Pediculosi
SALERNO
- I pidocchi del capo, del corpo e del pube causano prurito e lesioni da grattamento
- La pediculosi è una malattia contagiosa provocata dai pidocchi, piccoli parassiti mobili che si nutrono di sangue e che possono localizzarsi il cuoio capelluto (pediculosi del capo), al pube (cosiddetta ftiriasi o piattole) e alle altre aree pilifere del corpo (pediculosi del corpo). Essa può interessare i bambini e gli adulti, ma mentre per la pediculosi del capo, la massima incidenza si ha nel bambino di età compresa tra i 3 e i 12 anni, la pediculosi del corpo e del pube è più frequente negli adulti.
Pediculosi del capo e infestazione da pidocchi del tipo pediculus humanus variante capitis
La pediculosi del capo è un fenomeno abbastanza frequente in dermatologia pediatrica (età scolare e prescolare) ed è dovuta a un’infestazione da pediculus humanus (variante capitis). Essa si presenta con forte prurito alla nuca e alla parte alta del dorso, con conseguenti lesioni da grattamento e talora impetiginizzazione delle stesse, con ingrossamento dei linfonodi retrocervicali. Le femmine, vivono circa un mese e depongono ogni giorno una ventina di piccole uova biancastre (lendini), che aderiscono ai capelli e in grado di schiudersi nel giro di una settimana.
Le lendini dei pidocchi, si rimuovono con maggiore difficoltà rispetto alla comune forfora (foto in alto) e si utilizzano appositi pettini stretti
Rimuovere i pidocchi e le lendini con un pettine metallico a denti stretti, flessibili e con punte arrotondate
Per la rimozione dei pidocchi dai capelli, va utilizzato un pettine stretto a denti metallici e non di plastica, esaminando i capelli ciocca per ciocca, subito dopo un normale shampoo, avendo cura di pinzare le ciocche già controllate. Il pettine a denti fitti, va fatto scorrere su tutta la lunghezza dei capelli, dalla radice alle punte, pulendolo in acqua calda con una salviettina dopo ogni ciocca esaminata. Alla fine, il pettine va lavato con sapone e acqua calda. Il pettine in plastica, pur essendo più economico di quello metallico, può essere talora deformato dal calore e in alcuni casi spezzare il capello (denti irregolari) o irritare il cuoio capelluto (punte non arrotondate). Le lendini, possono avere un colore più scuro quando al loro interno è ancora presente la ninfa o un colorito più chiaro, quando ormai sono vuote. Sul capello, le lendini vitali sono solitamente presenti a meno di 1 cm dal cuoio capelluto, distanza oltre la quale è più facile osservare lendini inattive. Il riscontro di lendini a una maggiore distanza dal cuoio capelluto può essere segno di infestazione di vecchia data. Il prurito è più intenso negli individui con iperreattività cutanea alle comuni punture di insetti (per esempio orticaria papulosa) e nei bambini atopici. Rispetto alle lendini che sono immobili, il pidocchio cammina sul cuoio capelluto, senza saltare né tantomeno volare e come tutti i parassiti che si nutrono di sangue ha un colorito più scuro, ma insieme alle lendini può rimanere impigliato nelle maglie del pettinino stretto. Le dimensioni del parassita possono variare da 1 mm (insetto appena nato) a 3 mm (insetto adulto). Le lendini, hanno un diametro medio di circa 1 mm e contrariamente alla comune forfora che si spazzola facilmente con il normale pettine, rimangono adese al capello. Esse possono localizzarsi in qualsiasi area del cuoio capelluto, in particolare dietro le orecchie e alla nuca, dove causano talora un prurito intenso. È importante ricercare i parassiti e le loro uova, anche nelle persone che sono venute a contatto con il soggetto affetto da pediculosi. In alcuni casi, il dermatologo può suggerire al momento della visita, prodotti specifici a base di olii secchi (es. tocoferolo acetato) o silicone (es. dimeticone), in grado di ostruire le vie respiratorie del pidocchio, che muore per asfissia e soffocamento. Alcuni prodotti dermatologici, contengono sostanze in grado di dissolvere la sostanza cementante (chitina) che lega la lendine al capello. Una volta guariti dalla pediculosi, il pettine stretto andrebbe utilizzato un paio di volte al mese anche solo per verificare l’eventuale persistenza dei parassiti o delle loro uova. Gli antiparassitari per uso topico a base di sostanze neurotossiche per il pidocchio (es. permetrina, malathion, fenotrina, lindano, altre piretrine, etc), a causa dei possibili effetti collaterali, vanno utilizzati (sotto la guida del proprio medico), se passando tra i capelli il pettine stretto, si osservano ancora uova o parassiti. In gravidanza si preferisce ricorrere solitamente agli olii naturali o a quelli siliconati, che rispetto agli antiparassitari tradizionali, non attraversano l’epidermide. La maggior parte di questi prodotti soffoca il parassita in meno di 20 minuti di messa in posa. Nella diagnosi differenziale della pediculosi, vanno anche considerati gli altri parassiti che possono talora infestare il cuoio capelluto, come ad esempio i cosiddetti pidocchi dei libri (es. lepinotus patruelis, trogium pulsatorum, etc) che si riconoscono facilmente in quanto si spostano con movimenti molto rapidi sul cuoio capelluto.
Le piattole sono i pidocchi responsabili della pediculosi del pube (ftiriasi)
La pediculosi del pube (detta anche ftiriasi o comunemente piattole) è una malattia contagiosa trasmessa dallo phthirius pubis, parassita che si localizza prevalentemente al pube e alle altre aree pilifere perigenitali. La ftiriasi fa parte della lunga lista delle malattie veneree, ma non si contrae unicamente con i rapporti sessuali, ma anche attraverso lenzuola, abiti o asciugamani infestati. In assenza di terapia, le piattole possono estendersi anche al torace, alle ascelle e alle aree pilifere del viso. Quando il parassita infesta le ciglia, può dare talora una blefarite.
Lendini (freccia in alto) e parassita (freccia in basso). La piattola si tiene aggrappata ai peli pubici (foto in basso)
Al momento della visita dermatologica si possono ricercare alcuni segni tipici della ftiriasi (es. ricerca del parassita, delle lendini, delle feci del parassita color ruggine, delle macule cerulee, etc), sia con un accurato esame obiettivo, che mediante entodermoscopia. Negli indumenti intimi del paziente, è a volte possibile riscontrare le feci del parassita, talora scambiati per sangue, a causa del loro tipico color ruggine. Nella pediculosi del pube, il parassita si aggrappa tenacemente ai peli pubici, tramite le proprie zampe (ben visibile nella foto a ingrandimento). Oltre al parassita (freccia in basso), visibile in alcuni casi anche a occhio nudo, con l’entodermoscopia è possibile ricercare sia le feci che le uova (freccia in alto nella foto). Una volta confermata la diagnosi, il dermatologo programmerà una terapia farmacologica mirata individuale e collettiva, con farmaci in grado di eliminare il parassita e prevenire possibili recidive.
Pediculosi del corpo e infestazione da pediculus humanus variante corporis
La pediculosi del corpo è è una malattia contagiosa dovuta al pediculus humanus variante corporis. Essa si presenta con prurito e lesioni da grattamento. I pidocchi del corpo, possono sopravvivere oltre che sulla pelle, anche negli abiti e contrariamente ai pidocchi del cuoio capelluto, possono comportarsi come potenziali vettori di altre malattie infettive (es. tifo esantematico, febbre ricorrente, febbre delle trincee, etc). Ancora oggi, diagnosi inaspettate di scabbia, pidocchi e sifilide, sono vissute dai pazienti con grande senso di incredulità e vergogna, nonostante nel 2024, si tratti di patologie facilmente gestibili dal dermatologo con dei farmaci molto mirati.
Con l’entodermoscopia, si può ricercare il parassita (aree marroni nella foto in alto), con le relative uova e feci (foto in basso)
Prevenzione e terapia della pediculosi
La scoperta delle lendini (pediculosi del capo) o del parassita (pediculosi del pube) in uno o più membri della famiglia o di una comunità (es. scuola, ufficio, palestra, etc), deve far pensare a un’infestazione parassitaria e a una visita dermatologica, per confermarne la diagnosi e programmare una terapia mirata con sostanze sia pediculicide che ovicide. In associazione alla terapia tradizionale, il dermatologo può suggerire al momento della visita specialistica, l’uso a casa di appositi pettini a denti lisci in acciaio (rispetto alla plastica il metallo non si deforma dopo bollitura e può essere riutilizzato), distanza interdentale inferiore ai 0,3 mm (in modo da poter asportare le lendini più piccole) e a punte arrotondate (per evitare di graffiare il cuoio capelluto). L’eventuale uso di prodotti naturali (privi di insetticidi) attivi solo sul pidocchio e non sulle lendini, va ripetuto nei giorni successivi, secondo i consigli del proprio dermatologo. Per la terapia dell’infestazione da piattole è preferibile depilare la zona, prima del trattamento antiparassitario topico, seguendo tutte le indicazioni del proprio dermatologo di fiducia. Una volta confermata la diagnosi di pediculosi, il dermatologo programmerà una terapia antiparassitaria adatta al tipo di parassita e al distretto corporeo interessato (es. polvere, shampoo, lozione, mousse, spray, balsamo, etc) e una prevenzione individuale e collettiva delle recidive. Eventuali oggetti con cui il paziente affetto da pediculosi è stato a contatto, andrebbero isolati per 24-48 ore, tempo dopo il quale il parassita muore, non potendosi più nutrire.