Dermatologo Dott. Del Sorbo

Epiluminescenza in dermatologia

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO
LA DERMATOSCOPIA A EPILUMINESCENZA È NOTA ANCHE COME NEVOSCOPIA O MAPPA DEI NEI
L’epiluminescenza è un fenomeno fisico utilizzato in dermatologia per osservare pelle, mucose e annessi cutanei, attraverso un dispositivo chiamato dermatoscopio, che consente al dermatologo di ricercare quei dettagli vascolari e pigmentari non visibili con una normale lente a ingrandimento. La tecnica dermatologica non invasiva che si basa su tale principio, si chiama dermatoscopia a epiluminescenza o nevoscopia e può essere effettuata presso qualsiasi dermatologo per controllare i nei e individuare eventuali lesioni sospette.

EPILUMINESCENZA A IMMERSIONE E A LUCE POLARIZZATA INCROCIATA

Quando al momento della visita dermatologica, si ispeziona la pelle a occhio nudo o con una normale lente da ingrandimento, la maggior parte delle strutture vascolari e pigmentarie profonde di cute e mucose, non possono essere visualizzate a causa del fenomeno della rifrazione della luce da parte degli strati più superficiali dell’epidermide (fenomeno noto anche come translucenza cutanea). Il dermatologo riesce a osservare tali strutture senza particolari difficoltà, ricorrendo a particolari strumenti ottici denominati dermatoscopi, apparentemente simili a una normale lente da ingrandimento, ma con una tecnologia basata sull’epiluminescenza a luce polarizzata incrociata o a immersione, in grado di permettere la visualizzazione di quelle strutture cutaneo mucose profonde non visibili con altre metodiche ottiche. Il dermatoscopio è uno strumento a disposizione di ogni dermatologo e viene utilizzato ormai da decenni per osservare in profondità la pelle, le mucose e gli annessi cutanei (es. unghie, capelli, etc). Quando un tale strumento è collegato a un monitor, si parla indifferentemente di videodermatoscopia o di videodermoscopia.

dermatoscopia in epiluminescenza per la mappa dei nei o nevoscopia

La dermatoscopia a epiluminescenza è una metodica diagnostica rapida e non invasiva utilizzata ormai da molti anni in dermatologia

immagini di epiluminescenza di pelle, mucosa, capelli e unghie

OLTRE AI NEI, CON L’EPILUMINESCENZA SI POSSONO OSSERVARE CUTE, MUCOSE E ANNESSI CUTANEI

Le prime osservazioni della cute mediante microscopia di superficie risalgono al 1655 a opera del dottor Peter Borrelus. Nel 1893, il dermatologo tedesco Paul Gerson Unna utilizza dell’olio da immersione per osservare le manifestazioni cutanee della tubercolosi cutanea con un dermatoscopio dell’epoca. Nel 1920, il dermatologo tedesco Johann Saphier, affianca una sorgente luminosa laterale al suo dermatoscopio binoculare e introduce per la prima volta il termine dermatoscopia, attualmente utilizzato in Italia. Nel 1951, il dermatologo americano Leon Goldman introduce il termine dermoscopia (dermoscopy) e ha inizio lo studio sistematico delle lesioni cutanee pigmentarie mediante epiluminescenza. All’inizio degli anni ’90 la maggior parte dei dermatologi europei utilizza quotidianamente un dermatoscopio portatile a immersione (foto 3), mentre per i primi dermatoscopi a luce polarizzata incrociata (foto 4), occorrerà attendere fino al 2001. L’epiluminescenza viene utilizzata ormai da anni, in diversi settori della dermatologia e della venereologia, per osservare i nevi (nevoscopia), i capelli (tricoscopia), le unghie (onicoscopia), i capillari (capillaroscopia), il cavo orale (mucoscopia) e i genitali esterni (es. penoscopia, balanoscopia, vulvoscopia, genitoscopia, etc). La ricerca dei parassiti cutanei (es. acariasi, pediculosi, etc) mediante dermatoscopia prende il nome di entodermoscopia o entomoscopia e può essere praticata utilizzando ottiche a ingrandimento variabile in base al sospetto clinico. Per ridurre al massimo i fenomeni di rifrazione cutanea, i primi dermatoscopi venivano chiamati a immersione. Infatti l’interposizione di un fluido (es. gel e olio da immersione) serviva a eliminare la componente di luce riflessa (la foto in alto, mostra un comunissimo fibroangioma del tronco, osservato con una normale lente da ingrandimento a sinistra e mediante dermatoscopia in epiluminescenza a destra, con visualizzazione del caratteristico pattern vascolare lacunare). Tra i termini utilizzati nella storia della dermatologia per indicare le tecniche diagnostiche che si basano sul fenomeno dell’epiluminescenza, ritroviamo svariati sinonimi (es. dermoscopia a epiluminescenza, dermatoscopia digitale a luce polarizzata, mappa dei nei computerizzata, mappatura dei nei, nevoscopia, microscopia di superficie, videonevoscopia, videodermatoscopia, etc), termini che nella maggior parte dei casi, indicano più o meno la stessa metodica. Attualmente, il termine dermatoscopia a epiluminescenza più utilizzato rispetto a quello di nevoscopia, in quanto con l’epiluminescenza non effettuiamo soltanto la cosiddetta mappa dei nei, ma durante l’esame si possono osservare tantissime altre situazioni dermatologiche, ognuna delle quali, con un caratteristico pattern pigmentario o vascolare (per esempio nevo di Spitz, nevo spilus, lentigo maligna, dermatofibroma, nevo blu, nevo di Miescher, cheratosi attinica, cheratosi seborroica, basalioma, spinalioma, sarcoidosi cutanea, nevo di Meyerson, nevo di Sutton, mollusco contagioso, melanonichia, xantogranuloma, melanoma, angioma, angiocheratoma, morbo di Kaposi, etc). Nel 2024 il dermatologo pratica l’epiluminescenza sia mediante dermatoscopia a immersione che mediante luce polarizzata incrociata, utilizzando le preziosissime informazioni che derivano da due tecnologie solo apparentemente diverse, ma entrambe basate sul fenomeno dell’epiluminescenza della pelle, delle mucose e degli annessi cutanei.

nevo verrucoso osservato mediante epiluminescenza con dermatoscopio a immersione

Con l’epiluminescenza viene ridotta la quantità di luce riflessa dallo strato corneo, per poter meglio visualizzare le strutture sottostanti

immagini di melanoma osservato mediante dermatoscopia a epiluminescenza, con dermatoscopio a luce polarizzata incrociata o con tradizionale dermatoscopia a immersione

I moderni dermatoscopi ultraluminosi, consentono di osservare cute, mucose e annessi cutanei mediante luce polarizzata incrociata, senza l’uso di olio, evitando di influenzare il pattern vascolare delle aree osservate al variare della pressione della sonda (effetto diascopia). La luce polarizzata lineare e incrociata degli attuali dermatoscopi a led, permette al dermatologo di effettuare una dermatoscopia a secco (cioè senza l’uso di olio di immersione o di altri fluidi) e a distanza (senza che la pressione della sonda sull’area osservata possa influenzare il pattern vascolare). La dermatoscopia a luce polarizzata incrociata, non sostituisce la tradizionale dermatoscopia a immersione e infatti i moderni dermatoscopi a LED, consentono entrambe le metodiche, sia a secco (dermatoscopia a luce polarizzata lineare e incrociata) che a contatto (dermatoscopia a immersione tradizionale). La maggior parte dei moderni dermatoscopi, sono tascabili, ma possono essere collegati a qualsiasi dispositivo digitale (per esempio monitor, smartphone, computer, fotocamera, videocamera, schermi ad alta definizione con tecnologia oled). La dermatoscopia ad altissimo ingrandimento consente l’osservazione dei pattern dermoscopici a ingrandimenti che si avvicinano a quelli ottenuti mediante microscopia confocale. L’epiluminescenza, sia essa a immersione che a secco, consente di osservare le strutture cutaneo mucose, con ottiche a ingrandimento variabile da 10x a 400x, che il dermatologo potrà variare al momento della visita specialistica, in base al tipo di manifestazione clinica e al distretto corporeo oggetto di studio.