Dermatologo Dott. Del Sorbo

Pitiriasi rosea di Gibert

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO

La pitiriasi rosea di Gibert (si pronuncia in francese Gibè e non Gilbert) è una patologia cutanea benigna, eritemato squamosa e spontaneamente risolutiva. Il termine pitiriasi deriva dal greco (πίτυρον = crusca), che in questo caso ricorda la lieve desquamazione periferica della chiazza madre (nella foto in basso), ma occorre ricordare che in dermatologia esistono anche altri tipi di pitiriasi, tra cui la pitiriasi versicolor, la pitiriasi lichenoide, la pitiriasi alba, la pitiriasi simplex e la pitiriasi rubra pilaris.

Segni e sintomi della pitiriasi rosea di Gibert

La pitiriasi rosea di Gibert può interessare entrambi i sessi e tutte le fasce di età, con un picco di incidenza tra i 10 e i 40 anni. Nella popolazione generale ha un’incidenza dello 0,14% e la malattia rappresenta circa il 2% di tutte le visite dermatologiche. Essa è un po’ più frequente in autunno e in primavera. La pitiriasi rosea di Gibert esordisce con una tipica chiazza madre (medaglione di Gibert o placca iniziale di Broq) tondeggiante, a bersaglio, ben delimitata e di colore rosa salmone. Il bordo della chiazza è netto e finemente desquamato. Il centro della chiazza invece ha un aspetto stropicciato detto a cartina di sigaretta, ed è più chiaro rispetto ai bordi.

immagine di chiazza madre in paziente con pitiriasi rosea di Gibert

La chiazza madre è solitamente più grande delle chiazze che compaiono successivamente

immagini di pitiriasi rosea di Gibert con tipica chiazza madre

Dopo alcuni giorni, sul corpo compaiono delle chiazze più piccole (che per analogia sono a volte ricordate come chiazze figlie) che evolvono a gittate per circa 2 settimane.

foto di pitiriasi rosea di Gibert

Nella pitiriasi rosea di Gibert, la chiazza madre può a volte passare inosservata a causa dell’aumento repentino delle chiazze

immagini di pitiriasi rosea di Gibert

La comparsa repentina di tali chiazze induce spesso il paziente a rivolgersi a un dermatologo. Le dimensioni delle chiazze figlie variano da quelle di una monetina da un centesimo di euro, fino a quelle di una moneta da 2 euro. La disposizione delle chiazze figlie lungo le linee di tensione cutanea conferisce alla malattia il tipico aspetto ad albero di Natale. Nel 25% dei casi può essere presente il prurito. La pitiriasi rosea nella sua forma classica, evolve per 4 - 6 settimane, per poi regredire senza lasciare esiti. Il decorso della malattia è anche detto “a campana”, nel senso che le manifestazioni aumentano fino a un punto massimo, per poi regredire gradualmente.

pitiriasi di Gibert
Chiazze di pitiriasi rosea di Gibert, a pochi giorni dalla comparsa della chiazza madre

Nel 20% dei casi il quadro può differire dalla forma classica (forme atipiche di pitiriasi). In molti casi infatti la chiazza madre può mancare o addirittura essere presente in più copie. In altri casi ancora, l’unica manifestazione della patologia è la chiazza madre iniziale. Alcune forme di pitiriasi rosea possono interessare la mucosa orale, le unghie (aspetto a ditale da cucito), il cuoio capelluto e i genitali (pitiriasi rosea gigante). Ci sono anche forme che possono persistere per mesi, come la pitiriasi rosea circinata e marginata di Vidal, caratterizzata da poche chiazze di grosse dimensioni, confinate in una zona limitata e talora confluenti. La pitiriasi rosea vescicolare è più frequente in Africa dove colpisce più spesso i giovani. Esiste anche una forma pustolosa, una forma purpurico - emorragica, una forma lichenoide e una forma orticarioide (pitiriasi rosea urticata), molto simile all’orticaria. La pitiriasi rosea invertita o inversa, è una variante che si localizza in sedi insolite (es: viso, braccia, gambe) risparmiando le sedi classiche (tronco) ed è un po’ più frequente nei soggetti scuri. Quando la pitiriasi rosea si localizza quasi esclusivamente intorno ai nevi occorre prendere in considerazione il cosiddetto fenomeno di Meyerson, attualmente considerato una sorta di pitiriasi rosea perinevica osservabile sia sotto forma di nevo di Meyerson che di alone infiammatorio circoscritto e localizzato intorno a lesioni melanocitiche e non melanocitiche. Nelle forme persistenti la biopsia cutanea può essere utile per differenziare la pitiriasi rosea di Gibert da eruzioni pitiriasiformi che possono trarre in inganno (per esempio parapsoriasi a chiazze, pitiriasi lichenoide, sifilide secondaria, psoriasi guttata, tinea corporis, dermatite seborroica, eczema nummulare, reazioni da farmaci, etc). In questi casi può essere utile considerare al momento della visita dermatologica, anche una sierologia per la sifilide (es: VDRL quantitativa, TPHA, etc), l’osservazione delle chiazze mediante lampada di Wood e un esame microscopico miceti (MIC MIC). All’esame istologico la chiazza di pitiriasi rosea mostra un quadro infiammatorio con paracheratosi, acantosi, assenza dello strato granuloso e spongiosi. Le recidive sono molto rare e si verificano in meno del 3% dei casi, e in tal caso di parla di pitiriasi rosea ricorrente o recidivante. Si è osservata un’incidenza lievemente aumentata nella donna in gravidanza, ma nella donna gravida è importante ricercare ed escludere una roseola sifilitica (sifilide secondaria) a causa dei gravissimi danni che può causare al feto (sifilide congenita). La chiazza madre a volte può passare inosservata o essere scambiata per una tigna. Nei soggetti olivastri o scuri, alla pitiriasi rosea, possono far seguito esiti ipercromici (macchie scure) o ipocromici (macchie chiare) generalmente transitori. Nei bambini molto piccoli, le chiazze figlie tendono ad assumere un aspetto orticarioide. Fenomeni di Pitiriasi rosea like eruptions sono stati riscontrati nei pazienti affetti da AIDS. La pitiriasi rosea delle estremità è una variante atipica che si manifesta unicamente agli arti inferiori e superiori, risparmiando il tronco. La pitirasi rosea acrale è invece una variante atipica localizzata unicamente al palmo delle mani e alla pianta dei piedi, e va in diagnosi differenziale con il sifiloderma palmoplantare dei pazienti con sifilide secondaria. In alcune persone le tipiche chiazze della pitiriasi rosea di Gibert possono assumere un aspetto a bersaglio più o meno simile a quello osservato in corso di eritema polimorfo. La pitiriasi rosea follicolare è una delle varianti cliniche più rare e si manifesta con papule e pustole che ricordano una follicolite a comparsa improvvisa. La pitiriasi rosea irritata può invece presentarsi con chiazze eczematose, e talora con prurito, bruciore e dolore persino al solo contatto con il proprio sudore. Rientrano tra le varianti cliniche meno frequenti la pitiriasi rosea gigante con estensione oltre le sedi tipiche, la pitiriasi rosea pigmentogena che lascia macchie scure per un certo periodo, la pitiriasi rosea ipocromica che lascia macchie bianche sulla pelle, la pitiriasi rosea iatrogena indotta da farmaci (tra cui interferone e beta bloccanti) e la pitiriasi rosea recidivante che può ripresentarsi più volte. Eruzioni simili sono state anche segnalate anche dopo assunzione di altri farmaci (per esempio isotretinoina, omeprazolo e barbiturici).

La pitiriasi rosea di Gibert attraverso la storia della dermatologia

Già nel 1798 il dermatologo inglese Robert Willan la descrisse accuratamente come roseola annulata, ma il nome definitivo fu attribuito alla fine del 1860 dal dermatologo parigino Camille Melchiorre Gibert, nella terza edizione del suo Traitè pratique des maladies de la peau et de la syphilis. Nel 1887 il dermatologo francese Louis Anne Jean Brocq richiamò l’attenzione dei colleghi dermatologi su un’interessante analogia con la sifilide: chiazza iniziale (analogia con il sifiloma primario), periodo di seconda incubazione, eruzione generalizzata (analogia con la roseola sifilitica). Brocq a quei tempi riteneva che il virus fosse in qualche modo trasmesso dalle pulci, tesi subito dopo abbandonata. Nel 1935 i dermatologi francesi Joseph Nicolas e Jean Rousset osservarono in quasi tutti i pazienti affetti, la disposizione degli elementi eruttivi, secondo le linee di Blaschko (linee di tensione della cute a decorso parallelo, descritte nel 1901 dal dermatologo tedesco Alfred Blaschko, che partendo dal collo, discendono obliquamente all’infuori per risalire in una curva a concavità esterna). Questa disposizione delle chiazze, dà luogo al cosiddetto aspetto a baldacchino o ad albero di Natale (Christmas tree pattern). Abbandonata l’ipotesi di un’eziologia batterica o parassitaria (criptococco di Dubois) solo alla fine degli anni Novanta si è riusciti a isolare dai campioni istologici, particelle virus-like, arenavirus, picornavirus, e herpesvirus 6 e 7. Al momento non sono ancora note le cause di questa patologia, anche se oggi si ritiene che svolgano un ruolo importante soprattutto gli herpes virus di tipo 6 e 7. Gli herpes virus di tipo HHV6 e HHV7 appartengono al genere dei roseolovirus e nella prima infanzia sono spesso associati alla cosiddetta sesta malattia (esantema critico o febbre dei 3 giorni). Secondo recenti studi, una riattivazione di questi virus nell’adulto, potrebbe dar luogo alla pitiriasi rosea di Gibert, in maniera del tutto analoga a quanto avviene con il virus varicella zoster. Nella storia della dermatologia la pitiriasi rosea di Gibert è stata descritta con diversi sinonimi, tra cui eritema annulato di Rayer, herpes tonsurante maculoso e squamoso di Hebra, lichen annulato serpiginoso di Wilson, pitiriasi circinata di Horand, pitiriasi disseminata di Hardy, pitiriasi circinata e marginata di Vidal, pitiriasi rubra e disseminata di Bazin, pseudoesantema eritematosquamoso di Besnier, roseola annulata di Willan, roseola furfuracea erpetiforme di Behrand e roseola squamosa di Nicolas & Chapard, Gibert’s disease e malattia di Gibert.Attualmente la pitiriasi rosea di Gibert è stata catalogata nell’International Classification of Diseases ICD 11 con il codice alfanumerico EA10.

Terapia

Nella sua forma classica la pitiriasi rosea di Gibert risolve autonomamente nel giro di 4-6 settimane. Gli antistaminici per via orale sono utilizzati solo in caso di prurito feroce, evenienza peraltro poco frequente. Le creme emollienti possono essere utili, mentre le terapie cortisoniche per via generale possono talora esacerbare il problema. Con una visita dermatologica accurata la diagnosi di pitiriasi rosea di Gibert è semplice nella maggior parte dei casi.