Dermatologo Dott. Del Sorbo

Mollusco contagioso nei bambini e negli adulti

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO
Le cause del mollusco contagioso
Il mollusco contagioso è una malattia infettiva causata dal molluscum contagiosum virus (MCV), grosso poxvirus appartenente al genere molluscipoxvirus di cui si conoscono diverse varianti (es. MCV1, MCV2, MCV3, MCV4, etc). A sua volta, ogni variante del molluscipoxvirus è suddivisa in vari sottotipi (es. MCV1-p, MCV1-va, MCV1-vb, MCV1-vc, etc). In Europa, ad esempio, il ceppo più frequente è l’MCV1-p (p = prototype), mentre nei paesi asiatici è più comune osservare il ceppo MCV1-va (in Asia è meno frequente la variante europea MCV1-p e non sono rarissimi i casi di mollusco contagioso da MCV3). Il mollusco contagioso è molto comune in età pediatrica, a causa delle difese immunitarie ancora immature del bambino. In questa fascia di età la malattia è spesso scatenata dal virus MCV1. Anche negli adulti è possibile riscontrare una tale infezione, specie nei periodi di forte stress emozionale, con modalità di comparsa simile alle comuni verruche.

Mollusco contagioso: come si trasmette

Il mollusco contagioso può essere trasmesso con qualsiasi contatto interumano, compreso i rapporti sessuali. Nonostante il contagio per via sessuale rappresenti la modalità meno frequente, il mollusco contagioso dell’adulto, è spesso incluso tra le cosiddette malattie a trasmissione sessuale. I molluschi contagiosi presenti a livello genitale, non necessariamente sono contratti attraverso i rapporti, ma una volta presenti in tale sede, ulteriori rapporti non protetti, espongono il partner al rischio di infezione ed è per questo che il mollusco contagioso rientra tra le comuni malattie veneree. Il sottotipo MCV2 è più spesso trasmesso per contagio sessuale, rispetto al sottotipo MCV1. Nei bambini, specie se affetti da malattie pruriginose (es. scabbia, eczema, dermatite atopica, etc) il grattamento cronico, può talora portare a un’autoinoculazione del virus con diffusione delle papule a diverse aree corporee, incluso il viso.

Come si presenta il mollusco contagioso

Il mollusco contagioso si presenta con papule rosee emisferiche di pochi millimetri di diametro. Solitamente i singoli molluschi, presentano un’ombelicatura centrale di colorito biancastro, contenente detriti cellulari, acidi grassi e particelle virali. Il mollusco contagioso può localizzarsi in diverse aree, come viso, collo, tronco, arti e genitali maschili e femminili. Il mollusco contagioso decorre solitamente in maniera asintomatica, ma in rari casi, si può talora associare a lieve prurito o dermatite (molluscus dermatitis). Alla dermatoscopia la chiazza bianca centrale, appare circondata da una rete vascolare a raggiera. Le metodiche più utilizzate in dermatologia per il trattamento del mollusco contagioso, comprendono il curettage e la crioterapia con azoto liquido. Al momento della visita specialistica, il dermatologo distinguerà il mollusco contagioso da altre patologie che si possono talora presentare con manifestazioni cliniche apparentemente simili (per esempio condilomi, papulosi bowenoide, verruche, xantomi, adenomi sebacei, lichen planus, siringomi, follicolite, etc).

immagini di molluschi contagiosi sul pene

Immagini di mollusco contagioso dei genitali maschili esterni, con le tipiche papule rosee, traslucide e cupoliformi

immagini di molluschi contagiosi trattati mediante crioterapia con azoto liquido

Terapia del mollusco contagioso: crioterapia o curettage?

La terapia del mollusco contagioso può talora richiedere diverse sedute, data la lunga incubazione del virus e la possibilità di nuove gittate nonostante la corretta impostazione della terapia. Il mollusco contagioso non trattato può durare da qualche settimana a diversi mesi. Il tipo di terapia più adatta per il singolo paziente, viene scelto al momento della visita specialistica, in base a diversi fattori (es. localizzazione, fascia di età, etc). Per alcune aree particolarmente delicate come lo scroto (foto in basso) la crioterapia può essere meglio tollerata rispetto al curettage, ma la metodica più adatta per la singola zona e per il tipo di paziente, andrà scelta di volta in volta dallo specialista, in base alle manifestazioni cliniche in atto, consigliando se necessario, anche eventuali rimedi sistemici in grado di favorire una fisiologica risposta immunitaria (per esempio integratori alimentari, omeopatia, fitoterapia, etc). Retinoidi topici (per esempio tretinoina a bassa concentrazione), cheratolitici e blandi agenti corrosivi (per esempio soluzioni a base di idrossido di potassio al 5%), immunomodulatori topici (per esempio crema a base di Imiquimod), possono a volte essere consigliati al momento della visita dermatologica, a seconda del quadro clinico riscontrao. In presenza di mollusco contagioso, l’applicazione di creme cortisoniche è invece sconsigliata, in quanto l’azione antinfiammatoria degli steroidi, indebolisce ulteriormente le difese locali della cute. In molti casi è proprio il processo infiammatorio locale (spontaneo o indotto dalla terapia) a svolgere un’azione terapeutica, tramite il reclutamento delle cellule dell’immunità locale (es. neutrofili, cellule natural killer, etc).

mollusco contagioso localizzato allo scroto

I molluschi localizzati in aree delicate, possono talora richiedere diverse sedute di crioterapia o curettage

curettage e crioterapia rappresentano sono utilizzati come cura del mollusco contagioso

Il periodo di incubazione del mollusco contagioso può variare da pochi giorni ad alcuni mesi

Il molluscipoxvirus, dopo un periodo di incubazione variabile da pochi giorni a diversi mesi, approfitta di un calo transitorio delle difese locali o sistemiche, per replicarsi nei cheratinociti dello strato spinoso dell’epidermide di cute e mucose, inducendo in queste cellule l’espressione in superficie di nuovi di recettori per il fattore di crescita epidermico EGF (epidermal growth factor) responsabili del numero aumentato di mitosi (proliferazione cellulare). In particolare, una speciale proteina di membrana prodotta dal molluscipoxvirus (proteina MC162) riconosce i cheratinociti degli strati spinoso e granuloso, facendone aumentare il numero di recettori EGF di membrana. Nel frattempo un’altra proteina virale (MC007) altera il ciclo cellulare di queste cellule, inducendole a proliferare. Il virus del mollusco contagioso riconosce i glucosaminoglicani della matrice extracellulare e quelli presenti sulla superficie dei cheratinociti. A questo punto si fonde con la membrana cellulare ed entra nel citoplasma, iniziando dopo qualche decina di minuti la trascrizione del proprio genoma e la produzione del proprio apparato di replicazione già nel citoplasma, in maniera indipendente dal nucleo della cellula, in quanto virus “autosufficiente”, con delle proprie polimerasi. A differenza degli altri poxvirus, il virus del mollusco contagioso non produce sostanze omologhe all’EGF. Il molluscipoxvirus ha una forma allungata ed è così grande (circa 300 nm), da poter essere osservato mediante un semplice microscopio ottico. Il mollusco contagioso infetta solo gli esseri umani. Una malattia clinicamente simile al mollusco contagioso è stata descritta nei cavalli, ma non è stata ancora confermata l’associazione con il molluscum contagiosum virus MCV. Una reazione infiammatoria locale (es. crioterapia, microtrauma spontaneo, curettage, etc) favorisce la scomparsa del singolo elemento, ma non impedisce la comparsa di nuovi elementi in aree adiacenti, se il virus è ancora in incubazione. Sul piano istologico il mollusco contagioso mostra un quadro simile al cheratoacantoma, neoplasia benigna della cute. Le papule cupoliformi del mollusco contagioso sono infatti costituite da cellule epiteliali contententi grossi nuclei ricchi di una cromatina molto densa (eterocromatina), espressione di intensa attività trascrizionale. Queste cellule si replicano molto più rapidamente rispetto ai cheratinociti sani adiacenti, grazie all’elevato numero di recettori di membrana per l’EGF e per la trasferrina. L’ombelicatura centrale è costituita da detriti cellulari, acidi grassi e particelle virali, con caratteristiche morfologiche che ricordano quelle di un tappo di cera. Il periodo di incubazione di incubazione del mollusco contagioso può variare da qualche giorno ad alcuni mesi e questo spiega la comparsa di nuove papule anche a distanza dell’area trattata. Pur avendo un indice di contagiosità non particolarmente elevato (molte volte osserviamo al momento della visita dermatologica, un unico membro familiare affetto da mollusco contagioso) i molluschi si propagano più facilmente in presenza di ridotte difese immunitarie a livello locale (es. raggi UV, alterazione del film idrolipidico, abuso di creme cortisoniche, etc) o sistemico (es. anemia sideropenica, stress, immunodeficienza, etc). Il virus approfitta delle ridotte difese di cute e mucose, per penetrare nei cheratinociti e abbassarne ulteriormente le difese locali. Infatti il virus del mollusco contagioso produce una proteina MC054 con una sequenza aminoacidica simile alI’IL-18 binding protein umana, riducendo la capacità della normale interleuchina IL18 di attivare le cellule natural killer e conseguente riduzione delle difese locali. Il molluscipoxvirus, produce anche una speciale proteina MC148, che interferisce con l’attività dell’IL8 nel richiamare i neutrofili (IL8 receptor binding beta chemokine homolog). Inoltre, il virus del mollusco contagioso è in grado di bloccare l’apoptosi indotta da raggi UV, mediante la produzione di una glutatione perossidasi virale (selenoproteina MC066). È importante ricordare che i molluschi non sono provocati da HPV papillomavirus ma da un poxvirus. Al momento della visita specialistica, il mollusco contagioso sarà distinto da tante altre manifestazioni papulose che talora possono entrare in diagnosi differenziale, come i condilomi (infezione da papillomavirus), le verruche, i siringomi, il lichen planus, gli xantomi, i grani di Fordyce, gli angiocheratomi, gli adenomi sebacei e alcune forme di follicolite e di orticaria papulosa.

immagine di mollusco contagioso infiammato

L’infiammazione spontanea del mollusco (foto in alto) può talora favorirne la scomparsa. Tipica ombelicatura centrale (foto in basso)

l’immagine rappresenta la tipica ombelicatura centrale delle papule del mollusco contagioso

Il mollusco contagioso nella storia della dermatologia

I molluschi contagiosi furono descritti per la prima volta nel 1817 dal dermatologo inglese Thomas Bateman, come papule rosee cupoliformi, con ombelicatura centrale (foto in alto) e di diametro compreso tra 2 e 5 mm. In quegli anni non si conosceva ancora l’eziologia virale ed Engel fu tra i primi a ipotizzare un’anomalia delle ghiandole sebacee, teoria in seguito confermata dal patologo austriaco Karl Freiherr von Rokitansky e dal dermatologo austriaco Ferdinand Ritter von Hebra. Nel 1841, William Henderson e Robert Paterson osservarono nei campioni di cute prelevata dalle papule di mollusco contagioso, le tipiche inclusioni eosinofile citoplasmatiche, oggi note come corpi di Henderson Paterson o corpi del mollusco. Nel 1865 il patologo tedesco Rudolf Ludwig Karl Virchow denominò il molluscum contagiosum come epitelioma ghiandolare lobulato. Nel 1877 il dermatologo ungherese Moriz Kohn Kaposi sottolineò nelle sue pubblicazioni, la contagiosità del mollusco contagioso. Nel 1878, il dermatologo francese Jean Baptiste Emile Vidal spiegò il colore translucido del mollusco contagioso con la degenerazione colloide del tessuto interessato. Nel 1881 il medico italiano Angelucci associò il mollusco contagioso al bacterium lepogenum. Nel 1886, il Dr. Allen confermò la contagiosità del mollusco contagioso, documentando l’infezione in una comunità di New York. Il primo trattato completo sul mollusco contagioso fu pubblicato nel 1890 a opera di Török e Tommasoli (on the nature of molluscum contagiosum), nel quale gli autori segnalano un periodo di incubazione del mollusco contagioso ci circa 3 settimane. Nel 1896 anche il dermatologo tedesco Paul Gerson Unna preferisce la dicitura epitelioma contagioso, termine già utilizzato anni prima da Virchow e Neisser. Egli scartò definitivamente l’origine sebacea del mollusco contagioso, non avendo mai riscontrato sebociti alterati all’esame istologico. Nel 1897 il patologo italiano Francesco Sanfelice si interessa dello studio del mollusco contagioso per la sua somiglianza clinica con gli epiteliomi, ipotizzando inizialmente un’origine blastomicetica e successivamente nel 1914 un’eziologia da agenti filtrabili (virus). Importanti studi sul mollusco contagioso furono condotti nel 1902 dal dermatologo americano Charles White e dal batteriologo americano William Robey. Nel 1904 il biologo francese Amédée Borrel rilevò delle analogie tra il mollusco contagioso dell’uomo e alcuni epiteliomi contagiosi degli uccelli, ipotizzando l’appartenenza del virus ai poxvirus. Egli descrisse per primo i piccoli corpuscoli elementari presenti all’interno dei corpi di Henderson Paterson (corpi di Borrel). Nonostante la malattia sia stata già menzionata nel 1793 dal medico tedesco Wilhelm Gottlieb von Tilesius von Tilenau, solo nel 1905 il dermatologo svizzero Max Juliusberg dimostrò la natura virale del mollusco contagioso. Tra i più importanti studi sulle cause del mollusco contagioso ricordiamo quelli condotti sui corpi elementari nel 1907 dal dermatologo austriaco Benjamin Lipschütz, i lavori condotti dai dermatologi americani Udo Wile e Lyle Kingery nel 1919, e quelli effettuatu dal patologo americano Eugene Woodruff nel 1930. Nel 1933 il patologo americano Ernest William Goodpasture confermò l’eziologia virale da poxvirus. Nel 1991 la commissione internazionale di tassonomia dei virus (ICTV) ha definitivamente classificato il virus del mollusco contagioso come appartenente al genere molluscipoxvirus. Nello stesso anno è stato clonato il DNA del virus mentre la sequenza completa del codice genetico è avvenuta nel 1996. Nel 2020 è entrato in fase di sperimentazione un farmaco per uso topico in gel a base di berdazimer al 12% (codice SB206) in grado rilasciare ossido nitrico sulla pelle e potenzialmente utile per il trattamento del mollusco contagioso. In dermatologia sperimentale ci sono studi in corso per valutare efficacia e tollerabilità del trattamento topico del mollusco contagioso con una soluzione acqua in olio contenente cantaridina allo 0,7% (codice VP-102), un terpenoide attivo per il trattamento topico del mollusco contagioso. Nella storia della dermatologia il mollusco contagioso è stato descritto con diversi sinonimi tra cui epitelioma contagioso, segno di Bateman, mollusco epiteliale, condiloma porcellanaceo e mollusco sebaceo. Attualmente il mollusco contagioso è catalogato con il codice 1E76 all’interno della classificazione internazionale delle malattie ICD-11.


foto di mollusco contagioso trattati mediante crioterapia

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