Eczema da stasi venosa degli arti inferiori e prurito alle gambe

a cura del dermatologo Dott. Del Sorbo
riceve a SALERNO

Eczema da stasi

L’eczema da stasi è una dermatite degli arti inferiori che si manifesta con rossore, gonfiore, secchezza, calore, bruciore e prurito alle gambe in persone con insufficienza venosa. In alcune persone l’eczema da stasi può associarsi a fastidiose parestesie cutanee, come ad esempio una sensazione simile a tante punture di spilli o a un formicolio, quasi come se ci fossero tanti piccoli animaletti che camminano sotto la pelle. Questa dermatite da stasi venosa è chiamata anche eczema varicoso, anche se vere e proprie varici si osservano solo nelle persone con importante insufficienza del circolo venoso superficiale degli arti inferiori. L’aumento della pressione venosa crea una vera e propria stasi tissutale, con vasodilatazione, aumento della permeabilità delle pareti dei capillari, edema dei tessuti, liberazione di neurotrasmettitori, citochine, enzimi e altre proteine proinfiammatorie (per esempio periostina, sostanza P, arginasi, interleuchina IL-31). I recettori vanilloidi TRPV1 sono coinvolti nella sensazione di prurito, bruciore e dolore. La trasudazione di fibrinogeno dà luogo ad accumuli di fibrina perivascolare che ostacolano il trofismo dei tessuti cutanei.

Chiazze e prurito alle gambe in paziente con eczema da stasi degli arti inferiori

Eczema da stasi venosa e prurito alle gambe

L’eczema da stasi può manifestarsi in qualsiasi fascia di età, ma è più frequente negli anziani. Le aree maggiormente interessate da eczema e prurito sono le gambe, in particolare il malleolo e la caviglia, aree dalle quali il ritorno venoso presenta maggiori difficoltà. L’eczema da stasi interessa gran parte della pelle delle gambe con prurito che aumenta soprattutto nelle ore serali e di notte. In alcune persone con eczema da stasi persistente si possono verificare episodi di impetigine secondaria, erisipela ed eczema da contatto, per cui il paziente riferisce di non tollerare la maggior parte delle creme utilizzate. A differenza dell’eczema asteatosico dell’anziano, noto anche come eczema craquelé, in cui la pelle è solamente secca, desquamata, quadrettata e pruriginosa, nelle persone con eczema da stasi la pelle è invece edematosa e arrossata. Alla palpazione, nei pazienti con edema ed eczema da stasi può essere a volte presente il caratteristico segno della fovea. Al momento della visita dermatologica la pelle appare arrossata, edematosa e lucida. Nei pazienti con eczema da stasi di lunga data possono manifestarsi talora macchie brune e atrofia bianca (depositi di emosiderina e dermatoporosi). La cute interessata appare ispessita anche a causa del forte prurito alle gambe e del conseguente grattamento, che può a volte dar luogo a un lichen simplex cronico. I patch test consentono di ricercare ed escludere un’eventuale sensibilizzazione da contatto. L’eco color doppler degli arti inferiori consente invece di valutare la funzionalità del circolo venoso superficiale e profondo. Se viene effettuata una biopsia cutanea, l’esame istologico mostra aspetti più o meno simili a quelli riscontrati nei pazienti con altre forme di eczema (per esempio eczema nummulare, eczema disidrosico, eczema seborroico, eczema infantile) caratterizzate da acantosi, ipercheratosi, spongiosi, edema intercellulare, ectasie del microcircolo cutaneo e infiltrato infiammatorio del derma.

Oltre al prurito alle gambe in presenza di eczema da stasi è possibile a volte osservare anche lichenificazione, vescicole e papule

Dermatite da stasi o eczema gravitazionale

L’eczema da stasi è noto anche come eczema gravitazionale in quanto interessa i distretti cutanei dai quali il ritorno venoso è maggiormente ostacolato dalla forza di gravità. L’ipossia prolungata del derma espone il paziente con eczema da stasi a complicanze locali come cellulite, linfedema e ulcera. Le gambe sono le aree maggiormente coinvolte, ma a volte anche le cosce e le braccia possono essere interessate. Altri sinonimi utilizzati sono eczema congestizio, dermatite ipostatica, eczema a calzino, dermatite da insufficienza venosa, eczema venoso, dermatite periulcerosa, eczema vascolare e dermoepidermite microbica. Quest’ultimo termine si riferisce alle differenze qualitative e quantitative del microbiota cutaneo presente sulle aree eczematose, rispetto a quello normalmente osservato sulla cute sana circostante. Il prurito è ancor più accentuato in prossimità di eventuali ulcere venose. Nei pazienti diabetici l’eczema da stasi risulta essere più marcato e più resistente alle terapie. Una stasi venosa persistente può a volte dar luogo alla cosiddetta dermatite ocra degli arti inferiori di Favre e Chaix, una sorta di capillarite purpurica pigmentata descritta nel 1924 dal dermatologo francese Maurice Favre e nel 1926 dal dermatologo francese André Chaix. Oltre agli arti inferiori e superiori l’eczema da stasi può talora estendersi ad altre aree del corpo, incluso il tronco e il viso. Nel paziente con eczema da stasi degli arti inferiori occorre ricercare ed escludere al momento della visita dermatologica eventuali altre patologie cutanee che potrebbero entrare in diagnosi differenziale, tra cui pioderma gangrenoso, psoriasi, dermatite atopica, eritema nodoso, necrobiosi lipoidica e lichen planus ipertrofico.

Immagini di eczema da stasi degli arti inferiori

Elefantiasi verrucosa del Castellani o papillomatosi linfostatica

Nei pazienti con eczema da stasi linfatica e venosa la congestione tissutale si manifesta con edema, cioè con gambe gonfie, e in particolare caviglie gonfie. In casi molto rari, la stasi linfatica può manifestarsi con linfedema e ingrossamento degli arti, e prende il nome di elefantiasi. Una variante molto rara di elefantiasi fu descritta il 2 novembre 1933 dal patologo fiorentino Aldo Luigi Mario Castellani come elefantiasi nostra o papillomatosi linfostatica (papillomatosis cutis lymphostatica). Sulla cute edematosa della gambe si manifestano centinaia di formazioni verrucose che a differenza delle comuni verruche virali, hanno un’origine linfostatica e pertanto non sono trasmissibili. La terapia consiste nel migliorare il microcircolo linfatico.

Elefantiasi verrucosa del Castellani in paziente con linfedema ed eczema da stasi venosa

Prurito alle gambe resistente alla terapia

Nei pazienti con eczema da stasi sarebbe utile agire direttamente sulle cause del problema (ipertensione venosa) e non solo sul prurito alle gambe che ne consegue. Creme senza parabeni, profumi, lanolina e altri potenziali agenti sensibilizzanti. Le creme steroidee andrebbero applicate in minima quantità e per brevi periodi, evitandone l’abuso e possibili episodi di sovrinfezione o ulcere. Bagni oleati, creme emollienti ed emulsioni lenitive possono essere utili soprattutto nella fase secca dell’eczema da stasi, mentre nella fase essudativa possono essere più utili gli antisettici. Il bendaggio elastocompressivo può migliorare il quadro clinico riducendo sia l’ipertensione venosa che la stasi linfatica. Le calze elastiche di contenimento a compressione graduale migliorano il flusso e riducono la pressione interstiziale, con miglioramento dell’edema e dell’essudato. Esistono diverse classi di tutori elastici terapeutici, distinti sulla base del loro grado di compressione (la pressione esercitata sulla cute è espressa in millimetri di mercurio). Le paste allo zinco sono solitamente ben tollerate e possono essere utilizzate anche quotidianamente. Infatti il bendaggio di Unna, ideato nel 1885 dal dermatologo tedesco Paul Gerson Unna, consiste nell’impiego di una benda elastica impregnata di una gelatina di zinco e ittiolo (stivale di Unna o gambaletto di Unna). Soluzioni come l’ozonoterapia e il permanganato di potassio possono affiancare le terapie farmacologiche. Durante la terapia gli antistaminici possono ridurre il fastidioso prurito. Gli anestetici topici sono poco utilizzati, in quanto scarsamente efficaci e possibile causa di eczema da contatto da medicamento. Il sollevamento degli arti inferiori durante il riposo può migliorare il ritorno venoso e ridurre l’edema. Si ricorre agli antibiotici sistemici in caso di impetiginizzazione secondaria o interessamento sistemico (per esempio comparsa di febbre o di linfoadenopatia). Nei pazienti con eczema da stasi degli arti inferiori è importante l’approccio multidisciplinare tra chirurgo vascolare e dermatologo. La consulenza flebologica consente infatti di ricercare, escludere e prevenire eventuali fenomeni associati all’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori tra cui tromboflebite, flebotrombosi e ulcere venose. Attualmente l’eczema da stasi degli arti inferiori è inserito nella classificazione ICD-11 delle malattie con il codice EA86.

Localizzazione del prurito alle gambe nei pazienti con eczema da stasi degli arti inferiori