Cisti del cavo orale
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Neoformazioni cistiche a sviluppo endomascellare
Le cisti del cavo orale sono neoformazioni a sviluppo endoosseo contenenti materiale più o meno duro. Possono avere origine da diversi tessuti (per esempio cisti epidermoide, cisti dermoide, cisti traumatica, cisti emorragica, cisti globulo mascellare, cisti nasopalatina, cisti mediana, cisti nasoalveolare) persino a partire dai tessuti embrionali che concorrono alla formazione dei denti, e in questo caso si parla di cisti odontogene (per esempio cisti adamantina, cisti germinale, cisti follicolare, cisti radicolare, cisti residua). Molto importante è la diagnosi differenziale con altre formazioni nodulari del cavo orale sia a decorso benigno (per esempio angioma, fibroma, condiloma, verruca, granuloma, ascesso, mucocele, epulide, lipoma, mixoma, osteoma osteoide, condroma, cisti aneurismatica, neurofibroma, cisti eruttive multiple, cisti epiteliali orali) che non (per esempio spinalioma, melanoma, tumore di Ewing, liposarcoma, angiosarcoma, linfosarcoma, fibrosarcoma, osteosarcoma), che possono interessare sia le ossa mascellari che i tessuti molli. Le cisti del cavo orale possono localizzarsi alla gengiva (cisti gengivale), al palato (cisti palatina), alla lingua, alle labbra e alle membrane mucose umide delle guance (cisti mucoide o mucocele).
Cisti gengivale
Una cisti gengivale è una cavità circoscritta palpabile sulla superficie della gengiva che può contenere al suo interno materiale mucoso o sieroso. Di solito si tratta di formazioni benigne e asintomatiche. Una radiografia panoramica delle arcate dentarie (ortopantomografia) è un esame diagnostico che dura pochi minuti, ma è molto utile al momento della visita in quanto permette di individuare almeno a grandi linee eventuali malformazioni dentarie, lesioni ossee, granulomi e tumori mandibolari, e di programmare se necessario esami ancor più mirati (per esempio risonanza magnetica nucleare, biopsia, etc). Solitamente le cisti gengivali hanno un diametro di pochi millimetri, e si presentano isolate, o in piccoli raggruppamenti sulla gengiva aderente sia mascellare che mandibolare, soprattutto in prossimità dei canini e dei premolari. Sono solitamente asintomatiche e in alcuni pazienti possono anche essere escisse chirurgicamente. La diagnosi differenziale è con altri tipi di cisti del cavo orale (per esempio cheratocisti odontogena, cisti calcificante odontogena, cisti del dotto nasopalatino, cisti radicolare, cisti ossea traumatica, etc). La presenza di cheratocisti delle ossa mascellari recidivanti e basaliomi multipli deve far ricercare ed escludere una eventuale sindrome di Gorlin Goltz.
Cisti gengivali congenite o noduli di Bohn
I noduli di Bohn o perle cornee sono piccole cisti gengivali benigne di colore madreperlaceo, di consistenza dura e del diametro di pochi millimetri. Sono formazioni fisiologiche presenti già alla nascita e si manifestano in maniera isolata o a piccoli gruppi, lungo la cosiddetta gengiva aderente, cioè quel tratto di gengiva compresa tra la linea mucogengivale e la porzione di gengiva libera che circonda il dente. I noduli di Bohn sono formazioni fisiologiche e asintomatiche, ma a volte nel bambino piccolo possono essere confuse con i denti pronti per spuntare. Possono regredire spontaneamente già in età pediatrica e solo raramente possono persistere anche negli adulti. In quanto a dimensioni, i noduli di Bohn sono più grandi dei grani di Fordyce presenti sulla mucosa delle guance o sulle labbra, e più grandi delle cisti cheratiniche della pelle.
Cisti palatali congenite o perle di Epstein
Le perle di Epstein sono piccoli noduli perlacei a contenuto epiteliale che in età pediatrica si manifestano raggruppate lungo linea mediana del palato. Come i noduli di Bohn, anche le perle di Epstein consistono in piccoli accumuli di cheratina e altro materiale di origine epiteliale intrappolato nella mucosa. Hanno un decorso benigno e possono rientrare spontaneamente già nella prima infanzia. Anche in questo caso le dimensioni sono più o meno quelle di un chicco di riso.
Differenza tra perle di Epstein e noduli di Bohn
Sebbene questi due termini vengano a volte utilizzati come sinonimi, si tratta di formazioni cistiche entrambe benigne, ma di origine differente. La principale differenza tra le perle di Epstein e i noduli di Bohn consiste soprattutto nella localizzazione topografica anziché nella composizione del loro contenuto. I noduli di Bohn neonatali contengono al loro interno detriti epiteliali del follicolo dentale, cioè di quel piccolo sacco che contiene e protegge il dente in via di sviluppo prima che questo emerga dalla gengiva. Le cisti palatali del neonato (perle di Epstein) si distribuiscono soprattutto al palato duro, ai lati del rafe palatino. Quando manca la capsula non si parla più di cisti orale ma di pseudocisti orale.
Cenni storici
Le cisti del cavo orale sono state descritte in diversi trattati di medicina, ma le prime descrizioni accurate risalgono agli inizi del XIX secolo. Nel 1817 l’embriologo francese Antoine Étienne Renaud Augustin Serres pubblicò un trattato di anatomia e fisiologia dentale, con il qualche propose una nuova teoria sulla dentizione e descrisse alcune cisti del cavo orale oggi note con il nome di ghiandole di Serres. Nel 1880 il pediatra ceco Alois Epstein descrisse le cisti palatali congenite del neonato, oggi note come perle di Epstein. Nel 1866 il pediatra tedesco Heinrich Bohn descrisse le cisti gengivali congenite del neonato oggi note come noduli di Bohn. Nel 1967 il dentista americano Alfred Fromm condusse uno studio sulle cisti del cavo orale osservati alla nascita in 1367 neonati, e suddivise tali formazioni in base alla loro posizione e composizione come perle di Epstein, noduli di Bohn e cisti della lamina dentale.
Nodulo al cavo orale
Di fronte a una qualsiasi neoformazione del cavo orale è importante rivolgersi al proprio medico di famiglia, che a seconda del quadro clinico potrà eventualmente richiedere una consulenza in chirurgia maxillo facciale, odontoiatria, odontostomatologia o dermatologia del cavo orale.