Eczema asteatosico dell’anziano o eczema craquelé
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Eczema asteatosico
L’eczema asteatosico o eczema craquelé è una dermatite xerotica caratterizzata da una pelle particolarmente secca e desquamata, localizzata prevalentemente sulle superfici estensorie degli arti, come ad esempio la superficie laterale degli avambracci, e alle gambe, nella zona dei calzini o comunque in prossimità della regione tibiale. L’eczema asteatosico è la forma di eczema più frequente nel paziente anziano. In alcune persone può essere interessato anche il tronco, soprattutto in prossimità della regione lombare. Le squame dell’eczema asteatosico sono solitamente larghe, sottili, traslucide, a forma di losanga, separate da piccole ragadi profonde meno di un millimetro, talora essudanti. Questo tipo di dermatite può a volte manifestarsi come eczema secco, e altre volte può invece assumere un carattere eritemato squamoso, con prurito, bruciore, dolore o parestesie cutanee a tipo formicolio o punture di spilli, che si accentuano soprattutto di notte. L’eczema asteatosico è di frequente osservazione in dermatologia geriatrica, in quanto negli anziani la produzione di sebo è ridotta. Nei pazienti con insufficienza venosa degli arti inferiori, l’eczema asteatosico può talora associarsi ad altri fenomeni dermatologici tra cui eczema da stasi e ipomelanosi guttata di Costa. Il prurito, quando presente, può provocare lesioni da grattamento, ulcerazioni cronico recidivanti, e nei casi estremi fenomeni di erisipela o impetigine secondaria.
Sintomi e segni dermatologici di eczema asteatosico
L’eczema asteatosico è anche noto come dermatite asteatosica, pitiriasi simplex del corpo, dermatite fissurata, eczematide, eczema lamellare di Vidal, eczema fendillé di Hardy o eczema craquelé di Devergie. Gli aggettivi francesi fendillé (incrinato) e craquelé (screpolato) descrivono molto bene la secchezza eccessiva e l’aspetto frastagliato della superficie cutanea ricorda le crepe della porcellana incrinata. La pelle appare molto disidratata (eczema xerotico), rugosa, ruvida al tatto, poco elastica e maggiormente soggetta alla formazione di ragadi (eczema ragadiforme) che le conferiscono l’aspetto di un pavimento a mosaico irregolare, detto a lastre di pietra. Si preferisce invece utilizzare l’espressione eczema cannelé quando le chiazze di dermatite xerotica sono attraversate o delimitate da fissurazioni più profonde, dal fondo umido o eritematoso (cannelé deriva dal francese canneler = scanalatura). L’eczema asteatosico si accentua soprattutto nei mesi invernali e per tale motivo viene anche ricordato come eczema invernale, prurito hiemalis (dal latino hiemails = invernale) o winter eczema. Durante i mesi freddi le fonti di calore utilizzate per riscaldare le abitazioni, riducono il tasso di umidità dell’aria facendo così aumentare la perdita di acqua transepidermica. Rispetto ad altri distretti cutanei, la pelle interessata da eczema asteatosico è maggiormente predisposta a sviluppare un eritema solare, e inoltre fa più fatica nella riparazione delle ferite traumatiche accidentali o chirurgiche.
Cause di eczema asteatosico
La principale causa di eczema asteatosico è l’eccessiva secchezza della pelle, molto più frequente nelle persone anziane. Infatti con il trascorrere degli anni la produzione di lipidi cutanei (per esempio acidi grassi, trigliceridi, squalene) si riduce, e la scarsa quantità di sebo si traduce in una pelle estremamente secca, assottigliata, desquamata, fissurata e atrofica. Ciò comporta una maggior perdita di acqua transepidermica (TEWL = Trans Epidermal Water Loss) e con l’avanzare dell’età i cheratinociti diventano man mano meno voluminosi. Ma l’eczema asteatosico non è presente solo nell’anziano, in quanto la secchezza eccessiva può verificarsi per tanti altri motivi, dalla permanenza in ambienti molto secchi (per esempio abuso di deumidificatori ambientali), a squilibri ormonali. Anche l’abuso di alcuni farmaci (tra cui gli steroidi topici, i farmaci ipolipidemizzanti orali e i diuretici) può a volte scatenare una simile situazione, così come la scarsa assunzione di acqua o le diete drastiche in cui vengono totalmente aboliti i grassi. La diagnosi di eczema asteatosico è immediata ed è essenzialmente clinica, in quanto siamo in presenza di una dermatite dall’aspetto piuttosto tipico. Quando si osserva al microscopio un pezzetto di pelle asteatosica, a differenza di quanto accade in altri tipi di eczema, nell’eczema craquelé non vi è una vera e propria spongiosi, e attualmente all’espressione eczema asteatosico si preferiscono termini come dermatite asteatosica o eritema craquelé. All’esame istologico sono spesso presenti acantosi, ipercheratosi e infiltrato linfocitario. Ma nelle forme più lievi manca persino l’infiammazione, e in tal caso non essendovi né bruciore né rossore si parla semplicemente di cute xerotica da basso tasso di umidità. Sono stati descritti rarissimi casi di eczema asteatosico generalizzato associati alla presenza di patologie oncologiche (sindrome paraneoplastica). Tra le possibili cause di eczema disidrosico vanno anche ricercati ed esclusi altri fattori, tra cui un deficit di zinco o un mixedema pretibiale da ipotiroidismo. Nei pazienti allettati in nutrizione parenterale, in dialisi o in marasma senile l’eczema disidrosico è di frequente riscontro. Nei casi più atipici, nelle persone con eczema asteatosico occorre ricercare ed escludere anche altre patologie che potrebbero entrare talora in diagnosi differenziale, tra cui psoriasi, eczema nummulare, pitiriasi lichenoide, eritema da scaldino, necrobiosi lipoidica, dermatite atopica, lichen simplex, scabbia, eritema nodoso, dermatoporosi, micosi e ittiosi volgare.
L’eczema asteatosico nella storia della dermatologia
Il termine eczema (dal greco ἔκζεμα = buttare fuori) entrò la prima volta nella letteratura scientifica nell’anno 543 d.C. a opera del medico bizantino Ezio di Amida, e raggruppa diversi tipi di eczema (per esempio eczema disidrosico, eczema seborroico, eczema infantile). In particolare l’eczema asteatosico fu descritto nel 1858 dal dermatologo francese Alfred Louis Philippe Hardy all’interno del suo trattato: “Lezioni sulle malattie della pelle” con il nome di come eczema fendillé, termine che in seguito fu adoperato soprattutto dai dermatologi francesi. Nel 1885 il dermatologo francese Jean Baptiste Hillairet discusse di eczema asteatosico nel suo Trattato teorico pratico sulle malattie della pelle. Il 20 dicembre 1902 il dermatologo americano William Thomas Corlett pubblicò un’interessante casistica sull’eczema asteatosico descrivendolo con il nome di dermatite hiemalis in cui l’aggettivo latino “hiemalis” sta per “invernale”. Nel 1907 il dermatologo francese Louis Anne Jean Brocq introdusse l’aggettivo asteatosico per indicare un’anomalia a carico del mantello idrolipidico cutaneo (dal greco α- = priva di; e στέατος = grasso). Nel 1941 il dermatologo americano Paul Gross pubblicò uno studio sull’associazione tra eczema nummulare e asteatosi cutanea e introdusse il termine di eczema ragadiforme. Nella storia della dermatologia l’eczema asteatosico è stato indicato con diversi sinonimi tra cui dermatite hiemalis di Corlett, eczema squamoso di Wilson, eczema fissum di Tilbury Fox, eczema rimosum di McCall Anderson, paracheratosi cannelée di Brocq, eczema craquelatum di Caplan, eczema xerotico di Domonkos, asteatosi cutanea di Gross, asteatosis cutis, pseudoittiosi, eczema reticolato e xerosi senile. È stato talora impiegato anche il termine eczema flanellaire (termine francese utilizzato per indicare il peggioramento invernale di alcuni tipi di eczema, un tempo attribuito all’uso degli abiti di flanella). Attualmente l’eczema asteatosico è classificato con il codice EA84 all’interno della Classificazione ICD-11 delle malattie.
Terapia
La terapia dell’eczema asteatosico consiste essenzialmente nel riparare la barriera cutanea e impedire ulteriore perdita di acqua transepidermica. I bagni oleati, le emulsioni acqua in olio, e le applicazioni serali di olii vegetali (per esempio olio di mandorle dolci, olio di cocco, olio di sesamo) apportano benefici già apprezzabili nel breve periodo. Gli abiti di cotone sono da preferire alla lana, almeno a contatto con la cute asteatosica. È importante anche verificare che l’umidità dell’aria non scenda troppo al di sotto dei limiti accettabili. Per la detersione sono ottimi i bagni oleati, ma in ogni caso vanno evitati lavaggi troppo frequenti che indeboliscono ulteriormente la barriera cutanea, il microbiota cutaneo e il delicatissimo film idrolipidico. Durante la stagione balneare le persone con eczema asteatosico migliorano tantissimo, perché in estate aumenta il tasso di umidità ambientale, aumenta la produzione di vitamina D da parte della pelle e migliora anche l’idratazione cutanea grazie alla balneoterapia. Anche i raggi ultravioletti del sole svolgono un ruolo utile soprattutto sulla componente infiammatoria. Creme delicate contenenti principi attivi affini alla pelle (creme a base di ceramidi, ittiolo, urea e vitamina A) possono apportare dei benefici. Le creme al cortisone andrebbero utilizzate per brevi periodi, in modo da scongiurare un eczema asteatosico iatrogeno indotto dall’abuso di steroidi. Quando consigliate al momento della visita dermatologica, le creme a base di inibitori delle calcineurine (per esempio tacrolimus, pimecrolimus) possono avere qualche utilità, così le creme contenenti fosfolipidi attivi sui recettori vanilloidi e sui recettori cannabinoidi della pelle, come ad esempio la N-palmitoiletanolamina (PEA) e la N-acetiletanolamina (AEA). Olii naturali a base di polifenoli e vitamina E possono gradualmente ripristinare il film idrolipidico ridotto e danneggiato. Per la cura dell’eczema asteatosico sono ben tollerate le creme idratanti, emollienti e lenitive, ma occorrerebbe quando possibile privilegiare creme senza parabeni e altre sostanze potenzialmente sensibilizzanti.