ALOPECIA AREATA

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO

Alopecie cicatriziali e non cicatriziali

Il termine alopecia fu introdotto nel V secolo a.C. dal medico greco, Ippocrate di Kos per indicare un diradamento più o meno diffuso dei peli o dei capelli. La parola deriva dal greco (ἀλώπηξ = volpe), in quanto la volpe cambia il pelo in autunno e primavera. Esistono diverse forme di alopecia, alcune transitorie (es. defluvium post partum, anagen effluvium, telogen effluvium, tricotillomania, alopecia sifilitica a piccole chiazze di Lee McCarthy, etc) e altre a evoluzione cronica (es. alopecia androgenetica, pseudoarea di Brocq, lichen planus, lupus eritematoso, morfea, etc).

ALOPECIA AREATA

L’alopecia areata rientra tra le forme reversibili, acquisite e non cicatriziali di alopecia, sebbene vi siano casi il cui decorso può durare molti anni. In questa patologia la perdita dei capelli è localizzata alle aree in cui i follicoli piliferi sono attaccati dal sistema immunitario del paziente. L’alopecia areata fu descritta intorno all’anno 30 d.C. dal medico romano Aulo Cornelio Celso, da cui prende il nome (area Celsi), per distinguerla dall’alopecia androgenetica (calvizie comune) descritta 5 secoli prima da Ippocrate e nota pertanto anche come alopecia ippocratica.

Le cause dell’alopecia areata

Nell’alopecia areata il capello viene distrutto da un processo autoimmunitario. Come per le altre malattie dermatologiche, molto importante è la componente emotiva della patologia e infatti tale forma viene anche denominata alopecia da stress. Episodi di forte stress emozionale (es. perdita di una persona cara, forte paura, carattere ansioso, etc) possono talora innescare il processo. Molto importante per il dermatologo è la ricerca di possibili patologie autoimmuni associate (es. vitiligine, tiroiditi, diabete mellito, etc).

Immagini di alopecia areata del cuoio capelluto

Alopecia areata e credenze popolari: alcuni miti da sfatare

L’alopecia areata è causata da un processo autoimmune e infiammatorio del follicolo pilifero. Essa pertanto non è infettiva e non è causata da alcun “verme” della pelle, come spesso riportato dalle credenze popolari di un tempo. Il mito del verme che cammina sotto la pelle e distrugge il pelo, nasce probabilmente dal fatto, che una variante di alopecia areata denominata ofiasi (in greco ὀφίασις significa serpente) a causa del suo decorso sinuoso, un tempo veniva chiamata snake’s disease (malattia del serpente). Attualmente, antichi termini medici utilizzati per indicare in maniera generica un diradamento dei capelli, (es. alopecia da stress, tricorrea, defluvium capillorum, porrigo decalvante, etc), sono sempre meno utilizzati in tricologia medica e riportati nel lunghissimo elenco delle malattie dermatologiche con la moderna nomenclatura.

L’alopecia areata può manifestarsi anche in altre aree del viso o del corpo

Come si presentano le chiazze di alopecia areata

L’alopecia areata si presenta con una o più chiazze rotondeggianti, prive di peli o capelli. Essa si può localizzare in qualsiasi area del corpo, ma le aree maggiormente interessate sono il cuoio capelluto e la barba. Anche le unghie possono talora essere interessate, con onicopatia punctata e aumento della striatura verticale della lamina. Al momento della visita dermatologica è possibile riscontrare all’interno delle chiazze alopeciche, i capelli a punto esclamativo e i capelli cadaverizzati, meglio evidenziati con la dermatoscopia del cuoio capelluto, tecnica rapida e non invasiva, nota anche come tricoscopia, scalposcopia o esame tricoscopico. Con la tricoscopia si possono talora evidenziare anche i cosiddetti peli affusolati, i punti neri, i punti gialli cheratosici, e alcune microfratture del fusto pilifero non visibili a occhio come la tricoptilosi e la tricoclasia. Nei pazienti con alopecia areata del cuoio capelluto, durante la fase di ricrescrita si possono talora osservare alla tricoscopia piccoli capelli arrotolati definiti a coda di maiale, visibili anche in altre patologie del cuoio capelluto come ad esempio nel lichen planus pilaris. I capelli bianchi si dimostrano particolarmente resistenti alla caduta e nelle persone con capelli brizzolati, un’alopecia areata può lasciare intatti solo questi, dando l’impressione di un rapido imbianchimento dei capelli in poche ore. Si narra infatti della regina Maria Antonietta che sbiancò tutti i capelli in una notte, quando seppe della sua imminente esecuzione capitale. Tra le varianti estese di alopecia areata ricordiamo l’alopecia totale, con perdita di tutti i capelli e l’alopecia universale, con scomparsa dei peli su tutto il corpo (es. capelli, ciglia, sopracciglia, peli pubici, etc).

Esistono diverse forme di alopecia, da inquadrare al momento della visita specialistica presso il proprio dermatologo

La visita dermatologica per l’alopecia areata

Quando invece si manifesta unicamente alopecia intorno a un neo si parla di alopecia areata perinevica, un fenomeno più o meno simile al nevo di Sutton (vitiligine perinevica) e al nevo di Meyerson (pitiriasi rosea perinevica). Al momento della visita specialistica il dermatologo può distinguere a seconda del quadro clinico una semplice alopecia areata, da altre forme di diradamento di natura infettiva (es. tinea capitis, tinea favosa, alopecia a piccole chiazze in corso di sifilide secondaria, etc) o non infettiva (es. alopecia androgenetica, telogen effluvium, alopecie cicatriziali, etc). Una volta escluse possibili patologie autoimmuni associate, le terapie si basano solitamente sull’uso di rimedi sistemici associati a eventuali preparati dermatologici per uso topico, variabili da caso a caso. In dermatologia sperimentale vi è attualmente un crescente interesse verso alcuni inibitori orali delle Janus chinasi (per esempio baricitinib, brepocitinib, deuruxolitinib, ivarmacitinib, ritlecitinib) nel trattamento sistemico di alcune forme gravi di alopecia areata dell’adulto.