Dermatologo Dott. Del Sorbo

IgE totali e malattie dermatologiche

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO
Cosa sono le IgE totali PRIST
Le IgE sono speciali anticorpi (immunoblobuline) presenti in basse concentrazioni nel sangue di tutti gli individui, con il compito di difendere l’organismo da eventuali parassiti (es. elminti o vermi intestinali). Quando il nostro sistema immunitario incontra una sostanza estranea (es. un allergene o un parassita), alcune sue cellule (denominate linfociti T helper 2 o Th2) iniziano a produrre delle sostanze dette interleuchine (es. IL4, IL5, IL13, IL25, etc) in grado di far aumentare la produzione di IgE.

A cosa servono le IgE

Le IgE sia nei bambini che negli adulti, si legano all’eventuale allergene o parassita, inattivandolo. Tutte le IgE che hanno «catturato» un allergene, si legano sulla superficie di particolari cellule del sistema immunitario (es. mastociti, basofili, etc) stimolandole a produrre sostanze proinfiammatorie (es. istamina, prostaglandine, leucotrieni, PAF, serotonina, histamine releasing facrots, etc) responsabili di svariati sintomi simil allergici (per esempio prurito, orticaria, dermatite atopica, eczema, prurigo nodulare, asma, rinite allergica).

La quantità IgE prodotta dai bambini e dagli adulti è stabita dal rapporto tra i linfociti Th1 e i linfociti Th2. Le IgE possono aumentare in tutti quei casi in cui vi è un’alterazione della cosiddetta bilancia Th1/Th2, con aumento eccessivo delle difese dell’organismo, nei confronti di stimoli normalmente innocui. In alcuni pazienti con dermatite atopica gli elevati livelli di IgE totali sono la diretta conseguenza dell’indebolimento della barriera cutanea, che si lascia facilmente attraversare da sostanze presenti nell’ambiente esterno, innescando in questo modo una risposta infiammatoria e un’aumentata produzione di immunoglobuline. Le IgE possono essere elevate anche nella malattia di Giobbe (sindrome da iperIgE) e in altre malattie non allergiche, come le infezioni da candida a carattere sistemico e le infezioni da HIV. IgE alte si possono riscontrare anche nei fumatori e nelle malattie della pelle caratterizzate da un difetto della barriera epidermica, nelle quali è più probabile l’ingresso transepiteliale di potenziali allergeni.

La sindrome di Giobbe (detta anche sindrome da iper IgE o HIERIS Hyper IgE Recurrent Infection Syndrome) è una rara forma di immunodeficienza descritta la prima volta nel 1966 da Davis, Schaller e Wedgwood. Il nome sindrome di Giobbe, ricorda il noto personaggio biblico dell’antico testamento che fu ricoperto di pustole da Satana (Giobbe 2:7 - Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo). La sindrome di Giobbe si presenta nei bambini già poco dopo la nascita con IgE altissime (valore superiore a 2500 U/ml), eczema e infezioni ricorrenti. Le IgE possono essere alte anche in altre forme di immunodeficienza, sia del bambino che dell’adulto, come la sindrome di Nezelof, la sindrome di DiGeorge, il deficit di IgA, la sindrome di Wiskott Aldrich e l’AIDS.

Valori elevati di IgE totali possono essere anche riscontrati nelle mastocitosi, nella sindrome di Omenn (immunodeficienza descritta nel 1965 dal medico americano Gilbert Omenn e caratterizzata da eritrodermia, rash cutanei, linfoadenopatia, ipereosinofilia, diarrea, alopecia, epatosplenomegalia e infezioni ricorrenti), nel pemfigoide bolloso (soprattutto IgE anti BP180 e IgE anti BP230), nelle infezioni da aspergillo, nelle candidosi sistemiche, nelle infezioni da citomegalovirus e nella mononucleosi infettiva. Un valore alto di IgE totali, può essere riscontrato sia in situazioni di iperreattività cutaneo mucosa (per esempio dermatite atopica, sindrome orale allergica, etc), che in numerose altre situazioni di natura non allergica (es. scabbia, parassitosi intestinali, morbo di Hodgkin, fibrosi cistica, epatopatie, sindrome nefrosica, artrite reumatoide, panarterite nodosa, carcinoma bronchiale, pemfigoide bolloso, malattia di Kawasaki, eritema nodoso, sindrome di Guillain Barré, mieloma a IgE, sindrome di Netherton, etc).

IgE totali alte

Foto di eczema nel bambino (foto in alto) e nell’adulto (foto in basso), con intenso prurito e IgE alte

IgE altissime

Per la maggior parte delle metodiche di laboratorio utilizzate, un PRIST è considerato solitamente normale se le IgE totali sono inferiori a 100 U/ml. Davanti a una situazione di IgE totali elevate (PRIST o Paper Radio Immuno Sorbent Test), si procede alla ricerca mirata delle IgE specifiche (RAST o Radio Allergo Sorbent Test). In base a un’anamnesi accurata e a un esame obiettivo completo, lo specialista può suggerire il tipo di IgE specifiche da ricercare nel sangue (es. latte intero, tuorlo d’uovo, polvere di casa, parietaria, graminacee, etc). Tra i test diagnostici maggiormente utilizzati dal dermatologo in caso di eczema da contatto, vi sono i cosiddetti patch test o test epicutanei. I test orticaria fisica invece, possono essere praticati in caso di orticaria, anche con valori di IgE normali.

IgE alte nei bambini e negli adulti

Patch test in paziente con eczema ed IgE alte (foto in alto) e test orticaria fisica in paziente con IgE normali (foto in basso)

IgE totali PRIST

Il significato delle IgE nella storia e nella pratica clinica

Nel 1921 l’immunologo tedesco Otto Carl Willy Prausnitz (Giles) e il ginecologo tedesco Heinz Küstner isolarono dal siero degli individui allergici una glicoproteina che denominarono reagina, in grado di scatenare la stessa reazione allergica se iniettata a individui non allergici. Infatti il Dr. Küstner, allergico al pesce, iniettò il suo siero al Dr. Prausnitz, non allergico, trasferendogli l’allergia al pesce (reazione di Prausnitz Küstner). Nel 1966 i coniugi giapponesi Teruko e Kimishige Ishizaka (USA) e i colleghi ricercatori svedesi Gunnar Johansson e Hans Bennich, dimostrarono che le reagine non erano altro che una nuova classe di immunoglobuline, oggi nota con il nome di IgE. Nel 1970 furono introdotte in commercio le prime metodiche in grado di dosare le IgE totali (PRIST = Paper Radio Immuno Sorbent Test) e le IgE specifiche (RAST = Radio Allergo Sorben Test). Oggi per il dosaggio delle IgE totali, i laboratori non utilizzano più il metodo immunoradiometrico con supporti in carta (la lettera P del PRIST indicava paper = carta), ma il moderno metodo immunoenzimatico RIST (Radio Immuno Sorbent Test), nonostante il termine PRIST si utilizzi tuttora come sinonimo di RIST.

Nel 1971 i ricercatori giapponesi Hisao Tomioka e Kimishige Ishizaka notarono che le IgE avevano elevata affinitè per i recettori localizzati sulla membrana dei mastociti e dei basofili e il legame dell’antigene sulle IgE portava al rilascio di svariati mediatori dell’infiammazione di tipo allergico. Recentemente sono stati individuati anticorpi monoclonali diretti contro il sito di legame delle IgE. Farmaci biologici come omalizumab e ligelizumab sono veri e propri anticorpi anti IgE e possono essere presi in considerazione per alcuni pazienti selezionati affetti da orticaria cronica spontanea o asma severa resistente alle terapie farmacologiche tradizionali. Si tratta di anticorpi monoclonali IgG1k in grado di legarsi a una precisa regione della catena pesante delle IgE circolanti, impedendo a queste ultime di legarsi al recettore FcεR1 espresso sulla membrana di mastociti e basofili, che in questo modo liberano meno istamina e meno sostanze vasoattive. Tra le molecole attive sulle IgE rientrano anche quilizumab, gomiliximab e lumiliximab.

Al momento della visita specialistica, il dermatologo potrà interpretare in base alla storia clinica del paziente e alle manifestazioni dermatologiche in atto, il significato di eventuali IgE totali alte e richiedere una consulenza allergologica in caso di manifestazioni extracutanee, come l’asma, la rinite e la congiuntivite allergica, a volte associate ad alcune malattie della pelle. Quando richiesto al momento della visita medica, il dosaggio delle IgE totali (PRIST) e delle IgE specifiche (RAST) può essere effettuato su un normale prelievo di sangue, in qualsiasi laboratorio di analisi cliniche, evitando possibilmente di assumere prima del prelievo, farmaci antiallergici come gli antistaminici e i cortisonici per via orale, che potrebbero in alcuni casi falsare l’esito dell’esame.