Dermatologo Dott. Del Sorbo

DOMANDE E RISPOSTE FREQUENTI IN DERMATOLOGIA E VENEREOLOGIA (FAQ)

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO

221 FOLLICOLITE DA CERETTA E FOLLICOLITE DA STEROIDI

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 30 anni e Le scrivo dalla provincia di Roma. Dopo una depilazione ho notato sulle gambe dei puntini rossi. Il mio medico mi ha diagnosticato una follicolite da curare con il cortisone. Ho provato ma il problema peggiora. Cosa posso fare? Grazie.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Dopo una depilazione alcuni individui sia maschili (es: rasoio manuale, rasoio elettrico, luce pulsata, crema depilatoria, etc) che femminili (es: ceretta, pinzetta, elettrodepilazione, luce pulsata, etc) sviluppano una reazione infiammatoria transitoria a partire dai follicoli piliferi traumatizzati, che si può presentare sia con papule (puntini rossi senza la punta bianca) che con le classiche pustole (puntini rossi con la punta bianca). In alcune persone ciò rappresenta solo un fenomeno occasionale, mentre in altre il problema tende a ripresentarsi a ogni depilazione. Mentre nei soggetti con pelle chiara, i cosiddetti puntini rossi, regrediscono nel giro di qualche giorno, nei soggetti di pelle un po’ più scura o olivastra, la follicolite recidivante rappresenta un fastidioso inestetismo, in quanto alla scomparsa delle papule /pustole, fa seguito un esito pigmentario, che nei casi meno fortunati si protrae per molti mesi (macchie scure persistenti). Le creme steroidee purtroppo, sono esse stesse induttrici di follicoliti (all’interno del foglietto illustrativo di molte creme al cortisone, tra gli effetti colleterali vi è spesso riportata la follicolite o acne da steroidi). La follicolite da cortisone è facilmente riconoscibile perché le papule sembrano essere tutte identiche tra loro (stessa fase evolutiva). In alcuni casi di follicolite lieve, alcune creme, lozioni o mousse antibiotiche suggerite dallo specialista, possono dare qualche beneficio. In altri casi più impegnativi, si può prendere in considerazione il ricorso a eventuali terapie per via orale. Dato il periodo estivo, è importante evitare l’esposizione al sole e alle lampade UV con una follicolite in corso, specie se si ha la pelle bruna o se si è abbronzati. Anche l’assunzione della pillola anticoncezionale, può nei mesi caldi, favorire la comparsa di macchie brune di melanina, in seguito a una brusca depilazione. Con una visita specialistica accurata presso il Dermatologo a Lei più vicino, sarà possibile programmare, dato il Suo tipo di pelle, il rimedio più veloce per guarire dalla follicolite e possibilmente qualche sistema per evitare che il fenomeno si ripresenti.

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222 DERMATITE E PRURITO SUL PRATO: DERMATITE BOLLOSA STRIATA PRATENSIS

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 27 anni della provincia di Piacenza. Un mese fa ho fatto un servizio fotografico in intimo e ho dovuto posare sdraiata sull’erba. La sera stessa mi ero completamente riempita di puntini rossi con forte prurito, così il mio dottore mi ha prescritto la cremacortidro da prendere insieme alle compresse di zirtec. Dopo qualche giorno i puntini e il prurito sono scomparsi quasi completamente, ma mi sono rimasti sui glutei. Cosa posso fare?

IL DERMATOLOGO RISPONDE: esiste una dermatite molto frequente nei mesi caldi denominata dermatite bollosa striata pratensis, descritta la prima volta nel 1926 dal dermatologo austriaco Moriz Oppenheim. Generalmente questa patologia insorge quando la cute viene a contatto con piante contenenti furocumarine (es: prato comune, piante di fichi, etc). Affinché si possano manifestare prurito e dermatite, occorre oltre al contatto con l’erba, l’esposizione al sole (anche involontaria). Infatti le furocumarine sviluppano sulla cute un’azione fototossica in presenza di raggi UV. Tale fenomeno lo riscontriamo nelle persone che amano prendere il sole nei prati, nelle persone che amano fare il bagno nel fiume, nei giardinieri e in alcuni contadini (es: specie nel periodo di potatura dei fichi). La dermatite bollosa striata pratensis è denominata anche fitofotodermatite, termine che indica letteralmente dermatite indotta dall’azione contemporanea delle piante (fito) e della luce del sole (foto). Il prurito insorge poche ore dopo il contatto e persiste generalmente una decina di giorni, lasciando esiti ipercromici (macchie brune generalmente transitorie), soprattutto nei soggetti bruni o olivastri. La dermatite si chiama striata perché a volte riproduce sulla cute il segno dei fili d’erba o del contatto con le piante, con segni simili a frustate. Il contatto con le stesse piante nei mesi invernali, non scatena la stessa reazione. Nelle giornate di sole invece, le recidive si possono ripresentare alle prossime occasioni e nelle stesse condizioni (contatto con erba + sole). Una visita specialistica accurata presso il Dermatologo a Lei più vicino, permetterà di giungere a una diagnosi precisa (es: dermatite striata pratensis, puntura da insetti, orticaria papulosa, etc) e di programmare una terapia mirata al problema. Le invio un mio recente articolo sulle reazioni spiacevoli della pelle esposta al sole (fotodermatosi). Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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223 DERMATITE SEBORROICA: CRONICA E RECIDIVANTE

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 28 anni e vorrei esporLe una problematica dalla quale sono affetta dall’età di 12-13 anni circa. Si tratta, così mi è stato detto nei numerosissimi consulti da vari specialisti, di una dermatite seborroica. Il problema è che non esiste modo di curarla, mi hanno detto, in quanto prevale una componente psicosomatica. Ho fatto dosaggi ormonali senza che siano emersi particolari problematiche, ho provato cure di ogni tipo senza nessun risultato apprezzabile nel tempo. L’unico farmaco che aveva dato giovamento, ma solo durante la somministrazione, era il roaccutan, preso per alcuni mesi a causa dell’acne. In quel caso l’aver minimizzato le ghiandole sebacee aveva fatto scomparire anche la dermatite. Per la prima volta dopo anni la pelle restava asciutta (in genere ho un’imbarazzante ipersecrezione di sebo) e i capelli non necessitavano di lavaggi quasi quotidiani. Vorrei sapere Dottore, se esiste una speranza e se conosce un centro nella mia zona specializzato in questo genere di malattia, non mortale certo, ma invalidante psicologicamente.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Una delle caratteristiche più noiose della dermatite seborroica è che in molti casi, le manifestazioni cliniche tendono a recidivare nel tempo. L’ipersecrezione sebacea crea nelle tipiche aree seborroiche (es. lati del naso, sopracciglia, cuoio capelluto, etc) il microambiente ideale per la proliferazione del Malassezia furfur (lievito lipofilo già presente sulla cute normale e ospite stanziale del microbioma cutaneo). Tale microrganismo degrada il sebo in eccesso in acidi grassi proinfiammatori, grazie a un enzima denominato lipasi. Nel periodo in cui assumeva l’isotretinoina per la cura dell’acne, l’effetto sebonormalizzante del farmaco apportava benefici notevoli proprio per i motivi appena spiegati. Visto che siamo in agosto, approfitti dei sebonormalizzanti creati da madre natura (sole e acqua di mare) e programmi a settembre una visita specialistica accurata presso il Suo dermatologo, facendo tesoro delle mancate risposte alle terapie precedenti. Non esiste purtroppo un’unica cura ugualmente efficace per tutti i casi di dermatite seborroica e con la prossima visita, il Suo Dermatologo, in base alle caratteristiche cliniche delle manifestazioni in atto, programmerà la terapia più adatta per il Suo tipo di pelle. Oggi si riesce a rendere tale problema quasi come se non ci fosse. Anche la componente emotiva (aspetto psicosomatico) è importante, ma non è solo lo stress la causa della dermatite seborroica. Se così fosse l’incidenza di tale problema assumerebbe nella popolazione generale numeri a nove cifre. L’argomento dermatite seborroica è stato affrontato anche in altre sezioni di questo sito (es. risposta 203), ne parli con il Suo dermatologo alla prossima visita. La dermatite seborroica è un problema così comune che viene correttamente gestito da ogni dermatologo. La tendenza alle recidive fa parte della natura stessa della patologia e nella maggior parte dei casi non è ascrivibile a terapie inadeguate. L’obiettivo della maggior parte delle moderne terapie è quello di rendere tale fenomeno accettabile e meno problematico, apportando spesso lunghi periodi di beneficio alternati a brevi periodi di riacutizzazione. La gestione dei periodi di riacutizzazione, è possibile con schemi di terapia di mantenimento personalizzati. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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224 VERRUCA SOTTO AL TALLONE E BOLLA DA CRIOTERAPIA

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, Le scrivo per un problema molto semplice, ma la risposta potrebbe essere molto importante per me. Avevo una verruca piuttosto grande sotto il tallone del piede e mi sono sottoposto a un trattamento di crioterapia. Ora la verruca si è seccata ed è rimasta una bolla piuttosto grande e scura (ritengo sia semplicemente sangue coagulato e nulla più) che dovrei togliere. La domanda è: dopo che il dermatologo mi asporterà questa bolla (che ormai non mi da più alcun fastidio) sarò in grado subito di camminare oppure potrei riscontrare dei problemi?

IL DERMATOLOGO RISPONDE: In seguito a una crioterapia con azoto liquido, a volte si può formare una bolla sieroematica che può andare incontro a rottura spontanea o post traumatica. Per questo motivo al momento della crioterapia, il dermatologo consiglia l’applicazione giornaliera di prodotti antisettici in grado di prevenire eventuali sovrinfezioni batteriche. Generalmente, quando le dimensioni della bolla sono di qualche cm di diametro, la sua rottura permette la deambulazione fin da subito, ma l’ambiente deve rimanere comunque asettico per alcuni giorni, continuando ad applicare i prodotti consigliati dallo specialista al momento della seduta di crioterapia (es: acqua ossigenata, crema antibiotica, crema al perossido di idrogeno, iodopovidone, etc). Solo in rari casi, quando la bolla è particolarmente grande, la sua rottura può rendere la deambulazione difficoltosa per qualche ora. La visita dermatologica di controllo dopo crioterapia, è utile in tutti i casi, proprio per valutare, oltre al buon esito del trattamento effettuato, l’asepsi dell’area trattata in caso di formazione di bolla. In presenza di bolla molto grande, il dermatologo può decidere al momento della visita di controllo, se attendere la sua rottura spontanea o favorire quest’ultima attraverso l’uso di un ago sterile. Molto dipende da quanto lo specialista osserva al momento della visita. Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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225 LICHEN PLANUS DEL GLANDE: PATOLOGIA AD ANDAMENTO CRONICO

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, Le spiego dettagliatamente ciò che mi stressa da circa 4-5 anni: piccole macchioline rosse sul glande di forma circolare che nascono come un puntino (o brufolo) e poi si allargano interessando soprattutto la parte bassa del glande (mai vicino al prepuzio). Le macchie non danno alcun fastidio quale bruciore, prurito o altro. Ho iniziato con varie vistite dal dermatologo ma nonostante l’uso prescritto di daktarin polvere e successivamente locoidon non risolvevo niente (con il locoidon stavo bene un settimana e poi tornavano). Mi reco un paio di anni fa da un andrologo il quale mi chiede analisi del sangue (VDRL e anticorpi erpetici IgG e IgM) oltre a provvedere lui stesso a una citologia per scraping tramite vetrino (con un vetrino ha prelevato qualcosa dal glande). L’esito del sangue fu VDRL negativa, anticorpi IgG presenti e anticorpi IgM assenti oltre a tutti gli altri valori (transaminasi, globuli, piastrine etc.) senza alterazioni. Mi ha spiegato che sono venuto a contatto con il virus herpes e ne sono anche guarito). Il risultato della citologia fu invece: cellule epiteliali con modesto infiltrato flogistico non si osservano ife riferibili a micosi. Assenza di cellule displastiche. Il reperto depone per balanite aspecifica. Mi diede un antibiotico per 6gg (diflucan) e una crema per 20 gg (travocort). Dopo 3 gg di cura le macchie sembravano migliorate ma appena ho smesso di mettere le creme le macchie sono ritornate come per il locoidon. Mi ha suggerito quindi una vistita da un dermatologo di sua fiducia il quale ha deposto per un lichen planus anularis e mi ha prescritto clobesol e lavaggio con balanil. Una volta terminata la cura (per 7 giorni) le macchie sono andate via e mi ha consigliato di utilizzare sempre il sapone balanil con annesso il gel balanil. Dopo 4-5 giorni vedo l’insorgere di 2 nuovi puntini/brufoli come all’inizio descritto e a oggi a distanza di tempo Le confermo la persistenza delle macchie nella zona bassa del glande. Sto continuando ad applicare, (ogni 2-3 giorni) advantan e dermamid così come consigliato dal dermatologo. Gradirei un Suo ulteriore parere in merito alla cura e al decorso. È normale la persistenza per tanto tempo? Devo continuare con l’advantan? Non sono state individuate altre tecniche per debellare questo problema?. La ringrazio ancora per la disponibilità.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Il lichen planus dei genitali maschili e femminili spesso ha una forma anulare (lichen planus anularis) e mostra in superficie un aspetto lievemente reticolato (strie biancastre a foglie di felce), che si accentua dopo applicazione di acido acetico. Si tratta di una patologia con decorso cronico recidivante, completamente asintomatica nelle varianti non erosive. In alcuni casi vi può essere associazione con altre patologie (es: epatite C, sindrome penogengivale, etc). La certezza della diagnosi si ottiene con l’esame istologico (ipercheratosi ortocheratosica, acantosi e ipergranulosi), eseguito solo in rari casi, data la sede. La diagnosi clinica è molto più agevole quando coesistono altri segni extragenitali (es: lichen planus orale, epatopatia cronica, etc). Nelle forme minime e isolate, non è semplice distinguere il lichen planus genitale dalle altre balaniti (per esempio balanite psoriasica, balanite eczematosa da contatto, balanite irritativa, balanite traumatica, etc). Le applicazioni di steroidi topici rappresentano il primo step di terapia, che il Suo dermatologo potrà adattare di volta in volta, in base alle manifestazioni in atto e alle risposte terapeutiche ottenute. Esistono anche terapie che non prevedono l’uso del cortisone, ma sarà il Suo dermatologo a stabilire il percorso terapeutico migliore, tenendo conto della Sua situazione clinica al momento della visita dermatologica. Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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226 PRURITO IN TUTTA LA FAMIGLIA: SCABBIA O ACARIASI

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, due mesi fa mio figlio, 6 anni ha cominciato ad avvertire prurito sotto un’ascella e ai genitali, dove successivamente è spuntato come un brufolo o una puntura di insetto. La pediatra pensando fosse un fungo mi ha prescritto Pevisone che inizialmente sembrava facesse effetto, nel senso che il brufolo si ridimensionava ma il prurito persisteva. Smessa la cura, proviamo con Fucicort per 6 giorni e ancora niente, poi con il Locoidon sempre per sei sette gg. In contemporanea il bambino assumeva 10 gocce di zirtec la sera perché precedentemente è risultato allergico al DP, DF e olivo, ai genitali questo brufolo o puntura di insetto , però sembra estendersi. A questo punto la pediatra mi consiglia di rivolgermi al dermatologo che in un primo momento pensa che si tratta di punture di insetti. Mi fa praticare un esame colturale per la ricerca di miceti (dato che gli avevo detto dell’apparente miglioramento col pevisone) ma il risultato è stato negativo. In seguito scopriamo che alcuni parenti che frequentiamo periodicamente e dove mio figlio ha anche dormito, hanno un problema che il loro dermatologo ha definito acarite ma che ora dicono di aver risolto con delle cure. Mi sono rivolta allo stesso loro dermatologo ma ha escluso momentaneamente che si tratti della stessa cosa dato che il bambino non è pieno di quei brufoli come loro (ma ci ha chiesto se fossimo stati in casa da loro dicendoci che quella è una cosa contagiosa) e gli ha dato come cura selan mico per la detersione, mercurocromo da applicare la mattina per 15 gg e canesten la sera per 10gg. I brufoli sembrano sgonfiati ma il prurito persiste, forse in maniera minore. Il problema è che lo stesso brufolo che ha sotto l’ascella, adesso, da un mesetto ce l’ha anche la bambina di 2 anni e inizia a grattarsi anche mio marito. Prima compare il prurito, poi il brufoletto e la parte è tutta arrossata. Sembra che ci siano tantissimi piccolissimi brufoletti che stanno per nascere. Mio figlio poi di tanto in tanto si gratta sul petto. Stiamo impazzendo, che sarà? Grazie.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Le cause di prurito possono essere davvero tante e non è facile dare una risposta concreta basandosi unicamente su una descrizione telematica, sebbene molto accurata. La negatività all’esame microscopico miceti, il falso miglioramento del prurito con il cortisone, l’interessamento ascellare e la diffusione del problema a tutta la famiglia, può far pensare a un’acariasi o una scabbia. Se tale sospetto dovesse essere confermato al momento della visita dermatologica di controllo, la terapia dovrebbe essere estesa a tutta la famiglia. Generalmente il trattamento consiste nell’applicare dei prodotti mirati per pochi giorni, ma in tutta la famiglia per evitare il cosiddetto effetto ping pong. Chiaramente prima di parlare di terapia dovremmo avere prima una corretta diagnosi. Con la visita di controllo presso il vostro dermatologo, sarà possibile valutare l’evoluzione delle manifestazioni cliniche, valutare il tipo risposta alla precedente terapia e giungere a una diagnosi precisa. Una volta giunti alla diagnosi (es. scabbia, acariasi, etc) sarà possibile programmare una prevenzione e una terapia per tutta la famiglia. Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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227 PRURITO NEI PUNTI DI PRESSIONE NELLE ORE SERALI

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, grazie anticipate, cercherò di essere più breve possibile: qualche anno fa eseguito uno striscio vaginale mi hanno diagnosticato spore di Candida albicans. La ginecologa mi diede degli ovuli per 3 giorni, da allora ho un terribile prurito diffuso in tutto il corpo che mi si accentua quando mangio determinati alimenti, la sera e la notte, quando sudo e la sera sia in estate che in inverno se esco fuori. Da allora ho fatto sempre uso di antistaminici per alleviare i sintomi solo che, ormai è più di un anno che l’uso è diventato giornaliero. Le volevo aggiungere che i punti in cui ho maggior prurito sono le giunzioni e dove i vestiti stringono. Ho eseguito parecchi controlli ma nessuno concretamente ha preso visione che il mio problema più grande è questo prurito che a volte mi esaspera. Comunque ieri l’endocrinologo da cui sono stata durante la visita guardandomi dietro il collo ha notato come delle pieghe e mi ha detto che si tratta di candidosi cutanea. Premetto che io ho spesso notato ciò per il prurito che mi causa quando sudo ma non l’ho mai fatto vedere a nessun medico perché pensavo fosse una piega naturale del collo e anche perché essendo dietro non posso vedermela. Potrebbe essere questa candidosi cutanea a rendermi la vita invivibile da oltre sette anni ed eventualmente cosa dovrei fare? Grazie per avermi letta e soprattutto grazie di una Sua risposta.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: La candidosi cutanea è una patologia infettiva caratterizzata da un’eruzione eritemato pustolosa, essudante, rosso scuro, con orletto biancastro squamoso. Nelle pieghe cutanee (es. collo, ascelle, inguine, pieghe sottomammarie, etc) spesso si forma un’intertrigine (infiammazione delle pieghe con prurito e a volte fissurazione). La candidosi delle pieghe inguinali, spesso si estende fino all’area anogenitale, con prurito e pustole satelliti al di fuori della chiazza principale. I fattori che possono favorire lo sviluppo di una candidosi cutanea, sono diversi (es. obesità, cure ormonali, gravidanza, diabete mellito, sudorazione eccessiva, etc). Dato il periodo estivo, l’interessamento della piega del collo, con buona probabilità potrebbe essere attribuito alla candida albicans (intertrigine da candida) così come spiegato dal collega al momento della visita. La sudorazione eccessiva crea un ambiente caldo umido, che favorisce lo sviluppo della candida. Quello che però è abbastanza insolito, è l’attribuzione a un’eventuale infezione da candida, di un prurito persistente da 7 anni. Difficilmente le infezioni da candida possono dare reazioni con queste caratteristiche e di queste durate. La maggior parte delle dermatiti pruriginose, aumentano nelle ore serali, perché la produzione di istamina aumenta la sera in tutti noi. Anche lo sforzo fisico induce una maggiore liberazione di istamina, infatti esistono persone che sviluppano delle vere e proprie orticarie da sforzo (orticaria colinergica). Persino il contatto stretto con alcuni indumenti (es. elastico del reggiseno, bordo del calzino, elastico degli indumenti intimi, etc) provoca liberazione di istamina, fenomeno che in dermatologia osserviamo spesso, nelle persone che soffrono di orticaria da pressione. Nella Sua descrizione ha ricordato le visite specialistiche effettuate in ginecologia ed endocrinologia. Una visita dermatologica accurata potrebbe chiarire finalmente le cause di questo prurito persistente. Al momento della visita porti con sé eventuali esami fatti in passato per altri motivi (es. dosaggio dei sali biliari, dosaggio delle IgE totali PRIST, esame parassitologico delle feci, etc) che potrebbero risultare utili al collega. Ovviamente al momento della visita, il collega potrà richiederLe eventuali altri accertamenti diagnostici, per poter giungere finalmente a una diagnosi definitiva e programmare così un percorso terapeutico mirato.

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228 ACNE E LAMPADE ABBRONZANTI: UN LUOGO COMUNE

DOMANDA: Salve Dottor Antonio Del Sorbo, sono un ragazzo di 18 anni e volevo chiederLe un consiglio riguardo all’acne. A partire da 16 anni ho incominciato a soffrire di acne e seguendo i consigli di mia madre, laureata in medicina e che si è rivolta a suoi colleghi esperti al riguardo, senza rivolgermi da un dermatologo e ho incominciato a utilizzare vari prodotti fino a che non ho trovato come cura definitiva il benzac gel la sera e come lavaggio quotidiano mattina e sera un sapone specifico per pelli grasse. Diciamo che da un anno la situazione è migliorata grazie a Dio ma i vari punti neri seguiti da pustole arrossate di varie proporzioni non mancano mai durante la settimana in particolare sul viso ovviamente. A questo dubbio mi sono venute spontanee due domande, che sono: 1) Le lampade a raggi UV aiutano a eliminare o alleviare l’acne oppure ne accentuano lo svilupparsi, visto che ovunque sento pareri contrastanti al riguardo; 2) Quando compare un punto nero oppure una pustola è meglio non toccarla oppure quando matura schiacciarla e far uscire il pus all’interno? In attesa di una Sua risposta Le porgo cordiali saluti e complimenti per il lavoro che lei svolge.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Per la cute acneica o seborroica le lampade UV offrono benefici solo temporanei, in quanto l’ultravioletto lungo utilizzato dai solarium estetici, induce una seboregolazione solo momentanea, a cui può far seguito talora una fastidiosa seborrea reattiva (effetto rebound). Questo è il motivo per il quale trova pareri contrastanti sull’argomento. Mentre l’esposizione alla luce naturale del sole, induce una seboregolazione efficiente, l’uso del solo ultravioletto lungo (UV-A) presente nelle sorgenti irradiative artificiali, accontenta il paziente solo al momento della lampada e qualche giorno dopo. La seborrea che giunge nei giorni successivi, costringe spesso il paziente a una sorta di schiavitù da solarium, che a lungo andare può causare altri problemi. Per quanto riguarda la domanda sulla premitura manuale delle pustole non è difficile immaginare la risposta del dermatologo. Le papulo pustole dell’acne sono dovute a un fenomeno infiammatorio del follicolo pilosebaceo. La premitura manuale determina ulteriore infiammazione, peggiorando nel lungo termine tale fenomeno. Anche in questo caso, il miglioramento è solo apparente e momentaneo, in quanto la riduzione di volume dovuta all’evacuazione del pus o del sebo può dare la falsa idea di esserci liberati di chissà quale corpo estraneo. Con una visita specialistica accurata presso il Dermatologo a Lei più vicino, si potrà giungere a una valutazione precisa del tipo e del grado di impurità cutanea (es. papule, pustole, comedoni aperti, comedoni chiusi, seborrea, pori dilatati, etc) e programmare eventualmente una terapia mirata al problema. Mi dispiace non poterle essere utile online, ma prescriverLe una cura a distanza, senza avere idea della situazione in atto, sarebbe per Lei una perdita di tempo. Contatti il Dermatologo a Lei più vicino per una visita accurata. Si raccomanda nel frattempo di evitare scelte terapeutiche e diagnosi basate unicamente su blog e forum, anche quando fornite da noi medici. Questi servizi di orientamento (compreso il mio) devono servire a incoraggiare la visita medica e non a sostituirla. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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229 ALOPECIA UNIVERSALE E RICRESCITA DEI CAPELLI

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono un uomo di 36 anni e Le scrivo in riferimento all’alopecia di cui soffro da diversi anni. Sono una persona particolarmente emotiva e nel corso della mia vita la malattia ha avuto andamento intermittente interessando prevalentemente il cuio capelluto. Da circa due anni si è manifestata alopecia universale e la cute è stata sempre glabra e depilata in tutto il corpo. Da qualche mese convivo con la mia compagna e ho una maggiore tranquillità interiore, grazie alla quale, forse, i capelli stanno ricrescendo, seppur a chiazze: noto ciuffetti alle basette e al vertice con aspetto maculato. Cosa mi posso aspettare ora? Posso seguire una terapia per aiutare questa ricrescita? la ringrazio in anticipo per la risposta. Distinti saluti.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: L’alopecia universale è una patologia autoimmune, caratterizzata dall’assenza di capelli e dei peli corporei. L’organismo del paziente alopecico, elabora una risposta eccessiva contro bersagli (antigeni) presenti nel proprio apparato pilifero (es. melanociti del pelo, matrice, guaina esterna, etc). Si tratta di un tipo di alopecia tipicamente “non cicatriziale”, nel senso che i follicoli non vengono distrutti. In teoria in tutte le forme di alopecia areata (da quelle minime della barba, fino alle forme totale e universalis) si può assistere a una ricrescita di peli e capelli, in quanto il follicolo è ancora presente. Infatti l’alopecia areata è classificata tra le cosiddette alopecie non cicatriziali (alopecie quindi reversibili) contrariamente ad altre patologie non reversibili come l’alopecia cicatriziale da lupus eritematoso cronico, l’alopecia cicatriziale da lichen planus (sindrome di Graham Little Piccardi Lassueur), la follicolite decalvante di Quinquaud, la cellulite dissecante del capillizio (perifollicolite di Hoffmann), la pseudoarea di Broq, l’alopecia mucinosa, etc. Mentre per alcune forme minime e localizzate di alopecia areata la ricrescita avviene in tempi più o meno rapidi, per altre forme (es. ofiasi, alopecia totale, alopecia universale) la ricrescita è un evento raro sebbene non impossibile. Come per tutte le patologie in cui è coinvolto il sistema immunitario, la componente emotiva ha la Sua importanza (psico immuno dermatologia). È frequente osservare la comparsa di chiazze alopeciche nel bambino piccolo a cui è nato il secondo fratellino (evento complesso da un punto di vista emotivo) o nell’adulto in seguito alla scomparsa di una persona cara. Ma la definizione di stress emotivo è molto più complessa e non riguarda solo le corse di tutti i giorni tra casa e lavoro, ma a volte fa parte del proprio profilo di personalità (carattere introverso che tende a reprimere la rabbia anziché manifestarla) e del proprio modo di far fronte agli eventi di tutti i giorni. Una volta giunti alla diagnosi di alopecia universale, il compito del dermatologo è quello di verificare ed escludere con un checkup completo eventuali altre patologie autoimmuni (es. vitiligine, celiachia, diabete mellito, gastrite cronica, tiroidite, etc) e di guidare la ricrescita con dei cicli di terapia mirati. Per le forme di alopecia universale insorte in maniera repentina e che persistono già da diversi anni, le probabilità di ricrescita sono ovviamente molto più basse, rispetto alle forme localizzate. Sono molti i casi di pazienti che dopo aver fatto il giro del mondo e utilizzato rimedi di ogni tipo, hanno assistito al termine del loro calvario, una ricrescita spontanea e inaspettata, proprio nel momento in cui avevano terminato con l’accanimento terapeutico. Talora è proprio l’accanimento terapeutico a generare nel paziente alopecico delle aspettative poco realistiche e il malcontento generato dai continui insuccessi terapeutici, diventa un’ulteriore fattore di stress. In molti casi, l’atteggiamento del dermatologo, davanti a un’alopecia universale presente da molti anni, è di tipo astensionistico. Questo non vuol dire abbassare la guardia, ma unicamente evitare al paziente di diventare schiavo di lozioni e integratori vari. Una volta confermata l’assenza di eventuali patologie associate, il paziente con alopecia viene seguito dal dermatologo poche volte all’anno, effettuando magari brevi cicli di terapia. Periodi di benessere psico fisico (es. mare, terme, etc) contribuiscono notevolmente alla ricrescita spontanea (psico immuno dermatologia). Vivere il problema un po’ come se non ci fosse (lo so che è facile dirlo a parole) può contribuire a una maggiore serenità interna e a favorire la ricrescita spontanea, evento raro ma non impossibile. Ne parli con il Suo dermatologo al momento della prossima visita di controllo, sulla possibilità di eventuali terapie in grado di velocizzare la ricrescita. Non esistono terapie miracolose per l’alopecia, ma l’aiuto del dermatologo si rivela prezioso nella maggior parte dei casi. L’accanimento terapeutico sia da parte del medico che del paziente non mai porta da nessuna parte. Affrontare tale problema con il Suo dermatologo, in maniera serena e senza aspettarsi miracoli, credo sia la cosa migliore da fare. Fino a quando saremo alla ricerca ossessiva del medico o del preparato o peggio ancora del consiglio online che ci farà risolvere il problema una volta per tutte, lo stress la farà da padrone. Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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230 ORTICARIA E ACARIASI: IL PRURITO È IL SINTOMO IN COMUNE

DOMANDA: Salve Dott. Del Sorbo, avrei una domanda da porLe. Come si fa a riconoscere essenzialmente un’acariasi da un’orticaria, cioè quali sono le differenze più evidenti?

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Acariasi e orticaria sono due malattie completamente diverse tra loro, sia per le cause che le scatenano, che per le terapie da effettuare. I sintomi invece possono talora trarre in inganno, in quanto il fastidioso prurito è presente in entrambi i casi. Nell’acariasi (ad es. nella scabbia) il prurito peggiora soprattutto di notte e interessa man mano anche altri membri della famiglia, in quanto il parassita (acaro) può essere trasmesso agli altri conviventi. Nelle orticarie invece, il prurito si accompagna spesso a delle manifestazioni cutanee simili a enormi punture di zanzara, denominati pomfi e a un fenomeno noto ai dermatologi come dermografismo. In entrambi i casi potrebbero essere alterati alcuni esami del sangue (es. le IgE totali potrebbero essere aumentati in entrambe le patologie). Caratteristica dell’orticaria invece è la non trasmissibilità agli altri membri della famiglia. Con una visita specialistica presso il dermatologo a Lei più vicino, sarà possibile giungere a una diagnosi definitiva e programmare una terapia mirata al problema, in quanto si tratta di due patologie completamente diverse e che richiedono pertanto due strategie terapeutiche completamente diverse. Nei casi dubbi esistono delle metodiche alle quali lo specialista dermatologo può ricorrere al momento della visita medica (es. ricerca acaro in vivo mediante dermatoscopia, test orticaria fisica, etc). In caso di acariasi, sarà prescritta una terapia scabicida per tutti i conviventi, anche quelli che non hanno ancora sviluppato manifestazioni cliniche. In caso di orticaria, si procederà con un check up mirato alla ricerca delle possibili cause. In rarissimi casi, orticaria e acariasi possono essere presenti contemporaneamente nello stesso individuo. Contatti il Dermatologo a Lei più vicino per una visita accurata per Lei ed eventualmente per i Suoi familiari, nel caso in cui riferissero il Suo stesso problema. Si raccomanda nel frattempo di evitare scelte terapeutiche e diagnosi basate unicamente su blog e forum, anche quando fornite da noi medici. Questi servizi di orientamento (compreso il mio) devono servire a incoraggiare la visita medica e non a sostituirla. Cordiali saluti

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231 FOLLICOLITE DEGLI ARTI INFERIORI E OVAIO POLICISTICO

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 23 anni della provincia di Venezia e Le scrivo perché da un paio d’anni soffro di ovaio policistico. Questa sindrome può essere la causa della follicolite che ho alle gambe o è una questione solo di depilazione? Questo problema mi sta creando serie difficoltà nelle relazioni con gli altri, devo sempre coprirmi per nascondermi. Il dottore mi ha detto che con la pillola potrei risolvere la cosa, ma il dermatologo dice che solo col laser si risolverebbe. Il fatto è che non me lo posso permettere, è troppo costoso! Ho provato creme per vedere se migliora la cosa, ora sto usando il tea tree ma non è che i risultati siano eccellenti, forse ha lenito solo un po’ il rossore. Non so più che fare, se mi potesse consigliare qualcosa gliene sarei davvero grata. La ringrazio molto.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: La follicolite degli arti inferiori è diversa dall’acne ed è solo in parte legata a disfunzioni ovariche (es. ispessimento del pelo). Lo spessore del pelo, la pelle delicata e le modalità di depilazione possono influire molto, specie se la cute è chiara e il pelo spesso. Le varie terapie oggi disponibili (es. epilazione con luce pulsata, laserterapia, antibiotici per via orale, etc) non sempre danno i risultati sperati. Con la laserterapia si affrontano spesso dei costi sproporzionati rispetto ai reali benefici del trattamento. Nei casi lievi, laser e luce pulsata possono dare invece dei benefici concreti... ma niente va dato per scontato. Con una visita di controllo presso il Suo Dermatologo si potrà giungere a una valutazione precisa e programmare eventualmente una terapia mirata al problema, senza dover arrivare necessariamente a costosissime sedute laser. Se il laser fosse una soluzione rapida ed efficacia per tutti, lo consiglierei in prima battuta nonostante il costo della metodica, ma purtroppo non sempre è così. Nelle persone con pelle molto chiara e pelo spesso, il laser ha maggiori probabilità di funzionare rispetto alla peluria bionda su cute abbronzata. Nelle persone con importanti disfunzioni ovariche (es. ovaio policistico), se non si cura il problema di base, il laser funziona lentamente. Questo è il motivo per il quale il collega consigliava la compressa contraccettiva. A volte l’applicazione di creme dermatologiche poco dopo la depilazione manuale con cera o pinza, può rendere il problema della follicolite meno fastidioso. Non esistono dei rimedi uguali per tutti i casi e anche nel caso del laser, le probabilità di ottenere un buon risultato, dipendono molto dalla valutazione clinica di partenza, che effettua il dermatologo al momento della prima visita. Sarà lui a dirLe in base alla situazione in atto, se realmente vale la pena o meno intraprendere un determinato trattamento. Cordiali saluti.

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232 FUNGHI DELLA PELLE CHE “MUOIONO” AL SOLE: UN LUOGO COMUNE

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, ho 28 anni e da una quindicina di anni soffro, soprattutto nei periodi in cui è più facile sudare, di funghi della pelle. Il fatto è che, negli anni, questi si sono spostati qua e la sulla superficie del tronco, motivo per cui mi è difficile individuarli non appena si manifestano. Spesso me ne accorgo solo quando hanno coperto una piccola zona. Li ho sempre curati con una crema specifica chiamata Pevaryl, ma recentemente ho sentito dire che il sole li fa morire, motivo per cui spesso chi ama la tintarella evita di esporsi al comparire di queste macchie, onde non avere zone bianche sulla pelle. A me l’abbronzatura non interessa: potrei usare il sole come rimedio naturale? Esponendomi per qualche giorno, riuscirei a far morire questi funghi, senza danneggiare la pelle? Grazie in anticipo dell’aiuto.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: La pitiriasi versicolor, denominata impropriamente fungo di mare è una patologia dovuta all’azione del lievito malassezia furfur, un lievito lipofilo ad alta affinità per le aree in cui la pelle è grassa o umida (es: torace, addome, collo). Questo microrganismo è presente sulla cute di tutti noi (flora microbica cutanea) senza arrecare danni. In alcune persone, fattori come pH della pelle, seborrea e sudore, (fenomeni tipici dell’estate e perciò il nome di fungo di mare) possono far proliferare tale lievito e creare delle aree sulla cute lievemente discromiche. Con l’esposizione diretta al sole e con l’acqua di mare, si regolarizza la produzione di sebo (effetto seboregolatore naturale) per cui il lievito malassezia, ritorna nelle quantità fisiologiche. Nel frattempo però la cute si abbronza ovunque, tranne nelle aree in cui abbondava il “fungo”, che rimangono pertanto biancastre e antiestetiche. A fine estate la pelle appare abbronzata a chiazze e da qui deriva il nome improprio di fungo di mare. Quindi il mare c’entra ben poco. Pur tornando a una situazione normale, basterà qualche sudata di troppo (es. all’inizio della prossima primavera estate) per riveder comparire il fastidioso fenomeno. Chiaramente, come più volte ribadito su questo sito, la pitiriasi versicolor non è una patologia di tipo infettivo, in quanto, Lei non può trasmettere ad altre persone, un microrganismo già presente sulla cute di tutti e che non arreca problemi. Con la prossima visita di controllo presso il Suo dermatologo, in base alla situazione in atto, alla localizzazione e alla frequenza delle recidive, sarà programmata una terapia preventiva, affinché il fenomeno non ricompaia il prossimo anno. Esistono terapie sia in creme che in compresse, da valutare al momento della visita dermatologica, in base alle caratteristiche cliniche del problema. Cordiali saluti.

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233 PUNTINI BIANCHI SULLE MANI: LE POSSIBILI CAUSE

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 21 anni di Genova, Le scrivo per un mio problema di pelle delle mani: ho un prurito intenso tutto il giorno, ogni giorno più o meno da 4 mesi, non riesco quasi a piegare le dita da quanto la pelle è diventata sensibile. Mi si formano delle bolle bianche di piccole dimensioni con dentro del pus. Grazie della Sua attenzione, spero in una Sua risposta.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: La presenza di piccole pustole alle mani andrebbe valutata con una visita specialistica presso il dermatologo a Lei più vicino, in quanto le cause di tale fenomeno possono essere diverse, da patologie molto comuni (per esempio eczema disidrosico, eczema da contatto, micosi, etc.) a patologie un po’ più impegnative (es. pustolosi palmoplantare spongiforme di Andrews, pustolosi amicrobica delle mani non spongiforme, psoriasi pustolosa, vasculite pustolosa delle mani, acrodermatite continua suppurativa di Hallopeau, cheratodermia, etc). L’elenco delle cause potrebbe ancora continuare per molto, proprio perché la presenza di puntini bianchi sulle mani non è indice di un unico quadro clinico. A volte può trattarsi di una banale disidrosi, in una minoranza di casi di fenomeni un po’ più lunghi da curare, come le pustolosi palmoplantari. Con una semplice visita dermatologica sarà possibile giungere a una diagnosi precisa e programmare una terapia mirata al Suo problema. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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234 PRURITO ALLO SCROTO E ALLA REGIONE INGUINALE: INTERTRIGINE O MICOSI?

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono un ragazzo di 31 anni. Sullo scroto e sulla pelle della gamba in contatto con esso, la pelle si è fortemente arrossata e il rossore, che mi provoca un forte prurito, non è sparito nonostante il trattamento con gentamicina. Di cosa si può trattare? I primi sintomi sono cominciati al ritorno dalle vacanze in Calabria. Non so se possa essere qualcosa collegato al mare oppure alla sabbia. Se potesse essere così gentile da rispondermi Le sarei molto grato. A causa di altri problemi di salute infatti per il momento non posso muovermi da casa e nel frattempo il prurito sta aumentando. Saluti.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Le dermatosi che si manifestano con prurito possono essere davvero tante come avrà letto nella sezione di questo sito dedicata al prurito. Considerata l’area interessata (inguine e zona genitale) e il periodo estivo (caldo, sudore e costume bagnato) l’ipotesi di una probabile intertrigine andrebbe presa considerazione. Il termine intertrigine viene utilizzato in dermatologia per indicare genericamente i fenomeni infiammatori delle grandi pieghe (pieghe inguinali, pieghe sottomammarie, pieghe ascellari, etc) o delle piccole pieghe (es. spazi tra le dita). In estate il caldo, il sudore, il costume bagnato, possono innescare questo fenomeno in uno dei suddetti distretti. Se il fenomeno persiste, l’area interessata può sovrinfettarsi con possibili infezioni microbiche (es. tinea cruris, candidosi, eritrasma, etc). A volte l’applicazione fai da te di creme al cortisone, favorisce tale fenomeno (tinea incognita). Sono moltissime le dermatiti in grado di manifestarsi con le caratteristiche da Lei elencate (es. micosi, eczema, psoriasi inversa, etc) e la maggior parte di esse rientrano pochi giorni dopo l’inizio della terapia specifica. Una visita specialistica presso il Suo dermatologo, consentirà di giungere a una diagnosi precisa e di programmare la terapia più rapida ed efficace dato il problema. Nel frattempo non applichi creme fai da te, la maggior parte di esse, in quanto creme fluide, contribuiscono a ulteriore macerazione dell’area interessata. Pertanto la regione inguinale e scrotale dovrebbe rimanere asciutta e non umida. L’applicazione dopo il bagno, di polveri all’ossido di zinco (quelle che utilizzano i neonati per l’area del pannolino) può essere utilizzata in attesa della visita dermatologica da effettuare quanto prima. Ciò serve unicamente a tenere asciutta l’area interessata, a migliorare ma non a risolvere il problema definitivamente, che necessiterà probabilmente di terapia locale e sistemica (compresse). Le polveri a base di talco andrebbero evitate in questa zona per evitare ulteriore irritazione. Cordiali saluti e in bocca al lupo.

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235 ACNE CHE PEGGIORA CON IL SUDORE

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, sono una ragazza di 18 anni della provincia di Napoli. Le scrivo per esporLe la mia esperienza con l’acne. Da circa 5 anni soffro di acne lieve sul dorso e sul decolléte e ho sempre cercato di curare questo disturbo almeno nei mesi estivi in cui la calura non mi permette di coprirmi, poiché anche essendo lieve mi comporta notevoli disagi. La prima cura l’ho provata a 15 anni e ha dato risultati abbastanza soddisfacenti e abbastanza lunghi. Poi, quest’anno, nuovamente, mi sono rivolta a una dermatologa, poiché dopo l’estate si era nuovamente manifestato questo disturbo. Ho quindi adoperato Zindaclin 0,1% la mattina, Exfoliac lozione esfoliante di sera e Rev Dermoliquido la sera e la mattina per due mesi (aprile / maggio). La cura ha funzionato correttamente anche se con lentezza, il problema però si è ripresentato appena dopo un mese, appena ha avuto inizio la grande calura umida che caratterizza la nostra regione, in maniera pittosto estesa sul dorso e sulle spalle. Ho lasciato correre essendo cominciate le vacanze estive, durante le quali ho sempre coperto correttamente la pelle durante l’esposizione solare. Durante questo periodo le manifestazioni acneiche erano sensibilmente migliorate. Appena terminate le vacanze la mia pelle ha avuto uno sfogo esteso su spalle e dorso per lo più e ho quindi ricominciato la cura prescrittami dalla dermatologa ad Aprile. È utile o sarebbe più corretto rivolgermi nuovamente a un dermatologo per cambiare cura? Tutte queste domande sorgono dal disagio provocatomi dall’acne che non mi permette di vestire in maniera adeguate alle temperature alte anche in questo mese di Settembre. La ringrazio cordialmente.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: È ben noto il miglioramento dell’acne nella stagione estiva per l’effetto seboregolatore naturale del sole e dell’acqua del mare. Tuttavia il caldo e il sudore tipici dell’inizio dell’estate (poco prima dei bagni a mare) e di fine estate (al ritorno della vacanza al mare) sono responsabili delle recidive di acne nei soggetti predisposti. Ci sono dei rari casi di acne aestivalis (cosiddetta acne di Majorca) che invece addirittura peggiorano con l’esposizione al sole. Una terapia prescritta dal dermatologo nei mesi di aprile maggio, generalmente tiene conto del fatto che si va incontro all’estate, riservando farmaci più forti (alcuni sono fotosensibilizzanti) una volta terminata l’estate. Ripetere una cura farmacologica con la modalità “fai da te” non è mai una buona cosa: si tratta di pur sempre di farmaci anche se sotto forma di cremine di bellezza. Una visita di controllo presso il Suo dermatologo, consentirà di effettuare una valutazione accurata della situazione in atto, di indagare su eventuali cause di un’acne persistente e di programmare la terapia più adatta, in base alle manifestazioni cliniche in atto e al periodo dell’anno in cui siamo. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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236 FIBROMI PENDULI FAI DA TE

DOMANDA: Egr. Dott. Del Sorbo, ho parecchi fibroma penduli, anche all’inguine, cominciandomi a dare un po’ di fastidi, oltre al bisturi, è possibile eliminarli con creme, acidi o azoto liquido, fai da te? In attesa di una Sua risposta, distinti saluti.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: I fibromi penduli possono essere rimossi presso il proprio dermatologo in pochi minuti ricorrendo a metodiche rapide e non chirurgiche (es. crioterapia con azoto liquido). Nel caso della crioterapia, viene congelato il fibroma in pochi secondi e spiegato che cadrà nei giorni successivi al trattamento. Le metodiche fai da te sono invece da evitare sia per eventuali rischi di sovrinfezione, sia per eventuali esiti cicatriziali, sia per evitare di scambiare un neo per un fibroma pendulo. Proprio per questo motivi, la metodica fai da te, di legarli a casa con un filo di seta è sempre meno utilizzata al giorno d’oggi. Contatti il Dermatologo a Lei più vicino per una visita specialistica e per valutare la metodica più adatta al Suo caso. Si raccomanda nel frattempo di evitare scelte terapeutiche e diagnosi basate unicamente su blog e forum, anche quando fornite da noi medici. Questi servizi di orientamento (compreso il mio) devono servire a incoraggiare la visita medica e non a sostituirla. Cordiali saluti!

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237 DIETA E CADUTA DEI CAPELLI: CHECKUP DERMATOLOGICO COMPLETO

DOMANDA: Egregio Dottore, cortesemente vorrei spiegarLe il mio problema. Da circa 5 mesi ho iniziato una dieta, ho perso 20 kg circa, però in quest’ultimo mese ho riscontrato una notevole perdita di capelli. Cortesemente mi potrebbe indicare da cosa può dipendere? La ringrazio vivamente.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Diete ipocaloriche che inducono a cali ponderali così importanti in poco tempo, possono talora privare l’organismo di micronutrienti e oligoelementi (es. ferro, folati, magnesio, rame, zinco, etc) importanti al mantenimento del benessere di pelle, unghie e capelli. Quando vi è una carenza di questi elementi, i primi campanelli d’allarme possono essere proprio i cosiddetti organi estetici (es. caduta dei capelli, unghie che si sfaldano, cute sensibile, etc. ). Chiaramente le cause del problema da Lei descritto, possono essere tante altre e la Sua descrizione, non permette di formulare un sospetto diagnostico attendibile, in quanto si tratta di un fenomeno comune a diverse situazioni (es: telogen elluvium, defluvium, alopecia androgenetica femminile, iperprolattinemia, etc). In altri casi, cali ponderali così repentini, possono indurre un’amenorrea (arresto del ciclo mestruale) o comunque squilibri ormonali in genere. Con una visita specialistica accurata presso il Dermatologo a Lei più vicino, si potrà giungere a una diagnosi precisa e programmare una terapia mirata al problema. Contatti il Dermatologo a Lei più vicino per una visita specialistica accurata e un checkup dermatologico completo. Una volta identificate le cause e giunti a una precisa diagnosi, sarà più agevole per il collega che la seguirà programmare una terapia mirata e possibilmente efficace. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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238 MOLLUSCHI CONTAGIOSI NEI BAMBINI: CURRETTAGE O CRIOTERAPIA

DOMANDA: Spett. Prof. Del Sorbo, ho letto su internet le risposte che Lei ha dato a mamme ansiose come me alle prese con questo strano virus. Dopo che i medici hanno diagnosticato a mia figlia di 8 anni di aver contratto i molluschi contagiosi e aver asportato con il cucchiaio la maggior parte di essi mi ritrovo dopo 15 giorni in una situazione peggiore di quella iniziale. Sono comparsi ovunque piccoli puntini (non ancora molluschi) e la zona trattata si è gonfiata ed espansa al punto tale da sembrare quasi una ustione. Sono andata questa mattina dai medici dell’ospedale, i quali pensano che i molluschi si siano trasformati in eczema e mi hanno prescritto una crema locorten + pasta all’acqua. Sono preoccupata, secondo Lei, possono i molluschi trasformarsi in eczema? Possono i molluschi essere tutti vicini tanto da formare uno strato gonfio e rosa? Resto in attesa di un suo parere mi consigli cosa fare o l’ospedale più adatto a trattare questo virus. Sono molto preoccupata e non sò a chi rivolgermi.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Egr. Sig.ra, il mollusco contagioso è una patologia che si osserva molto spesso nei bambini, perché in età pediatrica le difese immunitarie non sono ancora ben tarate. Il poxvirus è un microrganismo ubiquitario e si trova veramente in tutti gli ambienti, dentro e fuori casa. Fortunatamente la maggior parte di noi, ha delle buone difese immunitarie nei suoi confronti e questo consente di convivere pacificamente con il virus, senza contrarre la malattia. Infatti, sicuramente in casa, il bambino è l’unico ad avere il problema, nonostante sia coccolato a stretto contatto da genitori e parenti. Nei bambini questo meccanismo di difesa non sempre è efficiente e può capitare, che giocando tra loro, si possano trasmettere la malattia (e da qui il nome di mollusco contagioso). Non stiamo parlando quindi di un virus raro o di un’infezione contratta chissà dove o da chi. Si tratta di un virus con il quale ci rapportiamo tutti i giorni, senza tuttavia sviluppare le fastidiosissime manifestazioni cliniche. Una volta diagnosticato il mollusco contagioso, il dermatologo in base alla situazione in atto, sceglie un trattamento (es. curettage, crioterapia con azoto liquido, etc), spiegando ai genitori che nonostante la correttezza della terapia, nuovi elementi possono continuare a comparire per settimane o mesi. Il controllo ambulatoriale periodico ed eventuale trattamento è importante, ma non deve sfociare nell’accanimento terapeutico. In molti casi, il merito della guarigione è dovuto al miglioramento delle difese immunitarie del bambino e ovviamente al dermatologo che ha ben gestito il problema, senza terrorizzare il bambino. Per quanto riguarda le Sue domande specifiche (es. eczema, piccoli puntini etc), anche qui si tratta di domande comunissime di tutte le mamme (chi non è ansioso quando si parla dei prorpi figli?) a cui noi dermatologi siamo abituati a rispondere. I bambini piccoli, giocando con le mani sul pavimento, molto spesso grattandosi, possono impetiginizzare la zona in cui vi sono elementi in atto o la zona appena trattata dermatologicamente (fenomeno noto come impetigine). Anche l’eczema è un fenomeno che talora si accompagna al grattamento dell’area trattata. Per questo è importante la visita di controllo periodico presso il vostro dermatologo di fiducia. Non vi sono strutture particolari specializzate nella cura del mollusco contagioso, in quanto si tratta di una delle patologie più comuni nel bambino e fortunatamente guaribili con le attuali terapie disponibili presso qualsiasi dermatologo pubblico o privato. La gestione del dermatologo è molto importante per seguire l’evoluzione del problema ed eventuali fenomeni associati (es. impetigine, eczema, etc). Il mollusco contagioso regredisce in tutti i casi ma a volte possono trascorrere settimane o mesi e il supporto dermatologico è prezioso. Se i colleghi dermatologi, al momento della visita specialistica, hanno riscontrato solo eczema, potrebbe voler dire che le manifestazioni infettive non sono più in atto e che siamo sulla strada buona. Il controllo dermatologico periodico è importante. Un’ultima cosa, visto che ormai me lo chiedono tutte le mamme è la seguente: “dottore... consultando l’enciclopedia medica abbiamo trovato il mollusco contagioso tra le malattie a trasmissione sessuale. Com’è possibile, visto che il bimbo ha solo 4 anni?”. Il mollusco contagioso sia il bambino che l’adulto lo contrae per semplice contatto, visto che il virus si trova praticamente ovunque nell’ambiente (es. pavimento, giardino, etc). Se le manifestazioni cliniche sono presenti ai genitali, i rapporti diventano una modalità di contatto come tutte le altre e pertanto la malattia rientra tra le malattie a trasmissione sessuale. La trasmissione sessuale non è la modalità più frequente di contagio, ma solo una delle tante possibilità. Anche nell’adulto quindi, spesso il mollusco contagioso lo riscontriamo in caso di cali transitori delle difese immunitarie e molto spesso in uno solo dei partner. Certamente dal momento in cui viene diagnosticato il mollusco contagioso sulle aree intime è bene avere rapporti protetti per evitare la possibile trasmissione. Ho voluto approfittare della Sua domanda per una trattazione un po’ più ampia dell’argomento, sperando Le possa essere utile. In conclusione i molluschi contagiosi non si trasformano in impetigine o eczema, sebbene questi fenomeni talora si possono accompagnare al problema. Ne parli con il Suo dermatologo di fiducia (senza dover necessariamente fare troppi chilometri) e vedrà che sia il mollusco che un eventuale eczema o impetigine associato, con un po’ di pazienza, saranno debellati quanto prima. La scorsa generazione le mamme erano abituate al morbillo, una malattia esantematica virale frequentissima dei bambini e che regrediva nel giro di pochi giorni. Oggi con le vaccinazioni disponibili, si osservano in Europa pochissimi casi di morbillo (al massimo qualche adulto e solo raramente qualche bambino non vaccinato). Oggi si osserva un po’ di più il mollusco contagioso (le difese immunitarie del bambino in qualche modo si dovranno pur temprare), ma in questo caso le mamme hanno meno pazienza, dato il lungo decorso dell’infezione. Spesso si finisce per cambiare medico ogni 15 giorni alla ricerca del risultato più veloce e confondersi solo le idee. Si affidi serenamente al Suo dermatologo di sempre. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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239 UNGHIE VERDI: MICOSI O PSORIASI?

DOMANDA: Egregio dott. Del Sorbo, sono ormai circa venti anni che convivo con un problema alle unghie. Nelle prime visite, tampone incluso, mi è stata diagnosticata una micosi, molto evidente nel pollice e nell’indice della mano destra, ma presente in maniera minima anche sulle altre comprese quelle dei piedi. Ho fatto per un po’ di tempo una cura antimicotica ma senza risultato. Dopo qualche tempo mi sono rivolta a un altro specialista, ma stavolta mi è stata diagnosticata una psoriasi praticamente incurabile. A questo punto non so più a chi rivolgerma per risolvere il mio problema, che oltre a essere antiestetico, è soprattutto doloroso, le unghie mi si stanno svuotando e le più colpite hanno assunto un colorito verdastro. La ringrazio anticipatamente e aspetto con ansia Sue notizie.

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Egr. Sig.na, come avrà letto dalla sezione del mio sito dedicata alle malattie delle unghie, non esistono sono le micosi. A volte possiamo riscontrare una micosi come fenomeno secondario. Un’unghia già indebolita per altri motivi (es. psoriasi ungueale, eczema, disidrosi, lichen planus, malattia di Darier, onicodistrofia, distrofia canaliforme di Heller, etc) è più predisposta a una sovrinfezione microbica (es. micosi). Nella maggior parte dei casi, si cura l’infezione, la micosi regredisce (esame microscopico miceti negativo), ma l’unghia ha ancora un aspetto irregolare. In quel caso un attento esame dell’unghia, permette al dermatologo di giungere a una diagnosi definitiva e programmare un trattamento mirato. A volte si tratta di patologie a decorso cronico, ma cronico non vuol dire necessariamente che non guarisce mai più. La Sua descrizione, non permette di escludere o confermare online una diagnosi di psoriasi, cosa fattibile da vicino con una semplice visita presso il Suo dermatologo di fiducia. Lo svuotamento dell’unghia (ipercheratosi subungueale) da Lei riferito, si verifica in tantissime onicopatie (es. psoriasi ungueale, onicomicosi, etc). La colorazione verdastra dell’unghia può dipendere anch’essa da diverse situazioni (es. psoriasi ungueale, infezione da muffa, infezione da pseudomonas, etc). Sicuramente il collega dove ha fatto la visita oltre alla diagnosi ha programmato una terapia con una visita di controllo. In base alle manifestazioni ancora in atto e alla risposta alla terapia da lui consigliata, sarà più facile comprendere la natura e il decorso della patologia, programmando terapie man mano sempre più mirate. Per il trattamento delle infezioni delle unghie, le terapie sono generalmente rapide (settimane o mesi), per il trattamento di onicopatie croniche come la psoriasi, i tempi per osservare un miglioramento possono essere molto lunghi (mesi o anni). Ne parli con il Suo Dermatologo alla prossima visita di controllo, per sapere qualcosa in più data la situazione in atto. Si raccomanda nel frattempo di evitare scelte terapeutiche e diagnosi basate unicamente su blog e forum, anche quando fornite da noi medici. Questi servizi di orientamento (compreso il mio) devono servire a incoraggiare la visita medica e non a sostituirla. Le allego anche un mio recente articolo sull’argomento unghie. Cordiali saluti e in bocca al lupo!

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240 PERDITA DELLE SOPRACCICLIA, PRURITO E PELLE SECCA

DOMANDA: Gentile dottore, sono un ragazzo di 20 anni che si porta dietro questo problema da circa 3 anni. Ho sulla parte sopraccigliare un problema di perdita di sopracciglie e pelle secca. Tante volte mi cadono anche solo con un tocco di dita, ho anche prurito e chiazze rosse. Come posso fare? Cosa mi consiglia?

IL DERMATOLOGO RISPONDE: Con una visita specialistica presso il dermatologo a Lei più vicino sarà possibile giungere a una diagnosi precisa (es. alopecia areata, eczema, psoriasi, cheratosi pilare, ulerythema ophryogenes di Unna e Raezer, etc) e programmare una terapia mirata al problema. La visita specialistica è importante perché sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di fenomeni reversibili (es. alopecia areata), esistono rare dermatosi in cui le sopracciglia potrebbero non ricrescere (es. cheratosi pilare rossa atrofizzante). Con la visita specialistica presso il Suo dermatologo, si potrà togliere il dubbio in pochi minuti. Cordiali saluti e in bocca al lupo!