Dermatologo Dott. Del Sorbo

I cheloidi in dermatologia

a cura del Dermatologo Dott. Del Sorbo
SALERNO

A volte una ferita anche apparentemente banale, guarisce lasciando una cicatrice voluminosa, rossastra e soprattutto antiestetica

I cheloidi sono cicatrici abnormi che possono far seguito a un trauma cutaneo, come piercing, ferite chirurgiche, lesioni acneiche e ustioni. Di questa patologia vi sono ampie descrizioni già nei papiri egiziani, ma il termine “cheloide” (dal greco khēlē = simile alle chele del granchio) fu coniato nel 1806 dal dermatologo francese Jean Louis Alibert. Inizialmente il cheloide si presenta come una normale cicatrice, ma in seguito si rileva e si estende, superando i limiti della lesione iniziale. Questa patologia è causata da un’eccessiva proliferazione di fibroblasti nel derma profondo, con produzione di grosse quantità di collagene, che gli conferiscono una consistenza dura.

I cheloidi presentano una superficie liscia, traslucida e priva di peli. Nella fase iniziale sono molto vascolarizzati (colorito rosso intenso), poi diventano rosa pallido. Le forme più frequenti in dermatologia, sono quelli da piercing all’orecchio, quelli che fanno seguito al parto chirurgico (taglio cesareo) e quelli sovrasternali multipli, spesso causati da manifestazioni acneiche localizzate in queste aree (cheloidosi).

Una variante meno frequente è l’acne cheloidea della nuca, nella quale si osserva la presenza di papule e pustole follicolari dell’area occipitale, con possibile evoluzione in cheloidi più o meno grandi. Alcune persone hanno una naturale predisposizione a sviluppare cheloidi dopo un intervento chirurgico (es: tiroide, mammella, etc) e questo non dipende dal medico o dalla qualità dell’intervento, ma dal tipo di pelle. Ciò si verifica perché il trauma cutaneo induce in quel soggetto predisposto, una cicatrizzazione abnorme.

L’asportazione di tale lesione, con buona probabilità indurrebbe un nuovo trauma, innescando un nuovo e abnorme processo cicatriziale, con formazione di un cheloide più grande di prima. Per questo motivo la gestione del paziente affetto da cheloidi è prevalentemente di tipo conservativo. Il medico presuntuoso che attribuisce il cheloide alle errate tecniche chirurgiche utilizzate dal suo predecessore spesso produce con un nuovo intervento un cheloide più grande di prima.

asportazione cheloide

Cheloide post traumatico. Sono visibili i caratteristici pseudopodi a chele di granchio (in basso)

cheloide crioterapia

L’impatto estetico e soprattutto psicologico del paziente è enorme, davanti ai risultati deludenti della maggior parte dei trattamenti disponibili. Non vi sono al momento tecniche in grado di “cancellare” per sempre i cheloidi, ma ciò nonostante vi è la possibilità, sotto la guida del proprio dermatologo di migliorarne l’aspetto (es: riduzione del volume, appiattimento e schiarimento della lesione e raramente anche scomparsa della placca).

È più facile ottenere un miglioramento su un cheloide di recente insorgenza anziché su uno di vecchia data. Tra le tecniche utilizzate vi sono la crioterapia con azoto liquido e l’applicazione domiciliare di lamine autoadesive di poliuretano. Il Dermatologo al momento della visita può suggerire a seconda dei casi l’applicazione di prodotti specifici (es: creme a base di allantoina, cerotti medicati al cortisone, spray, medicazioni e gel di silicone).

cheloidi napoli salerno

I cheloidi possono manifestarsi anche in seguito a fenomeni infiammatori circoscritti (es. acne)

foto di cheloidi sul torace

Le infiltrazioni intralesionali di triamcinolone praticate dal dermatologo con la tecnica della microtunnelizzazione, possono talora ridurre le dimensioni del cheloide, soprattutto se precedute da crioterapia. L’impiego di farmaci topici come tacrolimus, pimecrolimus, ginpent e imiquimod è ancora in fase sperimentale. La luce pulsata a 560 nm, può avere un’azione solo sulla componente vascolare (parziale schiarimento della placca). La semplice asportazione chirurgica potrebbe essere seguita invece da recidive di maggiori dimensioni e attualmente sono allo studio protocolli che fanno seguire al trattamento ablativo, la radioterapia. Rischi, benefici e alternative a ogni trattamento vanno chiariti con il proprio medico al momento della visita specialistica.