrato in cappucci di cotone chiamati lambicchi)
- L’idromele della Scuola Medica Salernitana (bevanda alcolica millenaria, prodotta da secoli, da molti apicoltori salernitani)
- L’amaro Penna di Sassano (amaro ultracentenario ottenuto con erbe officinali e prodotto a Sassano dalla fine dell’Ottocento)
- L’amaro Sanseverino (amaro di origini molto antiche ottenuto con erbe autoctone e noto già ai tempi dei principi)
- L’amaro del Cilento (tipico amaro cilentano a base di carciofo di Paestum IGP)
- La birra artigianale (ottime quelle di Nocera, Castel San Giorgio, Battipaglia, Roccadaspide, Palinuro e Buonabitacolo)
- La birra alle castagne di Tramonti (deliziosa birra artigianale, ambrata e al sapore di castagne tramontine)
- La birra artigianale di Scafati (fin dall’inizio della produzione, si è subito rivelata tra le migliori birre artigianali del sud)
- La birra castagnola e la birra cioccolella di Palinuro (ottime birre artigianali prodotte nel parco nazionale del Cilento)
- Il liquore al miele di Roccadaspide (straordinario elisir a basso tenore alcolico, a base di pappa reale e miele del Calore)
- Il nocino di San Giovanni (secondo la tradizione ad Angri si produce questo liquore in casa, il 24 giugno, con 24 noci verdi appena raccolte)
- Il gin Cilento wild coast (ottimo gin cilentano ottenuto dal Juniperus Phoenicea, varietà di ginepro che cresce lungo la costa selvaggia del Cilento)
- Il liquore ai ceci di Cicerale (ottimo liquore ottenuto da questa straordinaria varietà di ceci, piccola e dorata)
* L’invenzione della grappa si deve alla Scuola Medica Salernitana
** Rispetto ai limoni delle altre aree della regione, il limone di Amalfi (Limon amalphitanus o sfusato amalfitano) è esposto al sole e ai venti caldi provenienti da sud, godendo della protezione delle antistanti montagne di Tramonti, al riparo dai venti freddi provenienti dai paesi nordici e in particolare dalla cosiddetta Tramontana, tipico vento freddo così denominato in tutto il mondo, fin da quando scoperto dai navigatori dell’antica Repubblica di Amalfi (il nome del vento freddo di tramontana deriva infatti da Tramonti, antica Triventum, località immediatamente a nord di Amalfi).
Olio DOP *
- Olio extravergine di oliva colline salernitane DOP
- Olio extravergine di oliva Cilento DOP
- Aceto balsamico di fico bianco del Cilento (aceto agrodolce di colore bruno con note di frutta secca)
* Nel Salernitano è diffusa l’oliva Pisciottana, la Rotondella, la Carpellese, l’Ogliarola e la femminella di Torraca
Luoghi da visitare a Salerno e provincia
Ognuno dei 158 comuni della provincia di Salerno, meriterebbe almeno un giorno di attenzione per poterne apprezzare i più importanti aspetti culturali, paesaggistici ed enogastronomici. La città di Salerno è raggiungibile sia via autostrada, sia via mare (decine di porti turistici tra Salerno e provincia), sia con il treno alta velocità TAV Torino Milano Salerno (es. Frecciarossa, Italo, etc), che con il nuovo aeroporto Salerno Costa d’Amalfi. Elencherò alcuni dei luoghi più suggestivi da visitare a Salerno e dintorni:
- Il Duomo di San Matteo con il Museo Diocesano (Salerno)
- Il Museo della Scuola Medica Salernitana (Salerno)
- I Templi greci di Paestum (Capaccio Paestum)
- La Certosa di San Lorenzo (Padula)
- Le Grotte marine di Capo Palinuro (grotta Azzurra e grotta sulfurea della prestigiosa località della primula palinuri)
- La Grotta dello Smeraldo (Conca dei Marini)
- Le Grotte di Pertosa o Grotte dell’Angelo (Pertosa)
- Le Grotte di Castelcivita (Castelcivita)
- Il Castello di Arechi II (Salerno)
- I Giardini della Minerva (Salerno)
- Gli Scavi archeologici di Velia Elea (Ascea)
- L’Oasi WWF Grotte del Bussento (Morigerati)
- Il Museo Archeologico Nazionale (Buccino)
- Il Museo Archeologico Nazionale (Pontecagnano)
- L’Antece e la Grotta di San Michele Arcangelo (Sant’Angelo a Fasanella)
- Il centro storico di Roscigno vecchia (Roscigno)
- L’Oasi WWF di Persano (Serre)
- I Giardini di Villa d’Ayala (Valva)
- Il Museo della ceramica Alfonso Tafuri (Raito di Vietri sul mare)
- La Badia della Santissima Trinità (Cava dei Tirreni)
- Il Fiordo di Furore (Furore)
- Il Belvedere da Villa Rufolo e Villa Cimbrone (Ravello)
- La Chiesa di Santa Maria Assunta (Positano)
- La via dei Mercanti e il centro storico di Salerno (Salerno)
- Il Castello dell’Abate (Castellabate)
- Il Duomo di Amalfi e la Riserva naturale di Valle delle ferriere (Amalfi)
- Il Monte Gelbison o Monte Sacro (dalle sue grandi vette, si possono ammirare le vicine coste di Calabria e Sicilia)
- I capelli di Venere (a Casaletto Spartano vi è una delle cascate più belle d’Italia)
- Il parco regionale Cerreta Cognole (splendida oasi naturale tra Sanza e Montesano, ricca di cervi, daini e caprioli)
- La valle delle orchidee di Sassano (percorso naturalistico molto suggestivo, tra le 184 specie di orchidee spontanee)
- L’area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta (Costa blu del Cilento)
- L’oasi WWF di Bosco Camerine ad Albanella (straordinario scenario incontaminato di macchia mediterranea bassa)
- L’oasi WWF del Monte Polveracchio (nel cuore dei Monti Picentini vivono gli ultimi esemplari di lupo meridionale)
- Il parco Croce a Vietri sul Mare (incantevole bosco mediterraneo, situato ad Albori, ai piedi del monte Falerio)
- Il museo vivo del mare a Pollica (patrimonio di biodiversità di straordinaria bellezza, in uno dei mari più belli d’Italia)
- Il Museo dello sbarco di Salerno (museo del più grande sbarco militare al mondo, dopo lo sbarco in Normandia)
- I campi di concentramento di Campagna (Itinerario della Memoria e della Pace, presso il Convento di San Bartolomeo)
- Il Cimitero militare inglese di Montecorvino Pugliano (Salerno War Cemetery, per ricordare affinché non accada mai più)
- L’oasi dell’Alento (a Prignano Cilento, immensa oasi naturalistica, con visita in battello della grande diga del fiume Alento)
- Il parco naturale Diecimare (vasta area naturale protetta compresa tra i monti Lattari e i monti Picentini)
- La riserva naturale dei monti Eremita e Marzano (tra Colliano, Laviano e Valva, vive ancora il lupo appenninico)
- L’area marina protetta di Punta Licosa (l’isola di Punta Licosa è un promontorio di autentica macchia mediterranea)
- La spiaggia di Cala bianca a Camerota (riconfermata anche nel 2014, come spiaggia più bella d’Italia)
Alcuni eventi tra Salerno e provincia
Durante l’anno, a Salerno e provincia, sono organizzati centinaia di eventi, in grado di attrarre migliaia di turisti da tutto il mondo, in ogni stagione. Qui di seguito sono elencati alcuni tra i miei preferiti:
- Luci d’artista di Salerno (grande evento che ogni anno tra dicembre e gennaio attrae migliaia di turisti nella città di Salerno)
- Giffoni Film Festival (Festival Internazionale del Cinema per ragazzi - Giffoni Valle Piana)
- Ravello Festival (festival culturale che si tiene ogni estate a Ravello)
- Alla tavola della Principessa Costanza, (ogni anno a metà agosto a Teggiano, l’antica Diano)
- Palio storico città di Angri (ogni anno nella seconda decade di settembre, ad Angri)
- Turniata di San Vito con antico rito della circumambulatio (ogni anno il 15 giugno a San Gregorio Magno e a Ricigliano)
- Cilento in volo (emozionante zipline che parte dal centro di Trentinara, in volo su un panorama mozzafiato)
- Regata delle antiche Repubbliche Marinare (evento di rilevanza storica delle quattro Repubbliche Marinare, tra cui Amalfi)
- Marmeeting di Furore (campionato mondiale di tuffi dalle grandi altezze del fiordo di Furore)
- Festival Internazionale di Musica da camera (Positano)
- La notte del Mito (lo sbarco di Ulisse sulle coste cilentane tra Palinuro e Camerota)
- Il carnevale di Agropoli (grande festa in maschera e sfilata di carri allegorici in una delle località balneari più belle d’Italia)
- Inferno di Dante nelle grotte di Pertosa (la Divina Commedia in uno scenario preistorico di appena 35 milioni di anni)
- Orfeo ed Euridice nelle Grotte di Castelcivita (i personaggi mitologici di Ovidio, di scena in un ambiente molto suggestivo)
- Baccanalia (percorso enogastronomico con festa in onore del Dio Bacco, ogni anno a fine agosto a San Gregorio Magno)
- I fucanoli di Campagna (ogni 17 gennaio nelle strade della città, si accendono falò in onore del monaco Giordano Bruno)
- Il palio del ciuccio di Cuccaro Vetere (ogni anno a Cuccaro Vetere, dal 12 al 14 agosto)
- La festa di San Sebastiano Martire a Salvitelle, con la secolare corsa podistica a piedi nudi (ultima domenica di agosto)
- La festa delle orchidee selvatiche di Sassano (grande itinerario naturalistico che si celebra a Sassano nel mese di maggio)
- La Fiera del crocifisso ritrovato (ogni mese di Aprile nel centro storico di Salerno)
- La festa della neve sul Monte Cervati (nei weekend di febbraio e marzo, sulle Dolomiti della Campania)
- De Cerevisia (grande evento di degustazione guidata della birra artigianale, nel parco Pinocchio a Salerno)
- La frittata delle 1000 uova di Padula (ad Agosto nella certosa più grande d’Italia, la frittata storica del 10 agosto 1535)